Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Mentre aspettiamo il risultato del voto americano, balocchiamoci con la nostra legge elettorale, ieri venuta nuovamente alla ribalta.
• Che è successo?
Lei sa che c’è tutta una questione relativa alla legge elettorale, che il presidente Napolitano vuole cambiare e con lui dicono di volerla cambiare anche i partiti, e i principali editorialisti dei quotidiani e forse anche una quota importante di cittadini. Che cosa c’è che non va nella vecchia legge elettorale, soprannominata “Porcellum” dallo stesso uomo politico che l’ha congegnata (Roberto Calderoli) e fortemente voluta nel 2006 da Casini e anche da Berlusconi per impiastricciare la prevedibile vittoria di Romano Prodi e del centro-sinistra? Non va questo: che il partito o la coalizione che hanno preso più voti incassano in ogni caso un premio di maggioranza piuttosto forte, che garantisce alla Camera il 54% dei seggi, cioè 340, cioè la maggioranza assoluta. «In ogni caso» significa che se la coalizione o il partito primo arrivato ha vinto con uno striminzito 15 o 20% prende lo stesso il 54% dei seggi, il che appare a chi se ne intende piuttosto enorme. La legge Acerbo, quella con cui Mussolini si impadronì del Parlamento nel 1924 prevedeva che al partito primo arrivato si dessero i due terzi dei seggi, ma solo se avesse ricevuto il 25% dei voti. Era abnorme, ma almeno c’era una soglia. La Corte costituzionale ha fatto rilevare la cosa, mugugnando velatamente che in questa assenza potrebbe esserci un limite di costituzionalità. E quindi ecco i partiti all’opera.
• I partiti parlano di questo da un paio d’anni e non riescono a trovare un accordo.
Il centro-destra per tutto un periodo era deciso a smontare il Porcellum per impedire a Bersani di entrare troppo facilmente a Palazzo Chigi. Poi Berlusconi ci ha ripensato e non è ben chiaro che idea abbia adesso. Bersani s’è sempre detto pronto a cambiare, ma viene in genere accusato di fare il doppio gioco, perché la legge elettorale attuale gli farebbe un gran comodo. L’Udc vuole una legge che permetta di tenere Monti a Palazzo Chigi e quindi punta a un proporzionale che non faccia vincere nessuno. È chiaro quello che intendo quando dico “proporzionale”?
• Credo di sì. Ogni partito riceve, in percentuale, tanti seggi quanti voti ha preso. Dieci per cento dei voti, dieci per cento dei seggi.
Sì, è giusto, ma è teorico. Già nel Porcellum, e ancora adesso nel testo di legge che stanno discutendo esistono questi premi di maggioranza che alterano la proporzione e che abbiamo già visto. Ci sono poi anche gli sbarramenti: del 4% nel Porcellum e del 5% nel testo in discussioni (più altre complicazioni che le risparmio). Il testo adesso in discussione viene detto adesso “testo Malan”, da Lucio Malan, il relatone pidiellino della legge. Questo testo Malan è una sintesi dei molti testi di legge presentati dai vari partiti.
• Su questo testo Malan i partiti sono d’accordo o no?
Forse sono d’accordo, ma forse no. Forse erano d’accordo fino a lunedì scorso. Ma ieri sono certamente entrati in conflitto: Rutelli ha presentato alla Commissione Affari costituzionali del Senato, dove si sta discutendo la legge, un emendamento in base al quale il premio di maggioranza di 76 seggi viene attribuito al partito o alla coalizione vincente solo se questo partito o questa coalizione hanno raggiunto il 42,5% dei consensi. L’hanno votato e fatto approvare Pdl, Udc, Lega, Mpa. Quelli del Pd l’hanno presa malissimo: «Allora salta ogni accordo e ci vediamo in aula», ha detto la Finocchiaro. Bersani: «Qualcuno teme che governiamo noi». Vendola: «È andata in scena la notte dei morti viventi. Il centro-destra è disperato e tenta di rendere ingovernabile il paese».
• Il Pd con i suoi alleati non raggiungerà mai il 42,5.
Forse con Di Pietro, Vendola e Casini tutti insieme. Ma finora Casini e Vendola sono apparsi incompatibili. E Bersani non vuole avere a che fare con Di Pietro, il cui partito oltretto è entrato in fase liquefazione. Il Pd vuole che quella soglia sia portata al 40% e presenterà in questo senso un emendamento in aula.
• È vero che in questo modo il paese sarà ingovernabile?
Molto probabilmente sì. Per quelli che hanno votato l’emendamento Rutelli i vantaggi di una situazione di stallo sono i seguenti: per quanto ridotta, la pattuglia del centro-destra conterà in questo modo ancora qualcosa; le probabilità che, non godendo nessun partito di una maggioranza certa, si continui con una figura terza come Monti sono più alte. Che è quello che vuole Casini. Per tutti, la palude in cui le forze si annullano a vicenda costituisce l’ambiente ideale per neutralizzare la valanga grillina
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 7 novembre 2012]
(leggi)