Dino Pesole, Il Sole 24 Ore 10/4/2012, 10 aprile 2012
Per il Pil 2012 atteso un ribasso tra -1,3 e -1,5% ROMA Imminente revisione al ribasso delle stime per la crescita
Per il Pil 2012 atteso un ribasso tra -1,3 e -1,5% ROMA Imminente revisione al ribasso delle stime per la crescita. Al ministero dell’Economia si stanno ultimando le proiezioni da inserire nel nuovo «Def», che sarà trasmesso tra breve a Bruxelles insieme all’aggiornamento del Programma di stabilità e al «Programma nazionale di riforma». La stima, ancora suscettibile di qualche variazione, è di una contrazione del Pil di circa un punto percentuale rispetto alle precedenti previsioni di inizio di dicembre. Si va dunque verso una forchetta tra -1,3 e -1,5%, mentre nel documento presentato in Parlamento insieme alla manovra «salva-Italia» si ipotizzava una caduta del prodotto tra lo 0,4 e 0,5 per cento. Ci si attesterebbe in tal modo in una previsione intermedia tra la stima della Commissione europea (-1,3%), quella della Banca d’Italia (-1,5%) e quella del Fmi (-2,2 per cento). La revisione al momento non dovrebbe comportare variazioni rilevanti per quel che riguarda il deficit. Si punta a confermare l’1,3% previsto dalle stime di dicembre e il contestuale percorso di avvicinamento al pareggio di bilancio nel 2013. L’effetto sul deficit dell’ulteriore contrazione del Pil dovrebbe essere compensato dalla minore spesa per interessi. La manovra correttiva (il decreto «salva-Italia») sconta infatti un onere aggiuntivo di 8,2 miliardi per il servizio del debito, "tarato" quando lo spread Btp/Bund aveva superato i 500 punti base. Ora si prospetta un quadro più incoraggiante, anche se la persistente volatilità dei mercati non assicura al momento che la discesa dello spread si consolidi anche nei mesi a venire. L’altra carta di riserva è il gettito atteso dalla lotta all’evasione, che non è stato cifrato nella manovra di dicembre. Stando al dispositivo introdotto nella manovra di agosto 2011, l’eventuale extragettito dovrà essere destinato in via prioritaria alla riduzione dell’indebitamento netto e al rispetto degli impegni assunti in sede europea, in primo luogo il pareggio di bilancio. I documenti che il governo si accinge a predisporre sono previsti dal nuovo timing del «semestre europeo», al suo esordio lo scorso anno. Una sorta di coordinamento ex ante delle politiche economiche degli Stati membri, cui segue una raccomandazione della Commissione e un pronunciamento dell’Ecofin. Particolarmente atteso è l’insieme degli intendimenti programmatici che il governo intende perseguire sul fronte delle riforme strutturali. Nel documento, oltre alla puntuale riproposizione delle riforme già messe in campo, dalla previdenza alle liberalizzazioni, per finire con il disegno di legge sul mercato del lavoro all’esame del Senato, vi sarà un esplicito riferimento all’imminente stesura del disegno di legge delega in materia fiscale, e al processo di revisione della spesa da affidare alla «spending review». Rigore e crescita. Un binomio che il governo intende rilanciare proprio attraverso questo importante appuntamento programmatico. Stando alle indiscrezioni dell’ultim’ora, non vi saranno indicazioni sull’entità dei risparmi attesi dalla riorganizzazione della spesa. Per fine mese è attesa una relazione in Consiglio dei ministri del titolare dei Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, in cui si farà il punto della ricognizione condotta finora sui singoli ministeri. Poi partirà la fase operativa, con l’attenzione puntata sulle risorse impiegate per il finanziamento dei servizi delle amministrazioni centrali, dalle spese di funzionamento, per il personale e i consumi intermedi. Quanto alla riforma fiscale, dopo alcuni rinvii dettati dalla necessità di definire con maggiore precisione il dettaglio delle singole misure, si punta all’approvazione nel prossimo Consiglio dei ministri. © RIPRODUZIONE RISERVATA