Alfonso Papa*, il Giornale 10/4/2012, 10 aprile 2012
Perché la Lega votò a favore del mio arresto - Questa Pasqua di Resurrezione, condita giornalisticamente dei più svariati particolari sulle abitudini di casa Bossi e sulle traversie economiche e finanziarie della Lega,induce a qualche riflessione
Perché la Lega votò a favore del mio arresto - Questa Pasqua di Resurrezione, condita giornalisticamente dei più svariati particolari sulle abitudini di casa Bossi e sulle traversie economiche e finanziarie della Lega,induce a qualche riflessione. La prima è senz’altro da dedicare alla sostanziale inutilità delle pratiche esoteriche care, stando ai giornali (e alle indagini puntualmente spiattellate su di essi in violazione di ogni regola sul segreto investigativo), alla signora Bossi. Tali pratiche, come si vede, non aiutano a predire né a prevenire un destino cinico e baro che sa tanto di Idi di marzo.Ma Bobo Maroni è uomo d’onore e di politica. Immagino perciò la sua frustrazione nel pensare di dover raccogliere le ceneri della Lega per brutale investitura giudiziaria e non grazie a un percorso politico di autoaffermazione. Ricordo infatti quella mattina di metà luglio 2011 quando ebbi modo di parlare con lui, come avvocato, oltre che politico, illustrandogli la mia memoria difensiva e consegnandogli le carte che mi riguardavano. Gli chiesi che cosa giustificasse l’accanimento della Lega a favore del mio arresto. La risposta fu molto politica: della vicenda non gli importava nulla. Di me non gli importava nulla. Era impegnato a contare i «suoi» per dare un segnale politico al Paese, alla Lega, a Berlusconi ancora per poco premier di un governo che dava fastidio a troppi. Il candore assai esplicito e poco esoterico delle sue parole mi convinse che il mio destino era segnato e che la valutazione sul mio arresto era solo politica. Alla faccia della Costituzione. Mi chiedo però perché mai questo segnale politico non sia stato reiterato nella vicenda della richiesta di arresto di Milanese quando fosche congetture di corridoio adombravano sospetti anche su esponenti della Lega o vicini (oggi vicinissimi) ad essa. Allora la Lega votò diversamente salvando – per fortuna - il parlamentare dalla barbarie del carcere preventivo e lasciando a me la coccarda di capro espiatorio. Oggi forse capisco che quel segnale politico sul mio arresto era davvero politico e uno dei destinatari era nientemeno che Umberto Bossi, allora tergiversante sullo sbattermi o meno in galera.Ma Bobo è uomo d’onore. Oggi capisco che i tarocchi della signora Bossi non potevano bastare verso una strana storia di arresti attuati, arresti mancati, governi caduti, indagini collegate, dove il pubblico ministero è sempre lo stesso, dal nome e dalle ascendenze shakespeariane, superattivo presso una Procura, quella napoletana, che manifesta ormai una competenza planetaria, sottraendo lo scettro originario a quella di Potenza. Mi dispiace, umanamente, per Umberto Bossi. Certi «segnali politici» all’epoca li notai tutti, e sulla mia schiena. Li denunciai. Io ho fiducia nella giustizia e nella verità, meno nella magia. In questa vicenda shakespearianac’è ben poco di magico, a parte la ricorrenza cabalistica di certi protagonisti. In questa Pasqua di Resurrezione fatta di delfini che somigliano a squali non resta che confidare in una politica più pulita per un rinnovamento vero realizzato non a botte di arresti e perquisizioni, in un Parlamento che non abbia più bisogno di capri espiatori, in meccanismi di avvicendamento che somiglino meno a Piazzale Loreto. Ma Bobo è uomo d’onore... *deputato Pdl