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 2012  aprile 10 Martedì calendario

Ecco come funzionano i finanziamenti all’estero - Pochi soldi, sono inglesi. Ma come fanno i partiti bri­tannici ad andare avanti con quella miseria che il Regno Unito gli dà? Dodici milioni di eu­ro in un anno, contro i 289 milioni che l’Italia ha girato nel 2010 ai suoi partiti

Ecco come funzionano i finanziamenti all’estero - Pochi soldi, sono inglesi. Ma come fanno i partiti bri­tannici ad andare avanti con quella miseria che il Regno Unito gli dà? Dodici milioni di eu­ro in un anno, contro i 289 milioni che l’Italia ha girato nel 2010 ai suoi partiti. L’equivalente di quel che noi diamo in dodici mesi al­l’Idv, basta invece per finanziare tutti i partiti di opposizione ingle­si. Solo loro, perché per legge in Gran Bretagna ad eccezione di al­cune forme di incentivo destinate a tutti i partiti (i cosiddetti «policy development grants», circa 2 mi­lioni di sterline l’anno), il finanzia­mento pubblico è riservato soltan­to ai partiti di opposizione. Una sorta di«compensazione»dei van­taggi – non solo economici –che il partito di maggioranza ricava dal­­l’essere al governo. Il resto sono sconti postali e spazi gratis nella Bbc, quando si vota. Morale? I par­titi inglesi costano 25 volte meno di quelli italiani. E altrove? Di più, ma sempre meno che qui. L’Italia ha il record di spesa pubblica per rimborsi elettorali. «La démocratie n’a pas de prix, mais elle a un coût...», la democrazia non ha prezzo ma co­­sta, dicono i francesi. Ma a loro co­sta meno che a noi. Basti pensare che la campagna elettorale di Ni­colas Sarkozy alle presidenziali del 2007 –la più importante torna­ta elettorale in Francia – è costata alle casse pubbliche francesi, in rimborsi, complessivamente 10.783.200 euro. Cioè meno della metà di quanto ha ricevuto l’Udc solo per il 2008 (25.895.850 euro). Il finanziamento annuale dei par­titi francesi ammonta a 80 milio­ni. Quando si vota il costo sale, e così se prendiamo come base il 2007, anno in cui si sono tenute le presidenziali e le legislative (cioè le politiche), otteniamo la cifra to­tale di 160 milioni come spesa complessiva dello Stato francese per i partiti, risultante dalla som­ma di 44 milioni ( costo delle presi­denziali), 43 milioni (rimborsi per le legislative) e 73 milioni di finan­ziamento pubblico fisso. Molto meno dei nostri 289 milioni. La Spagna? Meno, meno, me­no. Nel 2011 è stato previsto un fi­nanziamento ai partiti spagnoli pari a 82.354.480 euro. Aggiun­giamoci i rimborsi per le elezioni (21mila euro a seggio), altri 15 mi­lioni di euro l’anno per i gruppi parlamentari (in Italia i milioni sono 70) e 8 milioni di euro mini­steriali per le fondazioni partiti­che. Sommando i rimborsi eletto­rali presi dai partiti spagnoli nel 2011 al finanziamento pubblico, in Spagna siamo a 131 milioni di euro in un anno. La metà dei no­stri. Sì ma in Germania, dove ci sono le fondazioni politiche generosa­mente finanziate dallo Stato? Se consideriamo i partiti, siamo an­che qui a meno. In Germania, Sta­to con una popolazione di 23 mi­lioni di persone in più rispetto a quella italiana, la legge stabilisce un limite assoluto ai contributi an­nuali federali: il finanziamento pubblico complessivo non può su­perare i 133 milioni di euro ( e in ef­fetti, nel 2010, è stato pari a 125 mi­lioni euro). Le fondazioni politi­che prendono un sacco di soldi (328 milioni di euro nel 2011), ma con una serie di regole tra cui: non avere come dirigenti uomini di partito, divieto di finanziare il par­­tito, obbligo di usare i soldi per pro­getti precisi, obbligo di pubblica­re sui siti internet i bilanci e l’elen­co delle entrate e delle uscite. Niente a che vedere con le quasi cento fondazioni di partito italia­ne, che ricevono milioni di euro ma senza doveri di rendicontazio­ne. Poi c’è il famoso modello ameri­cano (che inizialmente il segreta­rio del Pdl Alfano ha detto di voler seguire per la bozza di riforma del­la l­egge sul finanziamento dei par­titi). Negli Usa lo Stato finanzia so­lo le elezioni presidenziali, con i soldi delle donazioni volontarie dei contribuenti nelle dichiarazio­ni dei redditi. Nel 2008 la campagna di Oba­ma non è costata neanche un cent ai contribuenti, grazie ad un in­gente finanziamento pubblico, mentre lo sfidante John McCain ha beneficiato di 84 milioni dello Stato federale. In totale? Le più im­portanti elezioni della prima po­tenza mondiale sono costate, nel 2008, 135 milioni di dollari, pari a 100 milioni di euro. Cioè quanto una sola rata annuale del rimbor­so per i partiti eletti alle Camere italiane.