Guido Ceronetti, Corriere della Sera 10/04/2012, 10 aprile 2012
ATTENTI A COME SPENDETE, LA POLIZIA FISCALE VI GUARDA - L’
Altroparlante qui parlante non è molto ascoltato. Per niente, direi. Tuttavia mi provo a suggerire un paio di espressioni adatte a definire un presente politico italiano tanto sputtanato quanto inafferrabile. Eccole: Il privato è pubblico. Il chiuso è più chiuso.
Circola tuttora la degna parola Privacy. Ci hanno costruito sopra un enorme castello di carte. Ditemi che cosa ne resta, quali mai Garanzie la garantiscano con grinta da parte di una vigile Autorità Garante.
Bastano due benemerite Guardie di Finanza a trasformare, con qualche controllo, tutto quel che è Privato garantito in Pubblico privo di limiti. Si fiuta ricchezza fuggiasca e di dubbie origini in un conto di ristorante. — Ma Lei ha mangiato trippa al gorgonzola e cacao, un piatto da nababbi, bevuto un Brunello di prima della marcia su Roma, quando non potrebbe permettersi che purè di fave e il bianco dei Castelli! Come giustifica una spesa così? — Strano governo tecnico che pretende ideologicamente, totalitariamente, di controllare e perfino di regolare nelle sue modalità tutto quanto lo spendere di un popolo di sessanta milioni di spendenti da portamonete proprio, inclusi lupini, torroni, molari doloranti, pannolini, borse made in China, bibite frizzanti...
Ideologia non è nulla di tecnico: ideologia è uso legale del pugno. Per controllare tutto, la minaccia del pugno è l’unico strumento tecnico possibile. Non senti un persistente odore di fottimento progressivo dell’idea moderna di una repubblica democratica (del resto già così scema di veridicità nel suo preambolo costituzionale: «fondata sul lavoro»)? Il governo salvaitalia non rischia di perdere gli italiani salvabili, e i pochi davvero buoni realmente bisognosi, per il bene comune, di non essere naufraghi della Medusa? Quale differenza c’è tra polizia religiosa e polizia fiscale?
Le conseguenze depressive e limitative per la libertà personale sono le stesse; il controllo sadistico che viene imposto (da noi non è tuttora al suo acme, me negli ultimi mesi ha camminato molto, ed è progressivo: non possiamo fermarlo) umilia l’appartenenza identitaria e il diritto di essere trattati da veri cittadini. E quel che mette più a disagio è il controllo esercitato dallo Stato (un neototalitarismo a me pare in atto, in Italia) non per punire la trasgressione (in questo caso l’invocatissima Evasione delle Tasse) ma per prevenirla, versando acido sulla mente sospettata di concepire un disegno evasivo in quanto ci sia una spesa, anche occasionale, superiore al calcolo esterno dei mezzi per farla.
In un epigramma di Marziale si ammonisce un tale che esce da un bordello a testa bassa per la vergogna: «Non vergognarti all’uscita, ma all’entrata». Una polizia etica presuppone, informata sulle tue abitudini, che tu stia andando al bordello mentre sei fermo ad un chiosco dove compri un gelato. Attualizzo: un tapino di Fulano vestito bene che sta guardando da intenditore una vetrina di automobili mozzafiato con accessori da emiri, viene sospettato di evasione perché si suppone che finirà, prima o poi, per acquistare quel manufatto pur non avendo guadagni che superano una rendita da non comprarci neppure una chiave inglese. La prospettiva è di un mondo surreale dello spionaggio totale, esemplificato qui in una nazione trattata, dai suoi bravi governanti, da cavia sperimentale in vista di una sperata cura di tutti i suoi mali, che ha il piccolo difetto di costare allo stabulario finanziario una disperazione che cessa, prima della guarigione, con la morte.
Bisognerebbe che il principe, come si racconta, andasse in giro travestito, per i mercati rionali, le pizzerie, le botteghe obbligate a chiudere tra breve o con le saracinesche già abbassate, e s’informasse degli umori della gente, degli smarrimenti provocati dai suoi decreti, delle mendicità fomentate.
Guido Ceronetti