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 2012  aprile 10 Martedì calendario

Diplomi fuffa, corsi di studio in Svizzera, lauree esotiche comprate con soldi pubblici e magheggi da "tesoriere più pazzo del mondo"

Diplomi fuffa, corsi di studio in Svizzera, lauree esotiche comprate con soldi pubblici e magheggi da "tesoriere più pazzo del mondo". Dalle carte della Procura che indaga sull’uso dei finanziamenti al Carroccio esce (anche) un Francesco Belsito impegnato a staccare assegni per pagare costosi esamifici privati all’estero e soddisfare la fame di status del "cerchio magico" di Gemonio. RENZO BOSSI - TROTARENZO BOSSI - TROTA Nel crepuscolo leghista sta emergendo il familismo da strapaese dove i figli so’ piezz’e core da sistemare a tutte le latitudini; la logica della fabbrichetta dove non c’è quasi differenza tra i soldi personali del Capo e quelli dell’azienda e tutto tende a confondersi; e poi l’ossessione piccolo-borghese del pezzo di carta da appendere al muro per sentirsi arrivati. E imparati. IL TROTA IN BICIIL TROTA IN BICI Siamo alla sublimazione del modello Cepu. Il che fa specie in un partito che ha fatto della propaganda contro dottori (quasi sempre meridionali) e intellettuali (quasi sempre da salotto) un formidabile cavallo di battaglia. Indimenticabile il Bossi d’antan che liquida il vecchio ideologo alla sua maniera: «Miglio? Una scoreggia nello spazio...». O il leghista posticcio Tremonti che chiude un comizio di Cota lisciando il pelo all’ignoranza padana: «Siamo uomini semplici, non abbiamo tempo di leggere libri...». In principio sono i trucchi del fondatore. Umberto Bossi, medico. Sulla tessera d’iscrizione al Pci di Samarate si qualifica proprio così, il futuro Senatur. Nelle interviste racconterà di studi alla scuola Radio Elettra, all’università, e di collaborazioni con luminari mai esistiti. Effettivamente a Medicina si era iscritto, a Pavia. Ha fatto anche tre feste di laurea, peccato non si sia mai laureato. Per alcuni mesi esce di casa con la borsa degli attrezzi facendo finta di andare a lavorare all’ospedale Del Ponte di Varese. Ma la prima moglie, la Gigliola Guidali, madre del primogenito Riccardo "il rallysta", lo scopre e chiede il divorzio. Monica Rizzi jpegMonica Rizzi jpeg La Lega delle origini sarà pure una forza anti sistema ma assorbe il provincialissimo clichè dei parvenu che raggiungono potere e consensi ma non lo status sociale del pezzo di carta che in Italia, Paese stratificato su gradi e dottori, resta la convenzione per antonomasia. Lo sa bene la seconda moglie dell’Umberto, Manuela Marrone: ape regina del cerchio magico ma 30 anni fa semplicemente «la signorina Manuela», giovane maestra elementare al Collegio Sant’Ambrogio di Varese. PIER MOSCA E ROSI MAUROPIER MOSCA E ROSI MAURO Va da sé che il figlio Renzo non può che calcare le orme fanfarone del padre. Alla maturità ci arriva al quarto tentativo, di cui tre sostenuti da privatista all’arcivescovile "Bentivoglio" di Tradate. «Sono un perfezionista, amo fare le cose per bene», ironizzerà il Trota. Così bene da volersi laureare all’estero. La cosa nel giro si sapeva. Ma diventa di dominio pubblico con le ultime indagini su Belsito. Dal 2010 Renzo è iscritto in un’università privata di Londra. Soggiorni e retta tutti a carico della Lega, per un costo di 130mila euro. Eppure il Senatur dice di non saperne nulla. C’è solo l’orgoglio di un papà che come al bar s’imbroda di un figlio che studia economia nella city. In realtà il Trota fa il "vitellone" padano a spese del contribuente, ma fa nulla. «Renzo sta studiando - s’intenerisce l’Umberto il giorno dell’esordio del pargolo al Pirellone - Ai primi due esami ha preso 30. Economia gli piace...». PIER MOSCAPIER MOSCA E siccome la famiglia nei grandi romanzi popolari è sempre una famiglia allargata, c’è da dare una mano anche per il pezzo di carta della Rosi (Mauro) e del suo amico poliziotto/cantante, Pier Moscagiuro. Ecco quindi i soldi che Belsito avrebbe girato all’amante della Mauro per pagare la scuola privata in Svizzera (diploma+laurea) e per gli stessi titoli «comprati» dal vice presidente del Senato. Un pacchetto all inclusive pagato, secondo le accuse, con 120mila euro prelevati dalla cassa di via Bellerio. ROSI MAURO E CALDEROLIROSI MAURO E CALDEROLI Ma non è finita. L’ossessione del diploma sembra l’ultimo totem padano al pari delle ampolle del Monviso e il pratone di Pontida. Qualche mese fa è uscito il caso dei titoli fantasma dell’assessore lombardo allo Sport, Monica Rizzi, leghista bresciana amica del Trota, che si era scritta in curriculum una bella laurea, sfruttandola per ottenere consulenze. Quando lavorava in Provincia la Rizzi partecipava a convegni presentandosi come psicoterapeuta infantile. Sui fatti indaga la Procura, attivata da una denuncia dell’Ordine degli Psicologi. L’assessore si discolpa dicendo di aver frequentato una non meglio identificata "Scuola di specializzazione in Psicologia Infantile di Ginevra". Sempre la Svizzera che torna fuori, per un maledetto pezzo di carta da appendere in bacheca.