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 2012  aprile 10 Martedì calendario

LE SCOMMESSE AL RIALZO DI MONSIEUR IKSIL

Le uniche due cose di lui, che si conoscono con certezza, sono il nome e la società in cui lavora. Il primo è Bruno (Michel) Iksil, la seconda è la banca americana JpMorgan Chase. Per il resto, negli ultimi giorni, sulla stampa mondiale è stato un continuo speculare di voci e indiscrezioni sulle sue abitudini e, soprattutto, il suo lavoro. Che sarebbe arrivato a costruire — e da qui passiamo dalle certezze alle possibilità — una pila di contratti derivati su un totale di 100 miliardi di dollari di titoli. Tanti, tantissimi per un semplice pendolare ferroviario. Pendolare di lusso, però. Perché Monsieur Iskil abita a Parigi e ogni settimana fa avanti e indietro con destinazione Londra, uffici di JpMorgan Chase. Una vita tra Inghilterra e Francia, un po’ come il broker Russell Crowe nel film «Un’ottima annata».
E non sembra un tipo alla Gordon Gekko, questo Bruno Iksil. L’antieroe aggressivo e senza scrupoli dei film di Oliver Stone su Wall Street sembra lontano anni luce. Poi, Iksil sarebbe sì un trader dai grandi numeri, ma non uno di quelli con Ferrari in garage e Rolex al polso. E niente auto blu (aziendale) ad aspettarlo, ma, appunto, un «semplice» Eurostar.
Iksil, prossimo a compiere i suoi primi quarant’anni, in questi mesi avrebbe causato una sorta di terremoto nel mercato dei famosi «credit default swaps» — le assicurazioni sul default dei debitori — accumulando forti posizioni rialziste. Come? Vendendo enormi quantità di polizze anticrac di una serie di aziende incluse in un indice. Tanto che i volumi su quell’indice sono esplosi, per esempio, da 92 a 144 miliardi di dollari da inizio anno. E qualcuno avrebbe cominciato a fiutare l’odore del sangue. Chi? Eccoli, gli hedge fund: la stessa categoria di fondi tornata — a quanto sembra — a speculare al ribasso sull’Europa. Ma, ripassando dal debito pubblico a quello privato, gli hedge fund sono qui stati chiamati in causa da un trader di Merrill Lynch (concorrente di JpMorgan Chase). Il suo nome è Kavi Gupta e in una lettera agli investitori ha scritto che i fondi hedge stanno schiacciando l’acceleratore scommettendo contro la strategia di JpMorgan Chase. «I soldi veloci (gli hedge fund, ndr) hanno fiutato il sangue», ha scritto Gupta. I fondi che hanno comprato i cds da Iksil, infatti, guadagnerebbero molto se la qualità dei titoli assicurati si deteriorasse (come accaduto ai Btp nella seconda metà del 2011). Come? Rivendendo la polizza una volta che quest’ultima è diventata più allettante. Insomma: Iksil rialzista, hedge ribassisti. O ancora: potenziali guadagni, potenziali perdite. Su un totale di 100 miliardi di titoli assicurati.
Con una domanda: quali potrebbero essere, in caso di crac, gli effetti per JpMorgan Chase, una delle banche universali uscite meglio dalla grande crisi del 2008-2009? Fin qui, sembra che Iksil abbia fatto guadagnare alla sua banca circa 100 milioni l’anno durante la crisi finanziaria. E adesso potrebbe essersi a sua volta assicurato, per conto dell’istituto, prima di lanciare le sue scommesse. Questo non ha comunque evitato che, accanto al soprannome di «balena londinese» (forse per i grandi numeri che gli girano intorno), Iksil incassasse dai maligni anche l’appellativo di Voldemort, il «cattivo» della saga di Harry Potter. Magari, ad attaccarlo sono proprio quegli hedge fund che, a un precedente round di scommesse, «combattendo» contro Iksil persero e si portarono a casa una perdita del 25%.
Iksil, che in ufficio si presenta anche in jeans neri e senza cravatta — più che con le bretelle d’assalto e i gemelli d’oro della finanza ruggente — non sarebbe una pedina solitaria o incontrollata, ma agirebbe con tanto di autorizzazione dei piani più alti della banca. Che a Londra, per l’«investment banking», lavorano a Canary Wharf in quelli che fino a pochi anni fa erano gli uffici di Lehman Brothers.
Fermo restando che non ci sono ad oggi indicazioni di comportamenti scorretti, che né Iskil né la banca né altri sono stati accusati di illeciti o quant’altro, e che non si conoscono i termini delle presunte operazioni né le eventuali perdite o guadagni, un portavoce di JpMorgan Chase ha detto di «non confermare questi investimenti», ha parlato di diversi dettagli «falsi» apparsi sulla stampa nei giorni precedenti e ha aggiunto che «il chief investment officer dell’istituto investe nel lungo termine nell’ambito di una copertura macro per il bilancio globale del gruppo».
Intanto, da luglio dovrebbe diventare realtà la regola che impedisce alle banche commerciali Usa di assumersi rischi facendo trading in proprio. E il caso Iskil — a torto o a ragione — è già entrato nel pieno di un dibattito di ideali e di interessi.
Giovanni Stringa