Fabio Monti, Corriere della Sera 27/02/2013, 27 febbraio 2013
ALLENATORE-GIOCATORE, IL PRIMO FU FOSSATI ALL’INTER
Gennaro Gattuso è l’ultimo uomo di calcio al quale viene chiesto di raddoppiare il proprio impegno: non solo giocatore, ma anche allenatore. Il primo caso famoso è legato al nome di Virginio Fossati, classe 1889, centromediano e allenatore dell’Inter fino al 1915, quando parte per il fronte, dove morirà nel 1918. Sono ancora i tempi in cui gli allenatori vengono considerati figure marginali e questo almeno fino all’avvento di Arpad Weisz (1926, con l’Alessandria).
Giuseppe Meazza, da giocatore-allenatore, era stato chiamato dal presidente Masseroni a salvare l’Inter nelle ultime diciannove giornate del campionato 1946-47: è sovrappeso e ha il fiato corto, ma è sempre il migliore con la palla e centra l’obiettivo, in coppia con Nino Nutrizio, che da giornalista si trasforma in direttore tecnico. Anche Osvaldo Bagnoli, prima di diventare tecnico a tempo pieno (scudetto con il Verona nel 1985), aveva vissuto l’esperienza di giocatore-allenatore: nel 1969, a 34 anni, quando già medita di smettere con il calcio e di impiegarsi alla Mondadori. Invece nel 1969 viene acquistato dal Verbania, dove però si infortuna. In attesa di guarire comincia a fare l’osservatore e l’anno dopo, Franco Pedroni, l’uomo che aveva scoperto Rivera, lo vuole al suo fianco, come giocatore-allenatore. «Ma lo feci per una sola stagione, perché preferivo giocare». E dal 1973 si dedicherà soltanto alla carriera di tecnico.
Gioca e allena anche Armando Picchi, il capitano della Grande Inter, che Helenio Herrera, compiendo un errore macroscopico, aveva voluto cedere al Varese nel 1967. Gioca un campionato e mezzo, nonostante il gravissimo infortunio di Sofia con la nazionale, poi viene chiamato a salvare il Varese nella primavera ’69 e fallisce l’obiettivo per un solo punto, ma dimostra già di essere un allenatore di grande avvenire e verrà chiamato poi da Livorno (serie A sfiorata) e Juventus.
La formula del giocatore-allenatore va molto di moda (e da sempre) in Inghilterra. Lo chiarisce la storia di due campioni. Il primo: Ruud Gullit. Gioca nel Chelsea, ma viene chiamato anche ad allenare a metà della stagione 1996-97, quando i dirigenti (Abramovich è ancora lontano) lo «obbligano» a prendere il posto di Glenn Hoddle. Parte forte, e vince subito la Coppa d’Inghilterra, ma viene a sua volta esonerato il 12 febbraio 1998, quando al suo posto viene scelto un attaccante del Chelsea: Gianluca Vialli, che conquista subito Coppa di Lega e Coppa delle Coppe (battendo in finale il Vicenza). Gioca un’altra stagione e vince Supercoppa europea (1-0 al Real) e Coppa d’Inghilterra, arrivando terzo in campionato, ad appena quattro punti dal Manchester United. Quando il Chelsea vince il Charity Shield nell’agosto 1999, quinto trofeo in meno di tre anni, Vialli ha già deciso di smettere di giocare, ma nonostante questo, viene esonerato dopo cinque partite, anche per i contrasti con lo zoccolo duro della squadra (Zola e Deschamps).
Curioso il caso di Nestor Sensini. Lascia il calcio giocato (Udinese-Roma 1-4) il 22 gennaio 2006, a 39 anni e 102 giorni e il 12 febbraio viene promosso allenatore dei bianconeri insieme con Dominissini, esperienza che si chiude a tempo di record, quando, dopo la sconfitta con il Milan (0-4), la squadra viene affidata a Galeone. La carriera di Sensini andrà avanti in Argentina.
Fabio Monti