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 2014  giugno 05 Giovedì calendario

ALBANIA, LA RIVINCITA ARRIVANO GLI ITALIANI PER CERCARE IL LAVORO


IL CASO
ROMA Sono passati poco più di 20 anni, ma sembrano fatti di un secolo lontano. Era l’estate del 1991 quando la nave Vlora, brulicante di albanesi disperati, attraccò nel porto di Bari. Oggi non arrivano più carichi del genere dall’altra sponda dell’Adriatico, gli emigranti albanesi seguono strade regolari. E sono circa mezzo milione in Italia. In compenso però ora anche gli italiani, sempre più spesso, attraversano l’Adriatico in direzione opposta, in cerca di lavoro e di una vita nuova. Non lo fanno con navi arruginite, ma in aereo con un’ora di volo. Gli italiani ora vanno in Albania in cerca di fortuna.
I dati ufficiali del governo albanese dicono che sono 19 mila gli italiani che hanno un permesso di soggiorno per lavoro o per studio. Una cifra notevole in un paese di poco più di 3 milioni di abitanti. Dall’università ai call center, ai ristoranti, alle piccole imprese, gli italiani negli ultimi due, si sono moltiplicati. «Un vero e proprio boom» commenta Rando Devole, sociologo albanese e collaboratore dell’Ossrvatorio dei Balcani, «che ci dice molto della crisi italiana, ma anche della crescita dell’Albania attraverso i propri immigrati. Chissà quanti albanesi che lavoravano in Italia, magari in una pizzeria, hanno fatto da tramite e hanno convinto il piccolo imprenditore italiano ad aprire dall’altra parte dell’Adriatico». A Tirana quasi tutti parlano italiano, e in tv si ritrova perfino un ex volto noto di Mediaset, Alessio Vinci, oggi star dei talk show albanesi.
PENSIONATI E STUDENTI
Le imprese italiane che si sono stabilite oltre l’Adriatico sono circa 500-600. «C’è un gran movimento tra i due paesi», dice Luigi Nidito, vicepresidente vicario della Camera di Commercio italiana in Albania, «i ristoranti sono sempre pieni di italiani. Molti vengono a vedere per curiosità, ma sono anche pieni di pregiudizi. Poi, una volta qui, restano sorpresi positivamente. E cominciano a venire anche i pensionati, perché il costo della vita è basso».
Poi ci sono gli studenti in Medicina, quelli che non sono riusciti a superare il test del primo anno e che non vogliono perdere tempo: si iscrivono all’Università Nostra Signora del Buon Consiglio di Tirana, legata a università italiane (tra le quali Tor Vergata di Roma) e dove la maggioranza dei docenti sono italiani.
ANNI 60
E poi ci sono i tanti lavoratori italiani, in Albania per i motivi più disparati: per colpa della crisi, per affetto (molti hanno un marito o una moglie albanese), per simpatia verso un paese che, a detta di molti, somiglia all’Italia degli anni 60. «Gli albanesi in questo momento sono più ottimisti degli italiani - dice l’ambasciatore albanese Neritan Ceka - proprio come da voi negli anni 60. Certo, i problemi ci sono, però non c’è la crisi psicologica. E il pil cresce». Per il 2014 il Fondo Monetario internazionale vede difficoltà nel mercato interno, ma stima una crescita del +2%. «E non c’è la burocrazia», aggiunge l’ambasciatore, «si può aprire un business in un giorno e senza limitazioni particolari». Inoltre l’Albania vorrebbe entrare nella UE e proprio ieri ha festeggiato il primo sì da Bruxelles. Un clima, nel suo piccolo, ben diverso da quello che aleggia nelle capitali dell’Unione.