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 2014  giugno 05 Giovedì calendario

NIGERIA E SIRIA, BUCHI NERI CHE ANNIENTANO I CRISTIANI

Ennesimo rapporto ed ennesimo segnale i­nequivocabile sulle violenze contro i cri­stiani. A realizzarlo è l’associazione “Open Doors”, che ne monitora le persecuzioni. Il rap­porto prende in esame un periodo di tempo piut­tosto limitato – dal primo novembre 2012 al 31 marzo 2014 – ed è composto da due tristi “classi­fiche”. Nella prima vengono evidenziati i Paesi do­ve i cristiani hanno subito più attacchi, contro chiese, negozi, abitazioni, men­tre nella seconda sono riportati i Paesi dove, anche per ragioni non religiose, si sono registrati il mag­gior numero di morti cristiani.
La Nigeria, in questi due non lu­singhieri elenchi, è sempre al pri­mo posto. Tra i dieci Paesi con il maggior numero di attacchi, la Nigeria è seguita da Siria, Egitto, Repubblica Centrafricana, Mes­sico, Pakistan, Colombia, Kenya e Iraq. Come si vede non sono sol­tanto Paesi che conoscono le violenze interreli­giose (come l’Egitto o l’India) ma anche realtà scosse da guerre civili (il caso della Siria) oppure con la presenza di gruppi guerriglieri separatisti e di remunerativi traffici illegali (Colomba e Mes­sico).
Al fianco di questa, Open Doors pubblica anche l’elenco dei dieci Paesi con il maggior numero di vittime cristiane: alcune nazioni sono presenti in entrambe le liste mentre altri no. Con 2.043 mor­ti il triste primato spetta sempre alla Nigeria, se­guita dalla Siria, dove sono stati 1.479 per mano principalmente delle milizie jihadiste. Ci sono poi due Paesi in cui le violenze interreligiose sono dif­fuse con regolarità: Pakistan (228) ed Egitto (147). Al quinto posto compare la Repubblica Centrafri­cana, scossa da un conflitto civile dove sono mor­ti 33 cristiani. Rimanendo sempre in Africa c’è il Kenya, in cui gli scontri etnici hanno spesso an­che una componente religiosa e le vittime cristia­ne sono state 85. In Iraq l’aumento delle violenze ha avuto ricadute sulla minoran­za e ha provocato 84 morti. Sono invece 33 sia in Sudan sia nel Myanmar, mentre la lista si chiu­de con il Venezuela, dove in 26 so­no morti per la loro fede cristia­na: alcuni sono religiosi.
Complessivamente, in un lasso di tempo di soli 17 mesi, nel mondo sono stati 5.479 i fedeli cristiani uccisi, con una media di 322 al mese. Tra chiese, negozi e abita­zioni si contano 3.641 edifici di­strutti e 13.120 atti di violenza, tra cui spiccano anche matrimoni forzati e arresti.
L’organizzazione Open Doors tiene a precisare che le due “classifiche” non si riferiscono ai Paesi tri­stemente noti per le loro sistematiche persecu­zioni contro i cristiani, come Corea del Nord, Eri­trea, Iran e per certi versi la Cina, ma a quelli in cui si sono registrati il maggior numero di attac­chi e di vittime in pochi mesi.