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 2012  aprile 10 Martedì calendario

Perché la Lega votò a favore del mio arresto - Questa Pasqua di Resurrezione, condi­t­a giornalisticamente dei più svariati parti­colari sulle abitudini di casa Bossi e sulle traversie economiche e finanziarie della Lega,induce a qualche riflessione

Perché la Lega votò a favore del mio arresto - Questa Pasqua di Resurrezione, condi­t­a giornalisticamente dei più svariati parti­colari sulle abitudini di casa Bossi e sulle traversie economiche e finanziarie della Lega,induce a qualche riflessione. La pri­ma è senz’altro da dedicare alla sostanzia­le inutilità delle pratiche esoteriche care, stando ai giornali (e alle indagini puntual­mente spiattellate su di essi in violazione di ogni regola sul segreto investigativo), al­la signora Bossi. Tali pratiche, come si ve­de, non aiutano a predire né a prevenire un destino cinico e baro che sa tanto di Idi di marzo.Ma Bobo Maroni è uomo d’ono­re e di politica. Immagino perciò la sua fru­strazione nel pensare di dover raccogliere le ceneri della Lega per brutale investitura giudiziaria e non grazie a un percorso poli­tico di autoaffermazione. Ricordo infatti quella mattina di metà luglio 2011 quando ebbi mo­do di parlare con lui, come av­vocato, oltre che politico, illu­strandogli la mia memoria di­fensiva e consegnandogli le carte che mi riguardavano. Gli chiesi che cosa giustificas­se l’accanimento della Lega a favore del mio arresto. La ri­sposta fu molto politica: della vicenda non gli importava nul­la. Di me non gli importava nulla. Era impegnato a conta­re i «suoi» per dare un segnale politico al Paese, alla Lega, a Berlusconi ancora per poco premier di un governo che dava fasti­dio a troppi. Il candore assai esplicito e po­co esoterico delle sue parole mi convinse che il mio destino era segnato e che la valu­tazione sul mio arresto era solo politica. Al­la faccia della Costituzione. Mi chiedo però perché mai questo se­gnale politico non sia stato rei­terato nella vicenda della ri­chiesta di arresto di Milanese quando fosche congetture di corridoio adombravano so­s­petti anche su esponenti del­la Lega o vicini (oggi vicinissi­mi) ad essa. Allora la Lega vo­tò diversamente salvando – per fortuna - il parlamentare dalla barbarie del carcere pre­ventivo e lasciando a me la coccarda di capro espiatorio. Oggi forse capisco che quel segnale politi­co sul mio arresto era davvero politico e uno dei destinatari era nientemeno che Umberto Bossi, allora tergiversante sullo sbattermi o meno in galera.Ma Bobo è uo­mo d’onore. Oggi capisco che i tarocchi della signo­ra Bossi non potevano bastare verso una strana storia di arresti attuati, arresti man­cati, governi caduti, indagini collegate, do­ve il pubblico ministero è sempre lo stes­so, dal nome e dalle ascendenze shakespe­ariane, superattivo presso una Procura, quella napoletana, che manifesta ormai una competenza planetaria, sottraendo lo scettro originario a quella di Potenza. Mi dispiace, umanamente, per Umberto Bossi. Certi «segnali politici» all’epoca li notai tutti, e sulla mia schiena. Li denun­ciai. Io ho fiducia nella giustizia e nella ve­rità, meno nella magia. In questa vicenda shakespearianac’è ben poco di magico, a parte la ricorrenza cabalistica di certi pro­tagonisti. In questa Pasqua di Resurrezione fatta di delfini che somigliano a squali non re­sta che confidare in una politica più pulita per un rinnovamento vero realizzato non a botte di arresti e perquisizioni, in un Par­lamento che non abbia più bisogno di ca­pri espiatori, in meccanismi di avvicenda­m­ento che somiglino meno a Piazzale Lo­reto. Ma Bobo è uomo d’onore... *deputato Pdl