Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Sono passate le vacanze di Pasqua, ma non passano i tormenti della Lega, anche oggi alla ribalta per via della disinvoltura con cui l’entourage di Bossi si serviva dei soldi del finanziamento pubblico. Ieri, a SkyTg24, il figlio di Bossi, Renzo, ribattezato dal padre «Il Trota», s’è dimesso da consigliere regionale della Lombardia: i giornali, sulla base degli interrogatori delle segretarie e delle intercettazioni telefoniche, avevano scritto che girava con Porsche e con Bmw a spese del partito, e che si stava comprando una laurea a Londra, al modico prezzo di 130 mila euro. A Sky, il Trota ha sostenuto che il suo è un gesto di responsabilità, tanto più importante perché, a suo dire, nessuno gliel’ha chiesto e oltre tutto non è indagato.
• C’è poi il caso Rosy Mauro.
Tra oggi e domani dovrebbe decidersi la sorte di questa leghista vicepresidente del Senato, che la laurea l’ha comprata non solo per se stessa, ma anche per l’amante Pierangelo Moscogiuri, in arte Pier Mosca (ha tentato la carriera di cantante) già in forze alla polizia di Varese e poi messo sotto contratto, per volere della stessa Mauro, da Palazzo Madama. Oggi a Bergamo si svolgerà una manifestazione dell’orgoglio leghista: i militanti, a quanto pare, si presenteranno impugnando delle scope, trasparente allusione alla necessità di fare pulizia. Domani, prima riunione del vertice a cui è stata affidata la Lega dopo le dimissioni di Bossi: qui si potrebbe addirittura decidere di espellere la Mauro dal partito. Il triumvirato, come si ricorderà, è formato da Maroni, Calderoli e Monica Dal Lago. Ieri Calderoli ha detto: «Le dimissioni di Rosy Mauro? Vale lo stesso ragionamento che ha fatto Renzo Bossi. È un gesto di responsabilità, difficile, ma che aiuta il movimento a superare una fase del genere. Quanto allo stato di salute della Lega, oggi ho visto Bossi. Il Capo è il solito combattente. Mercoledì incontrerò Manuela Dal Lago e Roberto Maroni. Ci stiamo muovendo. Sono convinto che ci sia passato sopra uno tsunami e ora dobbiamo dimostrare di essere come il Giappone che ha saputo ricostruire e non come le baracche che purtroppo sono ancora in piedi in tante zone terremotate di casa nostra».
• Le vicende della Lega stanno sempre in bilico tra il ridicolo e il tragico. Con una forte inclinazione verso il ridicolo, però.
Sul web gli sfottò al Trota si sprecano. Sono però impressionato da quello che ha scritto Gad Lerner sul suo blog: «Una insana voglia di linciaggio, tipicamente leghista, si abbatte sui capri espiatori prescelti da Roberto Maroni: cioè il dimissionario Renzo Bossi e la “badante” Rosy Mauro. Figure impresentabili, certo, ma non da oggi. Dove erano tutti i coraggiosi che oggi ne invocano l’epurazione - Maroni in testa - quando il vertice del Carroccio s’inchinava all’autorevolezza di quei due? Fin troppo scoperta è la manovra di colpire il Trota e la Mauro per fingere di salvare Umberto Bossi e soprattutto evitare ogni discorso di verità sulla Lega. Un movimento bugiardo fin nei suoi assunti teorici, vissuto di menzogne, convenienze e disprezzo della democrazia. Il Trota è un poveretto stritolato cinicamente in un gioco molto più grande di lui». Non ha torto, e l’idea che la colpa sia tutta della famiglia, che Bossi – povero malato – sia innocente e quasi incapace d’intendere, che esista una parte sana del vertice leghista che adesso saprà rimettere insieme i cocci, eccetera eccetera, beh quest’idea si comincia a incrinare.
• Sbaglio, o c’è una preoccupazione generale, relativa alla Lega, che si potrebbe riassumere così: il maneggio disinvolto dei soldi non è un’esclusiva di quel partito, va a finire che bisognerà tagliare i rimborsi…
Credo che abbia ragione. Alfano, Bersani e Casini stanno preparando una serie di «norme urgenti per il controllo e la trasparenza del finanziamento ai partiti». Queste norme saranno presentate agli altri gruppi giovedì. Alla fine dovrebbe uscire fuori un testo da approvare il più rapidamente possibile. Il Pdl parta di approvazione in commissione (sede legislativa), per far prima. C’è però un punto.
• Quale?
I partiti incassano somme anche cinque-sei volte più grandi di quelle che spendono per le elezioni. La prima vera riforma sarebbe questa: ammesso che sia giusto rimborsarti, ti ridarò solo i soldi che hai effettivamente speso. E per incassare dovrai presentare giustificativi di ferro. I revisori dei conti e il resto sono una buona cosa, ma se non si tocca questo punto abbiamo quasi scherzato.
• Non potrebbe dir la sua anche il governo?
Il ministro Severino (Giustizia) s’è detto disponibile, ma è materia tipica del Parlamento. C’è poi il referendum abrogativo che sta organizzando Di Pietro. Vincerà alla grande, ma non prima dell’anno 2014. E del resto un altro referendum, promosso dai radicali e che abrogava per intero il finanziamento, venne aggirato dai partiti (tutti d’accordo) con la prima di queste leggi del “rimborso elettorale”. I partiti sono più furbi di lei e di Di Pietro. Ammesso che sopravvivano.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 10 aprile 2012]