GMC-MMO, il Giornale 27/2/2013, 27 febbraio 2013
A SIENA UN MONTE (DEI PASCHI) DI VOTI IN MENO
[In cinque anni dilapidati oltre 6mila voti. E ora Grillo può prendersi la città] –
Roma
Un monte (dei Paschi) di voti in meno. Nella Siena «rossa» le cose si mettono male per i vecchi sponsor politici del presidente della disastrata Mps, Antonio Mussari. Contemporaneamente alla decisione di rinunciare a candidarsi a primo cittadino da parte dell’ex sindaco Franco Ceccuzzi rappresentante del «nuovo» (sic!) Pd- indagato insieme a Mussari nell’inchiesta sul crac del pastificio Amato - arriva la «batosta » elettorale per il partito di Bersani.
Un partito che nella città del Palio, alle politiche del 2008, viaggiava stabilmente oltre il 48 per cento dei consensi e che da lunedì pomeriggio arranca intorno al 34 per cento. In cinque anni, ma forse è meglio dire nell’ultimo anno, alla Camera ha buttato via più di seimila voti passando da 17.345 preferenze a 11.513. Al Senato partiva dal 47 per cento dei voti, e si ritrova al 36,27 per cento. Un crollo sensibile, verticale, dovuto in gran parte allo scandalo che ha semidistrutto l’istituto di credito più antico del mondo e più infiltrato politicamente (dal Pd) attraverso i componenti politici di Comune e Provincia di Siena, e della Regione Toscana.
Il tentativo di limitare i danni è penoso e tenero al contempo. I vertici locali del partito parlano di «tenuta», altri addirittura di «vittoria». L’ala degli ex Margherita, capitanati da Alberto Monaci della lista Civica di Monti, sparano a zero su Ceccuzzi («Non è il nostro candidato»), l’interessato risponde per le rime invitando a vedere i guai nella Sanità (dove Monaci impera). Ci sono i renziani, che gongolano e godono sotto traccia. Eppoi nascono correnti e correntine anche se nei gangli del potere restano i fedelissimi di Ceccuzzi. E che dire dei fuoriusciti, disgustati, reinventatisi nelle liste civiche che potranno dire la loro alle prossime amministrative di maggio che il Pd attende con terrore anche perché gli sviluppi dell’inchiesta della procura di Siena preannunciano sfracelli.
L’ombra lunga di Grillo poi potrebbe allungarsi ben oltre l’exploit dei settemila voti incassati in città, che portano il Movimento cinque stelle a occupare la seconda posizione di poco sopra il Pdl. Ma a Grillo a Siena rischia di andare molto più in là. Il comizio davanti alla procura nei giorni caldissimi dell’inchiesta, le continue accuse lanciate ai vertici del Pd per le responsabilità nel declino della banca, il crescente malcontento dei cittadini improvvisamente orfani di babbo Mps, sono tutti elementi che gelano la schiena ai dirigenti locali del partito democratico. Ben consapevoli che chi governa a Siena governa anche la banca.
Un «grillino» sindaco, per quanto l’ipotesi sembra oggi fantascientifica, potrebbe mettere il naso negli «affari » fino ad ora gestiti dal groviglio armonico senese. Un groviglio che al di là delle teorie sulla spartizione politica, aveva come regista il Pci prima, il Pds e i Ds poi, e ora il Pd. Che col segretario cittadino Carli e quello provinciale Guicciardini sta studiando la strategia migliore per fermare l’emorragia di consensi. Pensando anche a nuove primarie con i candidati potenziali (che tanto nuovi non sono) scalpitanti come i cavalli al canapo prima del via al Palio. E se non sfondano i fantini della Lega Nord, che sul Monte dei Paschi aveva fatto il diavolo a quattro, né quelli del Pdl, i democratici si allenano attanagliati dall’angoscia che questa gara la vinca un outsider: la contrada del Grillo.