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 2014  giugno 05 Giovedì calendario

LADY GOMORRA E LE VENDETTE SUL SET: ISTRUITA DA UNA VERA DONNA DEI CLAN


Lei, Donna Imma, ha il volto impassibile di Maria Pia Calzone, la quercia della famiglia Savastano: nel film dice che nella vita non vince chi è più forte ma chi sa aspettare, «e le femmine in questo sono maestre», Roberto Saviano in un post scrive che «è la summa di tutte le terribili donne della malavita». Lui, Ciro, è il braccio destro del marito e l’attore Marco D’Amore ne fa un doppiogiochista, ai giovani camorristi dice che bisogna disfarsi dei vecchi, e viceversa; nella scalata al potere pensava di servirsi del figlio del boss, che se la fa sotto, ma il bamboccione impara a prendere la mira. Sono loro, Lady Macbeth e Jago del nostro tempo, i personaggi chiave di Gomorra-La serie , un successo firmato Sky Atlantic. È la rivincita degli outsider: lei pensava d’aver chiuso con questo mestiere e a 45 anni dava tutte le sue energie al figlio di 5; lui a 33 anni aspettava il film col morso.
Il clan dei Savastano chiude per ferie: martedì le ultime due puntate. Un successo sulle tracce del film di Matteo Garrone. Raggiunti i 750 mila spettatori a puntata (il doppio di Romanzo Criminale ), i produttori Cattleya e Fandango hanno venduto i 12 episodi in 50 Paesi. Prima di girare, ci furono generiche accuse di «vergogna». «Hanno parlato del rischio di emulazione: è vero il contrario, il record di ascolti è coinciso dove emerge la vera, orribile natura di Ciro», dice il vicepresidente dei programmi di Sky Andrea Scrosati.
Maria Pia Calzone viene da una carriera che è un’altalena, dove ha parato i colpi (bassi) dei paradossi, passando dalla Vergine Maria a un trans chiamato Desiderio: «Mi dicevano che sono stata così brava a impersonare il trans nel film Mater Natura da non essere più credibile come donna». Marco D’Amore suonava il flauto traverso e il clarinetto, suo padre fa l’infermiere mentre il «padre» sulla scena è Toni Servillo che a 18 anni lo prese a teatro; qui ha dovuto tagliarsi capelli ricci e barba «per evitare ogni rotondità». I due outsider sono campani, i tre registi che si sono divisi la torta dei 12 episodi (Stefano Sollima, Francesca Comencini, Claudio Cupellini) volevano un napoletano stretto. Maria Pia ha superato sette provini nei panni della moglie del boss che sconta il 41 bis: in cella non si comanda, è lei a prendere la reggenza. Si è preparata «con una donna affiliata alla camorra, moglie di un boss da cui si è separata, con una serie di conseguenze pesanti. E’ stata in galera tre anni per spaccio. Tutto parte da un modo completamente diverso di vivere, si ipotizza sempre la via di fuga, anche quando si va a fare la spesa. Un atteggiamento che per “noi” è paranoico. Hanno l’ossessione del lusso ostentato, gli armadi con gli strass. Un modo per intimidire e far capire chi comanda: il loro modo di stare al mondo e sopravvivere. Quella donna aveva accettato la mia presenza, aveva iniziato a fidarsi. Un giorno eravamo in auto, le feci tante domande, lei inchiodò e disse guardandomi negli occhi: Ma tu, fusse ‘na guardia ?». Quando si crea un vuoto di potere, il clan legittima la moglie del boss, che in realtà non viene chiamata donna ma signora. «Come si vede anche nella serie, la femmina in pubblico è il punto di riferimento per risolvere ogni problema, ha una sua delicatezza; ma nel privato, per proteggere il potere della famiglia, è la più crudele». Hanno girato a Scampia, tra i casermoni della malavita, superando diffidenza e ostilità. «Ma entri in quei luoghi dove c’è un’umanità disumanizzata, e non per colpa di chi ci vive, la gente non sapeva cosa aspettarsi», dice Marco. Il suo personaggio beve l’urina del boss come atto di sottomissione e lealtà: «Si è ragionato sulla sfida lanciata dal boss, legata a riti antichi».
Maria Pia ha fatto tanta gavetta, ruoli non di primo piano in tante fiction, «mi sono sempre dovuta conquistare tutto». Qui ha girato per nove mesi, un parto bellissimo: «Sul set ero allegra, è stato come un gioco, un regalo inatteso». Ha una recitazione moderna, essenziale, asciutta: «I camorristi non sono quelli che noi pensiamo nell’immaginario, sembrano degli imprenditori. La donna che mi ha aiutata mi indicava delle belle bionde: la vedi quella...quella è spietata».