Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
C’è in rete un video in cui si vede il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, democratico, celebre per aver battuto al primo turno Renato Brunetta (comunali del 2010), tutto sorridente e persino spavaldo. Giornalista: «Preoccupato?». Orsoni: «Credo che si debbano preoccupare gli altri, quelli che vogliono montare delle cose che non esistono». Giornalista: «Dal Consorzio Venezia Nuova lei ha avuto contributi?». Orsoni: «Io dal Consorzio Venezia direttamente non credo, anche perché di queste cose si è occupato il mio mandatario elettorale». Giornalista: «Lei comunque è tranquillo in merito all’inchiesta?». Orsoni: «Io son tranquillissimo. (ridacchiando) Forse c’è qualcun altro che è meno tranquillo e che vuol fare un po’ di fumo». Il sindaco è stato arrestato ieri e chiuso ai domiciliari. Con lui sono finiti in galera o sotto inchiesta altri potenti della città, della Regione e dell’Italia settentrionale. Tra questi, Giancarlo Galan, per azioni compiute durante il periodo in cui fu governatore del Veneto. Adesso è deputato e per metterlo dentro i magistrati dovranno essere autorizzati dalla Camera.
• L’avvocato di Orsoni ci tiene a far sapere che non è imputato per corruzione.
È accusato di finanziamento illecito poiché «con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, quale candidato sindaco del Pd alle elezioni comunali di Venezia del 2010, riceveva contributi illeciti». Il video di Orsoni, che nella vita faceva l’avvocato, mostra già la linea di difesa: quel «direttamente», quel «mandatario elettorale», preparano l’espressione resa celebre da Scajola, il famoso «a mia insaputa». Però i magistrati che indagano devono averlo previsto e scrivono che il sindaco era «(...) consapevole dell’illegittimo stanziamento da parte del Consorzio Venezia Nuova (...)». Si parla di 110 mila euro al Comitato elettorale del candidato sindaco e 450 mila ricevuti in contanti «di cui 50 mila procurati dal Baita quale amministratore delegato della Mantovani che il Sutto (dipendente del Consorzio Venezia Nuova – ndr) e Mazzacurati (allora presidente del medesimo Consorzio – ndr) consegnavano personalmente in contanti a Giorgio Orsoni, in assenza di deliberazione dell’organo sociale competente e della regolare iscrizione in bilancio». Giovanni Mazzacurati, potentissimo dell’area, è il padre del bravo regista, Carlo, scomparso lo scorso gennaio a soli 58 anni. Giorgio Baita era il capo della Mantovani, primaria società di costruzioni che ha realizzato, per esempio, il Passante di Mestre e sta in mezzo anche agli scandali dell’Expo. L’hanno arrestato a febbraio dell’anno scorso: secondo l’accusa distraeva fondi dal Mose di Venezia e li passava a chi di dovere. Galan avrebbe avuto, sottobanco, uno stipendio annuo da un milione di euro, il magistrato della Corte dei Conti, Vittorio Giuseppone, fra i 300 e i 400 mila euro, erogati per persuaderlo a non fare troppi controlli, un altro mezzo milione è andato a Marco Milanese, ex braccio destro di Tremonti (era quello che affittava a Tremonti la casa a Roma, con relativo pagamento in nero). Ci sono altri nomi (35 arresti, 100 indagati), purtroppo farne l’elenco completo servirebbe solo ad aumentare la confusione. Limitiamoci a dire che la compagnia di giro sembra più o meno sempre la stessa, come ha già gridato Grillo ieri (chiedendo le dimissioni di Orsoni) si potrebbe parlare di «larghe intese in manette»... Sono tutti potenti e ben inseriti nel sistema, hanno fatto a turno gli assessori, i sindaci, i ministri o gli amministratori delegati, evidentemente parte di un sistema che si tutela ruotando sempre gli stessi nomi sicuri. Uno si chiede come sia possibile che esistano personalità della politica – come Brunetta o come Cacciari – antipatiche magari, ma che non sono mai state sfiorate nemmeno dall’ombra di un’indagine o di un sospetto. Lo dico per affermare che, se ci sono corrotti a destra e a sinistra, ci sono anche persone perbene da tutt’e due le parti. Questo sempre ricordando che chiunque è innocente, in Italia, fino a sentenza finale.
• Che cos’è il Mose?
Il sistema di paratie con cui si proteggerà Venezia dalle maree. Doveva essere pronto nel 1996. Costi finora di cinque miliardi di euro. Costi finali di sette.
• Punti in comune con lo scandalo Expo?
A parte il nome della Mantovani, il discredito che ce ne viene di fronte al mondo. Discredito che non comincia ieri. Una delle più grandi accusatrici del sistema Venezia (da Orsoni a Costa, che ha la responsabilità del porto ed è stato ministro con Prodi) è Anna Somers Cocks, storica dell’arte inglese e già responsabile del fondo “Venice in peril”. Venezia è patrimonio dell’Unesco. Uno dei pezzi che ha scritto la Somers Cock, avendo come pubblico il pianeta che conta, si intitolava The coming death of Venice?, cioè qualcosa come «La morte in arrivo a Venezia?». Niente a che fare con Thomas Mann, molto a che fare con lo sputtanamento mondiale in corso da anni.
• Che dicono Cacciari e Brunetta?
Brunetta è stato zitto, Cacciari dice che per la politica cittadina è un disastro. La corruzione, secondo lui, è un prodotto inevitabile degli «interventi emergenziali», quelli cioè che bisogna eseguire in tutta fretta perché il tempo è venuto meno. Tipo Mondiali di nuoto o il terremoto dell’Aquila. Lui si aspetta qualcosa anche sul lato della Tav.
• Soluzioni?
Magari ne parliamo domani, se nel frattempo non arrestano qualcun altro.
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