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 2014  giugno 05 Giovedì calendario

OBAMA CONDANNA LA RUSSIA «DA PUTIN TATTICHE OSCURE»


DAL NOSTRO INVIATO VARSAVIA — «Troppe volte nella storia la Polonia è stata abbandonata dagli amici quando aveva più bisogno del loro aiuto. Non accadrà di nuovo. L’articolo 5 del trattato della Nato è chiaro. Attaccare voi sarebbe come attaccare noi e tutti gli altri Paesi dell’Alleanza. Reagiremmo immediatamente». La giornata che si concluderà con la cena inaugurale del G7 di Bruxelles, Barack Obama la inizia a Varsavia: prima incontra e promette il suo appoggio a Petro Poroshenko, l’imprenditore appena eletto nuovo presidente dell’Ucraina, poi scende nella piazza del castello reale dove celebra con parole risolute i 25 anni della conquista della libertà da parte della Polonia. Le elezioni vinte da Solidarnosc nel giugno del 1989, l’inizio di una reazione a catena che porterà, in pochi mesi, allo sgretolamento del blocco comunista.
Già il giorno prima Obama aveva promesso solennemente al presidente polacco protezione totale da ogni possibile aggressione e il rafforzamento dell’ombrello militare Nato. Ora i caccia F-16 davanti ai quali si erano incontrati i due capi di Stato sfrecciano nel cielo della capitale mentre il leader democratico alza i toni nei confronti della Russia di Vladimir Putin: «Non minacciamo nessuno, ma abbiamo versato troppo sangue e distrutto troppe ricchezze nella battaglia per la libertà, la democrazia e la prosperità dell’Europa per permettere a chi usa oscure tattiche di riportarci indietro dal Ventunesimo secolo ai momenti peggiori del Ventesimo». Davanti alla gente di Varsavia e ai capi di Stato di decine di Paesi, soprattutto dell’Est europeo, il presidente americano scandisce: «Non garantiamo solo la vostra libertà, ma anche quella della Lettonia, dell’Estonia, della Lituania, della Romania e degli altri alleati». E, per dimostrare che le sue non sono solo parole, cita fatti come l’ampliamento della forza aerea Nato che sorveglia il Baltico e l’invio di unità lanciamissili a pattugliare il Mar Nero.
Anche nel colloquio con Poroshenko, Obama cerca di risultare convincente coi fatti: niente armi, ma promette i visori notturni che Kiev chiede agli Usa da due mesi. Non saranno questi strumenti o le altre 300 mila razioni alimentari che verranno inviate a risolvere gli enormi problemi dell’Ucraina, ma col nuovo leader il presidente americano ha cominciato a esplorare la possibilità di ridurre gradualmente la dipendenza energetica del Paese dalla Russia. E nella cena di Bruxelles Obama ha chiesto agli alleati di non allentare la pressione su Mosca. Gli europei, si sa, non vogliono rompere con Putin: anche a loro serve il suo gas e hanno legami commerciali difficili da sciogliere. Tra oggi e domani il presidente russo avrà incontri bilaterali con François Hollande, Angela Merkel e David Cameron. Il presidente francese, che stasera a Parigi vedrà separatamente Obama e Putin, potrebbe anche essere tentato di presentarsi come una specie di mediatore.
Del resto il presidente russo, espulso dai vertici internazionali con la cancellazione del G8 di Sochi, sarà comunque onnipresente nei colloqui di Bruxelles: un G7 nel quale si discuterà soprattutto di Ucraina e di sicurezza energetica, oltre che di stabilità finanziaria e mutamenti climatici . Venerdì, alle celebrazioni dell’anniversario dello sbarco in Normandia, Putin uscirà poi, in qualche modo, dal suo isolamento. E Hollande ha già risposto con un no secco a chi gli chiedeva di sospendere la consegna alla Russia di due nuove portaelicotteri della classe Mistral: un affare da 1,2 miliardi di euro. Non solo le unità verranno consegnate, ma la Francia addestrerà i marinai russi.
Anche Parigi, però, come gli altri Paesi del G7, continuerà a premere su Mosca perché allenti non solo la pressione militare ma anche quella economica sull’Ucraina. Nel documento finale, i sette Paesi leader dell’Occidente chiederanno a Putin di «accelerare il ritiro delle truppe dai confini orientali dell’Ucraina» e di «esercitare la sua influenza sui separatisti filorussi perché depongano le armi». Ammonendo Mosca a non ricattare Kiev col gas: «L’uso delle forniture energetiche come mezzo politico di coercizione e come minaccia alla sicurezza sarebbe inaccettabile».
Un testo tutto sommato abbastanza blando? Un fronte la cui credibilità è ridotta dalla riluttanza a minacciare in modo credibile l’uso della forza militare? Come abbiamo scritto nei giorni scorsi, Obama conta molto sulla forza di persuasione dei mercati, ma ieri ha voluto esaltare l’esperienza di Solidarnosc anche per fare una riflessione sulla ribellione dell’Ucraina contro un regime corrotto, divenuto ormai antidemocratico. «Grazie Polonia — ha detto Obama — la scintilla che ha portato alla caduta del muro di Berlino e delle dittature comuniste è venuta da qui. Dalla vostra volontà ferrea, dall’impegno di Lech Walesa, dal ruolo svolto da Giovanni Paolo II. Avete trionfato non con le armi ma col vostro spirito indomito, prendendovi la vostra parte di rischi». Prima di partire per Bruxelles Obama fa un ultimo giro d’onore nella piazza di Varsavia mentre i ragazzi di Solidarnosc vestiti di bianco montano la loro installazione che inneggia alla libertà. L’ultimo messaggio, pensando già al G7: «Un’elezione non è tutto: la libertà, la sicurezza, la lotta contro l’autoritarismo, richiedono uno sforzo che va rinnovato ogni giorno».