g.g.s., Corriere della Sera 27/02/2013, 27 febbraio 2013
L’EURODEPUTATO E QUEL RAZZISMO CULTURALE DA EVITARE
Dell’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini è nota la propensione allo show. Qualche anno fa si fece fotografare in mutande durante le sfilate di moda: voleva omaggiare la collezione di Valentino. Alla radio, ospite della Zanzara, la trasmissione di Giuseppe Cruciani, sfoggia spesso e volentieri un talento da avanspettacolo imitando le voci di Tremonti, La Russa e Gianni Agnelli. Un politico double face: serio e intransigente quando siede all’Europarlamento, caustico e autoironico quando gli mettono un microfono davanti. Da quando è senatore della lista Monti ha perso ogni freno inibitorio. Ha definito l’ex alleato Berlusconi «un pifferaio magico», il Movimento Cinque Stelle «il partito della follia» e l’alleanza Pdl-Lega «un patto contro natura». Il meglio del peggio però è arrivato ieri, quando ha commentato il suo risultato elettorale, inferiore alle aspettative. «In Lombardia siamo andati meglio in città che nelle valli... ci premiano le comunità che sono più avanti, che hanno un livello culturale più elevato...». Invece di mordersi la lingua l’ex sindaco ha continuato: «Segno che chi ci ha scelti ha votato con la testa e non siamo stati capiti da chi ha votato con la pancia». C’è modo e modo per giustificare una débâcle: fare del razzismo culturale è il peggiore. Bisogna saper perdere (possibilmente con stile). Il livello culturale non c’entra.
g.g.s.