ANDREA MALAGUTI, La Stampa 10/4/2012, 10 aprile 2012
Meredith-Amanda l’ultimo appello arriva in libreria - Solo perché ha avuto una morte orribile è per caso troppo chiedere di celebrare la sua vita?»
Meredith-Amanda l’ultimo appello arriva in libreria - Solo perché ha avuto una morte orribile è per caso troppo chiedere di celebrare la sua vita?». John Kercher ha scritto un libro su di lei. Su di loro. Contro l’altra. Anche se questo, ufficialmente, non lo dirà mai. Lo ha intitolato: «Meredith: l’omicidio di nostra figlia e la straziante richiesta di verità». Uscirà il 26 aprile, circa sei mesi prima della biografia che sta scrivendo l’indecifrabile Amanda Knox assieme ad un gruppo di prestigiosi ghost writers. Non ci vorrà niente a trasformarla in un film. Gli americani di HarperCollins intanto le hanno dato due milioni e mezzo di dollari. L’hanno fatta ricca mentre della sua ex compagna di appartamento resta solo un mucchietto di ossa sistemate sotto terra in un cimitero di Londra sud. Così John Kercher, un uomo che ha un volto spigoloso da Toro Seduto, si è voluto togliere almeno una soddisfazione: parlare per primo. «A volte sembra che non ci sia alcuna possibilità di fuga da quel suo soprannome: FoxyKnoxy. Come se non ci si rendesse conto che questa pubblicità su di lei rende ancora più duro il nostro cammino per uscire dal tunnel». Sulle copertine c’è sempre Foxy, la sua evidente ambiguità sembra essere più affascinante del fatto fisico, inequivocabile, dolorosamente definitivo del cadavere della sua piccola. Ecco perché si è sentito costretto a contrapporre la sua verità a quella della Ragazza Volpe, per evitare che il dibattito sulla natura angelica o demoniaca di Amandaspazzasse via il ricordo di Meredith. Il tentativo impossibile di rimettere le cose in ordine. Anche se lui è certo di sapere che cosa è successo la notte del primo novembre del 2007, lui lo sa quali erano i volti dei mostri. Quando perdi una figlia sgozzata e violata, non ce la fai ad accettare la storia come te la restituisce un mondo che cambia idee e sentenze come se nulla fosse, che prima individua tre assassini e poi li riduce a uno «ritenendo un pasticcio sulle prove più consistente della logica». Del resto John Kercher, scrittore e giornalista freelance, lo aveva già spiegato nel 2010 che idea aveva di Amanda. «A molti sembra un killer improbabile, alla mia famiglia invece appare inequivocabilmente colpevole». Nessun riferimento a Raffaele Sollecito, come se questo caso fosse tutto al femminile. La mantide affascinante e letale da una parte, una anonima studentessa di Londra macellata dall’altra. Una figurante necessaria nel racconto letterario dell’eroina di Seattle. «Faccio il giornalista, lo capisco anch’io perché Amanda è una calamita. È giovane, è bella, è femmina». Anche la sua bambina era una femmina. «Era il nostro cucciolo. Non perfetta, eppure straordinaria». Per presentare il libro ha scelto una sintesi che sembra il sommario di un giornale della sera degli Anni Settanta: «La storia di un padre che ha perso la sua amata figlia e il primo racconto del dolore vissuto da una famiglia nel tentativo di avere giustizia». Le 304 pagine però sono meglio di così. È andato a cercare Meredith dove solo lui la poteva trovare, dentro la loro relazione. «Ho scelto di parlare di lei senza farmi condizionare dall’orrore della fine». Le loro favole, i giochi, i viaggi, gli scherzi, gli amori, l’ultima cena al ristorante italiano di Croydon. «Arrivò un’ora in ritardo. Ero furioso. Appena mi sorrise mi passò tutto. Aveva comprato delle scarpe col tacco, me le fece vedere. Erano belle. E lei rideva. È così che la voglio ricordare. Una settimana dopo mi chiamarono a identificare il cadavere». Racconta anche la parte peggiore, il momento in cui tutto va in frantumi. Il presagio, l’incredulità, il dolore, il processo, i dubbi. «Al telefono era irraggiungibile. Strano. Non succedeva mai. Quando sentii al telegiornale la notizia dell’omicidio non pensai a lei. Era assurdo. A darmi la conferma fu una giornalista del Mirror: la ragazza si chiama Meredith. Mi cadde la cornetta dalle mani». Riannodare i fili è stato terapeutico. Dapprima i pensieri diventavano solo frasi interrotte che facevano fatica a trovare l’armonia originale, le visite alla tomba erano un calvario. «Lasciavo sempre lo stesso biglietto: mi manchi». Niente più. Gli sembrava di avere addosso un cinismo da capitano Rhett Butler di Via col Vento che non vuole più rischiare il suo cuore per nessuna causa e per nessun essere umano. Poi gli hanno detto del libro di Amanda. Dei film. Dei soldi. «Terrificante». Nessuno si poteva permettere di speculare su Meredith, di ridurla a un corpo mutilato messo a disposizione della gloria di una discutbile martire americana. «Fermatevi, vi prego: vi racconto io chi era Meredith Kercher».