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 2014  giugno 05 Giovedì calendario

SESSANT’ANNI IN CIMA AL K2


L’ANNIVERSARIO
Sessant’anni fa, il 31 luglio del 1954, gli italiani Lino Lacedelli e Achille Compagnoni sono stati i primi alpinisti a raggiungere la vetta del K2, la seconda montagna della Terra. Dieci anni fa, le due spedizioni del cinquantenario hanno portato a 8616 metri di quota altri undici italiani. Tra loro erano un Compagnoni (Michele) e un Lacedelli (Mario), entrambi nipoti dei primi salitori.
Quest’anno, per il sessantesimo anniversario dell’impresa, il programma è diverso. Saranno uomini e donne dell’Asia ad affrontare quella che Reinhold Messner ha definito “la montagna più impegnativa e pericolosa del mondo”. Un dato che appare anche dalle statistiche.
Dalla prima salita a oggi, in cima all’Everest sono arrivati 6871 alpinisti, e 263 hanno perso la vita sulla montagna. Sul K2 sono arrivate 296 persone, e i morti sono stati 84. Uno su dieci degli alpinisti vittoriosi non è tornato vivo alla base. L’Italia ha perso sul K2 Mario Puchoz (1954), Renato Casarotto (1986), Lorenzo Mazzoleni (1996), Stefano Zavka (2007) e Michele Fait (2009).
LO SCIOPERO
Un mese fa, sull’Everest, la valanga che ha ucciso sedici Sherpa ha causato commozione, proteste e uno sciopero delle guide e dei portatori d’alta quota. Ma la vita continua, e tre donne della stessa etnia, Maya Sherpa, Pasang Lhamu Sherpa e Dawa Yangzum Sherpa, saranno le protagoniste della spedizione femminile nepalese, presentata nei giorni scorsi a Kathmandu, che tenterà il versante pakistano del K2 nelle prossime settimane.
La spedizione nepalese al K2 è promossa dalla Himalayan Women Welfare Society (Società per il Benessere delle Donne Himalayane), insieme al governo di Kathmandu e all’associazione dei tour-operator nepalesi. Gli Sherpa, d’altronde, affrontano da decenni anche le vette che si alzano in Tibet, in Pakistan e in India. Pemba Doma Sherpa, nove anni fa, è stata la prima donna a salire l’Everest sia dal Nepal sia dal Tibet.
Sarà una spedizione di alpinisti pakistani, invece, a tentare di salire il K2 per celebrare i sessant’anni dalla salita di Compagnoni e Lacedelli. Il team è stato presentato nello scorso gennaio a Islamabad, prima della partenza è prevista anche una presentazione in Italia.
Accanto al capospedizione Muhammad Taqi, dovrebbero affrontare la montagna di casa Alì Durani, Hassan Jan, Ghulam Mehdi, Muhammad Hassan e Ghulam Nabi. Si tratta di alpinisti esperti, provenienti dai villaggi di Hushe, Shighar e Satpara, con età comprese tra i 23 e i 38 anni.
Molti di loro hanno già salito il Broad Peak, una magnifica cima di 8047 metri che si alza di fronte al K2. Tutti hanno lavorato come portatori di alta quota sul K2, sul Broad Peak e sui Gasherbrum. Una parte di loro è impegnata nel Concordia Rescue Team, la squadra di soccorso alpino che opera dal 2012 sulle vette intorno al ghiacciaio Baltoro, e che ha già salvato la vita a numerosi alpinisti e trekker feriti o in difficoltà.
Tra i promotori della spedizione, oltre al governo regionale del Gilgit-Baltistan, sono Ashraf Aman e Nazir Sabir, i primi pakistani a salire il K2 rispettivamente nel 1977 e nel 1981. Aman, nato nella valle di Hunza e oggi noto tour-operator, è stato probabilmente il primo uomo a raggiungere la cima senza bombole di ossigeno sulla schiena.
IL COMITATO
Ad appoggiare gli alpinisti pakistani, però, c’è anche un pezzo d’Italia. A promuovere l’impresa, e a coadiuvare il team nella ricerca dei fondi necessari, è il Comitato Ev-K2-CNR, che gestisce la Piramide, il laboratorio italiano ai piedi dell’Everest. In Pakistan il Comitato ha all’attivo varie spedizioni scientifiche, l’organizzazione del Concordia Rescue Team e la redazione del piano di gestione del Parco Nazionale del Karakorum, che include il versante meridionale del K2.
Il 31 luglio, anniversario della salita di Compagnoni e Lacedelli, Ev-K2-CNR festeggerà a Skardu, la città pakistana da cui si parte verso il K2, insieme a qualche decina di alpinisti che hanno raggiunto la cima.
«E’ importante che italiani e pakistani ricordino insieme il K2», spiega Agostino Da Polenza, presidente di Ev-K2-CNR, che nel 1983 è arrivato sugli 8616 metri della vetta dal versante cinese. «L’Italia su questa montagna ha fatto molto, con il decisivo contributo dei pakistani. Noi li aiuteremo in tutti i modi. Ma quest’anno tocca a loro».