il Giornale 10/4/2012, 10 aprile 2012
Le banconote da 500 euro? Si trovano solo alla frontiera - Un contante da ricchi aspetta paziente alle frontiere
Le banconote da 500 euro? Si trovano solo alla frontiera - Un contante da ricchi aspetta paziente alle frontiere. Così, se a Como vi capita di chiedere a un cinese di offrirvi da fumare, mettete in conto un probabile rifiuto. Nel pacchetto l’uomo potrebbe celare fino a 20mila euro, mille per sigaretta, arrotolando con cura, e infilando al posto del tabacco, due banconote da 500 euro per ogni bionda. Il «metodo», scoperto dalla Gdf nei controlli alla dogana, è appunto di gran moda tra i «soggetti d’etnia cinese». Il taglio, invece, ossia il biglietto viola da 500 euro, è senza dubbio quello preferito da riciclatori, evasori fiscali, criminali ed esportatori di valuta in genere. Categorie che ne fanno letteralmente incetta, tanto che la pur diffusissima banconota (600 milioni di pezzi nell’Ue nel 2011, il 34,57% del contante circolante in euro) è praticamente introvabile per i comuni mortali in mezza Europa. In Italia è lo stesso. Ma con qualche curiosa eccezione geografica. Perché sempre i dati delle Fiamme gialle, ripresi nel rapporto sull’esportazione di capitale presentato a marzo dall’Icsa, la fondazione di Marco Minnitti, fanno emergere come l’ 80 per cento delle banconote da 500 euro «italiane», ossia 4 su 5, siano concentrate in tre aree «ben definite». Ossia «i comuni a ridosso del confine italo-svizzero, la provincia di Forlì e il Triveneto ».Tutte lì, aspettando di varcare il confine, a due passi dalle «tre rampe di fuga dei capitali dal nostro territorio», o appena rientrate «clandestinamente». Il motivo della propensione al viaggio dei bigliettoni da 500 è ovvio: più valore, meno ingombro. Così «una normalissima valigetta 24 ore può contenere senza nessuna difficoltà fino a 6 milioni di euro in banconote da 500 euro». Mica male. Tanto che qualcuno, per complicare il lavoro a chi sposta il proprio tesoretto all’estero, comincia a valutare di ritirare dalla circolazione il taglio di maggior valore dell’Euro. Lo ha già fatto nel Regno Unito la Soca, l’agenzia britannica contro la criminalità organizzata, che ha analizzato per 8 mesi i movimenti dei biglietti da 500, giungendo alla conclusione che sono utilizzati «quasi esclusivamente dai riciclatori di denaro », per spostare i capitali delle principali organizzazioni criminali. Per fare un esempio, un milione di sterline, in biglietti da 20 pound, pesa cinquanta chili. Il corrispondente in euro, taglio da 500, of course, «dimagrisce» fino a 2 ,2 chili di peso. A Londra è bastato. E così, il 20 aprile di un anno fa, è stata bloccata la vendita dei biglietti da 500 euro a banche e agenzie di cambio della Gran Bretagna. In Italia, Paese che di suo ha una sfrenata passione per i contanti (nel 2007 il 91 % delle transazioni erano in contanti, contro il 59 % della Francia), i 500 euro hanno tremato quando s’è parlato di mettere un tetto ai pagamenti cash sopra i 300 euro. Ma tanto finché sono in circolazione l’importante è farli, appunto, circolare. Fuori dai confini del Bel Paese. E i modi per farlo, quando la somma sfora la soglia dei 10mila euro, sono tantissimi. Delle sigarette e della classica valigetta s’è detto, ma l’elenco è lungo. Ancora i cinesi scollano e incollano i «salvaslip», imbottendoli di banconote, e non tramonta mai il rotolo di biglietti «indossato», o meglio infilato nelle calze, nelle mutande, nel reggiseno. Ma c’è chi prova a nascondere la sua fortuna tra le pagine di un libro, dietro le foto di un album, e chi «copiando» i narcotrafficanti ricava doppifondi e strani nascondigli in auto, e una volta alla dogana incrocia le dita. Una vita clandestina, quella del biglietto da 500 euro. Adatta al soprannome che nell’Eurozona gli avevano assegnato: «Bin Laden», perché «tutti lo conoscono, e pochissimi l’hanno visto ». Ma il «preferito » dai criminali ha anche una curiosa virtù, è la banconota meno contraffatta in assoluto. C’è un pezzo da 500 falso ogni 2.500 banconote. Invisibile, ma buona. Massimo Malpica *** «Nuovi spalloni? Donne. Col push up pieno di soldi» - Una quarantenne, aria insospettabile, ben vestita, auto sportiva: «Nulla da dichiarare». Ma al fianco del militare al valico di Como-Brogeda c’è il labrador Zeb, un «cash-dog», cane-fiuta-soldi arruolato nelle fiamme gialle al confine con la Svizzera, che comincia ad abbaiare. la donna viene fatta scendere dalla macchina e accompagnata negli uffici della dogana. «Sottoposta a una perquisizione, scoprimmo che aveva il reggiseno push up imbottito di banconote e nella suola delle scarpe aveva occultato altri contanti ». In totale quel trafficante in tacchi e minigonna stava portando fuori dall’Italia una somma complessiva di 65 mila euro. L’avvenente quarantenne è uno dei tanti «spalloni» di valuta, ma ce ne sono anche di oro e gioielli, che con cadenza pressoché settimanale, vengono bloccati dalla Guardia di finanza lungo una delle principali vie di collegamento fra Italia e Svizzera, l’autostrada Milano-Como-Lugano: scovati in media 45 mila euro al giorno in fuga dall’Italia. Un fiume di soldi che però, secondo le fiamme gialle di Como, non sarebbe che la punta dell’icerberg, perché l’export avviene sempre più online. Eppure, nonostante il salto tecnologico e informatico, gli spalloni non tramontano mai. Una volta, diretti in Svizzera, si arrampicavano lungo i sentieri di montagna e scavalcano la frontiera di notte con le bricole in spalla cariche di banconote. Poi tornavano al di qua del confine carichi di sigarette. Oggi, che questa immagine del trafficante-contrabbandiere, appartiene alla letteratura e al cinema, lo spallone viaggia in auto («Di solito un’utilitaria, perché da meno nell’occhio»), ha un’età media attorno ai 45 anni, è di solito un uomo, veste in giacca e cravatta. «Dove nasconde i soldi? La valigette con doppiofondo, un classico- raccontano i finanzieri-. Altre volte invece il denaro viene occultato in un doppiofondo del bagagliaio, dentro i sedili, o nel vano motore. Se colti in flagrante, di solito ammettono le proprie responsabilità senza tante scuse. Anche perché coi cani- fiuta-soldi e l’autovelox fiscale, l’apparecchio che registra la frequenza di quante volte un’auto passa dalla frontiera, andiamo quasi sempre a colpo sicuro». Paolo Meloni