Annachiara Sacchi, Corriere della Sera 10/04/2012, 10 aprile 2012
E BOERI CHIEDE LE DIMISSIONI DI PENATI: «NON FACCIAMOCI DARE LEZIONI DAL TROTA» — «E
se il Trota ci stesse dando una lezione?». Non gli piace questa ipotesi: tutto si sarebbe aspettato fuorché questo. «Ma a voler essere onesti — ammette Stefano Boeri, assessore milanese alla Cultura, candidato alle primarie del Pd e sconfitto dall’attuale sindaco Giuliano Pisapia — la Lega Nord ci sta dimostrando come si comporta un partito. Anche in assenza di indagati». E l’insegnamento più grande arriverà questa sera dalla piazza di Bergamo, con il dibattito pubblico sui fatti degli ultimi giorni. Boeri sospira: «Il Pd questo non lo ha mai fatto. Purtroppo».
Il figlio di Bossi migliore dei colleghi. Tutti. Di destra e di sinistra. L’architetto Boeri, figlio dell’intellighenzia ambrosiana, si sa, ha il dono della franchezza. E allora, senza problemi, fa nomi e cognomi, anche su Facebook: «Filippo Penati e Davide Boni ci pensino bene». Entrambi — uno del Pd, l’altro della Lega, ma sono in buona compagnia, visto che al Pirellone gli indagati sono in tutto dieci — sono stati coinvolti in vicende giudiziarie. Ed entrambi sono ancora seduti sugli scranni della Regione. Renzo no. «Non c’è nessun fascicolo aperto a suo carico: di corruzione non si parla da nessuna parte. E anche se quello che sta emergendo è vergognoso, lo scatto di orgoglio, seppur tardivo, c’è stato».
Azione-reazione. Scandalo-dimissioni. «La Lega ora si sta muovendo correttamente — dice Boeri — va guardata con attenzione». Il confronto è palese: «In un momento di grande difficoltà della politica e di turbamento della società civile, bisognerebbe chiedere a tutti gli eletti coinvolti in vicende illecite di rinunciare al loro ruolo». Quello istituzionale, ma anche quello all’interno dei partiti. «E invece i segretari cosa fanno? Stanno zitti. Dal caso Lusi a quello Penati non fiata nessuno».
Basta un minimo dubbio? L’onta del sospetto è sufficiente per lasciare? Secondo Boeri sì. E non per spirito forcaiolo — si è sempre definito un garantista — ma «per una ragione di opportunità e di rispetto nei confronti degli elettori sempre più disorientati. Del resto in Germania il presidente della Repubblica si è fatto da parte per un prestito e un finanziamento sospetto». Anche in questo senso l’assessore aggiunge: «Le dimissioni non sono un atto dovuto, ma certo sarebbero un gesto nobile e sicuramente apprezzato».
Il messaggio è rivolto anche a Roberto Formigoni: «Con una giunta e un consiglio così coinvolti, sarebbe opportuno che il governatore ne traesse le conseguenze», insinua Boeri. Poi arriva l’affondo: «Ma chi può chiedere oggi le dimissioni di Formigoni? Nel Pd non si è fatto nemmeno quello. La Lega discute in piazza i suoi problemi mentre il mio partito se ne è guardato bene. Saranno anche barbari sognanti, ma la lezione è da manuale».
Annachiara Sacchi