Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  febbraio 27 Mercoledì calendario

LA CINA IMPONE IL SEGRETO DI STATO SULL’INQUINAMENTO


In Cina anche l’inquinamento del sottosuolo diventa «segreto di Stato». Che la terra e le falde siano avvelenate da decenni di sfruttamento industriale è fuori discussione. Fino a che punto però per il governo deve restare un mistero. Il ministero dell’Ambiente si è rifiutato così di rendere pubblici i risultati di uno studio quinquennale che ha testato 200mila campioni di terreno, di acque sotterranee e di prodotti agricoli, fornendo milioni di dati sullo stato drammatico in cui versa l’ambiente nella seconda economia del mondo. Il segreto, secondo Pechino, è «necessario a causa della sensibilità politica della ricerca ». Avvocati, ecologisti e scienziati denunciano invece «l’alto rischio dell’atteggiamento delle autorità», che accusano di aver tradito le promesse perché la situazione «è ben peggiore di quella ipotizzata». «La decisione —
ha detto l’avvocato Dong Zhengwei — pone a rischio la salute di milioni di persone».
I veleni che in Cina impregnano intere regioni non sono visibili dagli abitanti. Accade così che i contadini coltivino campagne tossiche, che acque avvelenate vengano usate per l’irrigazione, o considerate potabili. «Nascondere la mappa delle aree a rischio — ha detto il direttore dell’Istituto per gli affari ambientali — espone la gente a conseguenze
tragiche, come il boom delle patologie cancerogene». Gli «interessi collettivi» sarebbero dunque prevalenti sul «segreto di Stato» e a far aumentare l’allarme è il diverso atteggiamento del governo in occasione dei picchi di smog registrati nella capitale e nelle maggiori metropoli del Paese. Dopo anni di censura, la nuova leadership ha consentito anche ai media di Stato di denunciare come traffico, riscaldamenti a carbone ed emissioni
industriali abbiamo fatto schizzare le polveri sottili a livelli «inadatti alla vita umana». Una scelta in realtà obbligata, considerato che i rilevatori dell’ambasciata Usa e gli apparecchi di organizzazioni indipendenti certificavano da tempo come in Cina la qualità dell’aria abbia superato la soglia della respirabilità.
Il dubbio che opprime ora i cinesi è che il segreto sia calato sull’inquinamento del suolo perché il suo livello è ancora peggiore
di quello dell’aria. Le ultime ricerche disponibili, del 2006, dimostrano che oltre il 10% dei terreni cinesi erano inquinati e che 12 milioni di tonnellate di cereali erano state contaminate da sostanze tossiche. Gli scienziati calcolano che nel frattempo i numeri siano quintuplicati e pongano la Cina al vertice delle potenze economiche più inquinate. La sostenibilità della crescita diventa così uno dei problemi cruciali per la nuova leadership. L’arricchita popolazione urbanizzata non accetta più di morire avvelenata per alimentare la crescita di export e Pil. Sul fronte della corruzione, altra piaga del partito, il prossimo presidente Xi Jinping ha promesso il pugno di ferro. La lotta contro l’inquinamento si rivela più difficile e costosa, ma trasformare i veleni in un segreto si profila come una soluzione destinata al fallimento. Nascondere la verità non pulisce la terra e tantomeno rende i cinesi più tranquilli.