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 2012  novembre 07 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - L’ELEZIONE DI OBAMA


www.ilmessaggero.it
Complessivamente referendum si sono tenuti in 37 stati americani, dalla legalizzazione della marijuana ai matrimoni gay, passando per l’uso obbligatorio dei preservativi nei film porno e i finanziamenti all’aborto. Complessivamente i quesiti sono 174, il numero più alto dal 2006 quando ne furono presentati 204.

www.repubblica.it - le borse
MILANO - La Commissione Ue affonda le Borse che non hanno il tempo di celebrare la vittoria negli Stati Uniti di Barack Obama 1: il presidente siederà alla Casa Bianca per altri 4 anni con il compito di rilanciare l’economia americana e trascinare la ripresa dell’intero occidente. Evitato, quindi, il temuto pareggio che avrebbe paralizzato gli Usa alle prese con il "fiscal cliff", il precipizio fiscale legato all’alto debito e all’aumento delle tasse, ma l’euforia della mattinata è stata spazzata via dall’allarme di Bruxelles: la disoccupazione in Europa arriverà quasi al 12% 2. E, peggio, la ripresa è rimandata al 2014, male gli indicatori sull’Italia. Passa così in secondo piano la soddisfazione europee per il voto Usa con il presidente della Commissione Ue, Manuel Barroso, che auspicava un "rafforzamento dei rapporti e della cooperazione" tra le due sponde dell’Atlantico. E la cancelliera tedesca Angela Merkel che ha detto subito: "Insieme contro la crisi". A cominciare dalla situazione greca: Atene 3 vota oggi sulla nuove misure di austerity per ottenere il via libera alla nuova tranche di aiuti internazionali.

Milano chiude in ribasso del 2,5%, Londra dell’1,58%, Francoforte dell’1,96%, Parigi dell’1,99%. In ribasso anche Wall Street: il Dow Jones arretra del 2,3%, l’S&P 500 del 2,5, mentre il Nasdaq va giù del 2,4%. Pesa un report di Fitch: Obama deve agire rapidamente per evitare il "fiscal cliff", precipizio fiscale, che rappresenta un rischio per la ripresa e per la "tripla A" degli Stati Uniti. Non riuscire a risolvere la questione del "fiscal cliff" provocherebbe una combinazione di tagli automatici della spesa e aumenti della pressione fiscale, "provocherebbe probabilmente un downgrade del paese nel 2013". E ancora: "il problema del presidente Obama e del congresso è affrontare di petto le scelte difficili su tasse e spesa", questioni che devono essere gestite "nelle prossime settimane se gli Stati Uniti vogliono evitare una crisi economica e fiscale".

Sul fronte del debito sovrano il differenziale tra il Btp e il Bund ha chiuso sopra i 350 punti. Il rendimento del decennale italiano è al 4,9%. Debole l’euro che resta sotto quota 1,28 dollari: la moneta europea passa di mano a 1,2746 dollari. A frenare i listini europei è la produzione industriale della Germania calata a settembre dell’1,8% rispetto al mese precedente e dell’1,2% su base annua. Il dato, reso noto dal ministero dell’economia tedesco, è molto peggiore delle attese degli analisti che puntavano su una flessione mensile più contenuta e pari allo 0,6%. A pesare soprattutto il calo della produzione di beni d’investimento e beni intermedi. Infine, è stato rivisto al rialzo il dato di agosto che passa da -0,5% a -0,4%. Pesa anche la Spagna: la produzione industriale è crollata a settembre del 7% tendenziale dopo il -2,5% accusato ad agosto.

In mattinata, la Borsa di Tokyo ha recuperato nel finale le perdite pur chiudendo leggermente sotto la parità (-0,03%), grazie alla risalita del dollaro sullo yen: l’indice Nikkei, una volta accertata la conferma di Barack Obama per altri quattro anni alla Casa Bianca, si attesta a 8.972,89 punti.

Sul fronte delle materie prime il petrolio è in calo a 87,4 dollari al barile (-1,24 dollari) al mercato di New York. Il Wti cede 65 cent a 88,06 dollari, il Brent perde 43 cent a 110,64 dollari. L’oro è in rialzo sui mercati asiatici dello 0,5% a 1.724,21 dollari.

(07 novembre 2012)

CHICAGO - "Four more years, four more years". Mancavano pochi minuti alle 23.30 (ora di Chicago) quando le migliaia di persone che erano riuscite ad entrare nel McCormick Place sono esplose in un boato. I network televisivi avevano appena annunciato che Obama aveva vinto la Virginia, è stato un attimo, a quella parola tutti hanno capito che Obama aveva vinto.

Hanno dovuto attendere ancora un’ora prima che il presidente facesse il suo arrivo. Nell’attesa, mentre gli altoparlanti lanciavano musiche rythm&blues, i Beatles e l’immnacabile Springsteen, l’atmosfera è diventata elettrica. Nel giro di pochi minuti al presidente venivano assegnati altri Stati "decisivi", compreso quell’Ohio che era il più decisivo di tutti.

Le prime parole di Obama sono arrivate via twitter, un cinguettio che i democratici non dimenticheranno: "Voi lo avete reso possibile, grazie". A quel punto si attendeva soltanto che Mitt Romney ammettesse la sconfitta e si congratulasse con il presidente rieletto. Cosa che il candidato repubblicano ha tardato a fare, rimanendo ostinatamente in attesa di una svolta che non è arrivata. Quando Romney si è arreso, il presidente è arrivato al McCormick Place e urla ed applausi hanno avuto la meglio sulla musica a tutto volume. ""Crediamo in un’America generosa, tollerante, aperta ai sogni. Il meglio deve ancora venire", ha detto Obama dopo aver abbracciato a lungo Michelle e le due figlie, "torno alla Casa Bianca più determinato di prima". Ha avuto parole dolcissime per la moglie: "Non sarei l’uomo che sono oggi senza la donna che vent’anni fa ha accettato di sposarmi, lasciate che lo dica pubblicamente: Michelle, non ti ho mai amato tanto. Ti amo, l’America ti ama". Ha ringraziato i militari americani che nel mondo "difendono la libertà", ha parlato dell’istruzione ("vogliamo che i nostri figli possano andare in scuole migliori e con migliori insegnanti"). Ha usato frasi alla Kennedy, "l’America non è cosa possiamo fare per noi, ma cosa puó essere fatto da noi", ha invitato a dimenticarsi delle dispute elettorali, "non importa se siete bianchi, neri, ispanici, asiatici, se siete gay o no, tutti insieme possiamo costruire il futuro". Ha fatto i complimenti al suo avversario, promesso che le nuove sfide, quelle che lo attendono nei prossimi quattro anni, saranno vinte.

Dal Colorado alla Virginia, dal Wisconsin all’Ohio 1, il presidente ha fatto incetta di voti tra quei segmenti di popolazione che più sono stati colpiti dalla crisi economica di questi anni. Gli Stati su cui Romney aveva puntato di più per strappare la Casa Bianca ai democratici sono quelli da cui è arrivata la spinta maggiore alla vittoria per Obama. Il caso più evidente è quello dell’Ohio, dove il candidato repubblicano credeva di poter convincere gli elettori, soprattutto i maschi bianchi della classe media-bassa. Aveva dimenticato - e Obama glielo ha ricordato per tutta la campagna elettorale - che quei lavoratori il lavoro lo avevano conservato proprio grazie a quegli aiuti statali decisi dal presidente in favore delle industrie automobilistiche. L’azzeccato slogan lanciato dal vice-presidente Joe Biden ("Osama Bin Laden è morto, la General Motors è viva") ha fatto presa.

Adesso inizia una sfida nuova. Obama ha a disposizione ancora quattro anni per mantenere le promesse fatte quattro anni fa, quelle che non è stato in grado di mantenere per la crisi e per l’opposizione del Congresso. In questo secondo mandato avrà sicuramente più mano libera, non dovrà pensare a una futura rielezione e sarà probabilmente aiutato anche da una situazione economica che negli Stati Uniti sta migliorando mese dopo mese.

E anche lo sconfitto Romney ha messo da parte i toni agguerriti della campagna elettorale in nome del bene del Paese: "Paul Ryan ed io abbiamo messo in campo tutto quello che avevamo, abbiamo dato tutto, ho molto sperato che sarei potuto essere presidente, ma la nazione ha scelto un altro leader. Questi sono tempi di grandi sfide per l’America. E le mie preghiere sono perché il presidente abbia successo nel guidare la nostra grande nazione".

(07 novembre 2012)

www.corriere.it
Poi l’ex governatore del Massachusetts si presenta a rendere conto della sconfitta al quartier generale di Boston. «Questo è tempo di grandi sfide per l’America e prego che il presidente abbia successo nella guida del Paese. Adesso democratici e repubblicani lavorino insieme» esorta, accolto però da numerosi fischi.

www.ilfattoquotidiano.it
Una vittoria liberal su più fronti, grazie all’esito dei referendum che si sono tenuti in alcuni Stati. Infatti il matrimonio gay ha ottenuto il via libera in Maine e Maryland, sì alla marijuana legalizzata per uso ricreativo negli stati di Washington e Colorado e per uso terapeutico in Massachusetts, stato di cui Romney era governatore. Bocciato invece in California il referendum per l’abolizione della pena di morte. In più la democratica Tammy Baldwin è la prima senatrice lesbica.

L’ATTESA E LA FESTA - Romney segue lo spoglio a Boston. Obama, invece, a Chicago con la famiglia. Oltre alla moglie e alle figlie Malia e Sasha, con lui c’è anche la sorella. Solo intorno alle 5 del mattino italiane, il presidente lascia la sua casa e raggiunge lo staff.
Negli stessi attimi inizia a salire l’ottimismo tra le migliaia di elettori democratici raccolti al McCormick Place di Chicago, dove la festa incomincia già quando vengono annunciati i risultati della Pennsylvania, del Wisconsin e del New Hampshire. Entusiasmo e danze anche a New York, a Times Square, e a Washington davanti alla Casa Bianca. Dove migliaia di sostenitori di Obama si radunano grido di «Usa, Usa» e, ancora, «altri quattro anni».

Alessia Rastelli

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(www.ilfattoquotidiano.it)
17.05 – Portorico. Sì al referendum per diventare il 51esimo Stato. Ora decide Washington – E’ passato il referendum non vincolante con cui gli abitanti di Portorico – attualmente solo “territorio Usa” – hanno deciso di diventare a tutti gli effetti un nuovo Stato del’Unione. L’ultima parola spetta a Washington. Con il 95,6% delle schede scrutinate il 61% si è espresso a favore della promozione a 51esimo Stato dell’Unione. Il suo maggiore sponsor, però, il governatore uscente Luis Fortuno, è stato sconfitto e non è stato rieletto.

16.24 – California: resta la pena di morte – E’ fallito il tentativo di abolire la pena di morte in California. Il 52,6% degli elettori, secondo dati relativi al 95% dello spoglio, ha bocciato il referendum che avrebbe imposto come pena massima l’ergastolo senza possibilità di messa in libertà condizionata. L’abolizione della pena capitale avrebbe avuto valore retroattivo anche per i 720 detenuti in attesa nel braccio della morte. Gli abolizionisti avevano insistito molto nella loro campagna sui costi della pena capitale, ben più costosa dell’ergastolo. Da quando la pena di morte è stata reintrodotta in California nel 1992, sono state eseguite soltanto 13 sentenze. Dal 2006 non vi sono più state esecuzioni, dopo che un giudice federale ha imposto alla California di migliorare le procedure e l’addestramento del personale per la somministrazione dell’iniezione letale ai condannati.

15.54 - Il tweet di Obama con la foto segna un record storico – “Four More Years”, altri quattro anni, il “tweet” inviato da Barack Obama, corredato da una foto in cui abbraccia la moglie, è diventato il “cinguettio” più popolare di tutta la storia di Twitter. Il precedente primato era detenuto dal messaggino trasmesso da Justin Bieber dopo la morte della sua piccola fan Avalanna (“Riposa in pace, ti voglio bene”), “ritwittato” oltre 220mila volte il 26 settembre scorso. Stanotte il tweet della vittoria di Obama, è stato invece ritrasmesso ben 350mila volte entro i primi sessanta minuti dal suo invio, ricevendo nello stesso lasso di tempo ben 120 mila “gradimenti” dei lettori di Twitter, e ha poi superato la soglia del mezzo milione di “reTweet”, con cui guida attualmente la top ten di Twitter.

15.35 – Wall Street apre in negativo, fino a -1,5%- Apertura in calo per le Borse Usa, con il Dow Jones che segna un ribasso anche di 1,5 per cento e il Nasdaq a 2.973 punti (-1,29%). Le borse europee accentuano le loro perdite, sulla scia dell’apertura negativa di Wall Street, del taglio sulle stime di crescita dell’Ue e in attesa del voto del Parlamento in Grecia sulle misure di austerità. Londra cede lo 0,8%. A Milano l’indice Ftse Mib cala del 2%. Francoforte scende dell’1,47%, Parigi dell’1,5% e Madrid dell’1,58%.

12.24 – Obama: nel 2008 365 grandi elettori, oggi “solo” 332 - Obama riconquista la Casa Bianca, ma nello scontro con Mitt Romney perde diverse posizioni nel conto dei Grandi elettori: nel 2008, quando prese il 53% del voto popolare, ne conquistò 365; oggi, se anche in Florida come sembra probabile, andrà ai democratici, il presidente si fermerà a 332. Il suo sfidante del 2008, John McCain (46%), si aggiudicò solamente 173 grandi elettori: meglio di lui Romney, con 206. In particolare Romney è riuscito a strappare ai democratici due stati che avevano votato in maggioranza per Obama nel 2008, ovvero l’Indiana (11 grandi elettori) e la North Carolina (15). Nel 2008 Obama fu il presidente americano eletto con il maggior numero di voti, con circa 66 milioni di consensi. Nel 2012, arriva solo a sfiorare i 59, secondo le ultime cifre disponibili.

10.41 – Il voto non ferma il boia. E il condannato parla di Obama – La corsa alla Casa Bianca non ferma il boia. Un’ora dopo la chiusura delle urne, in Oklahoma è stato giustiziato con un’iniezione letale Garry Thomas Allen, condannato per omicidio. “Sarà una corsa sul filo di lana”: sono state le ultime parole del 56enne Allen, nel braccio della morte per aver ucciso – nel 1986 – la madre dei suoi due figli. La sua esecuzione era stata già rimandata tre volte ed è la 36esima avvenuta quest’anno negli Usa. Intanto la California – lo Stato americano più popoloso – ha respinto il referendum per l’abolizione della pena di morte con il 53,6 per cento dei votanti, a fronte di un 46,4 favorevole alla sua sostituzione con l’ergastolo. I dati del voto sono stati pubblicati sul sito web del Dipartimento di Stato californiano.

10.00 – New Hampshire, primo stato con tutte Congresswomen - Con l’election day il New Hampshire diventa il primo Stato degli Usa rappresentato a Washington soltanto da donne, mentre per la carica di governatore la democratica, Maggie Hassan, ha battuto lo sfidante repubblicano. Lo Stato della costa nord-orientale degli Stati Uniti ha visto l’elezione alla Camera delle democratiche Carol Shea-Porter e Ann McLane Kuster, mentre al Senato sono in carica la repubblicana, Kelly Ayotte, e la democratica, Jeanne Shaheen.

7.39 – Obama: “Siamo una famiglia” – “Questa sera voi, gli americani, ci avete ricordato che la nostra strada è stata difficile il nostro viaggio lungo. Eppure ci siamo ricordati della strada comune e per gli Stati Uniti deve ancora venire il meglio”. Obama parla dal McCormick Center e ringrazia ogni americano che ha votato, anche per l’avversario, perché “comunque vi siete fatti sentire e avete fatto sentire la differenza”. Poi spiega di avere chiamato Romney. “Vogliamo un buon futuro per questa nazione, e la famiglia Romney ha deciso di dedicarsi al servizio del bene pubblico. Vedremo come collaborare insieme”. Ha ringraziato “il ‘guerriero’ americano, il più grande vice presidente che si possa desiderare, Joe Biden” e poi la moglie Michelle. “Non sarei l’uomo che sono oggi senza la donna che vent’anni fa ha deciso di sposarmi. Michelle non ti ho mai amata così tanto e sono fiero che il resto dell’America sia innamorato di te. Sasha e Malia – ha detto rivolgendosi alle figlie – state crescendo e state diventando due meravigliose giovani donne. Sono fiero di voi”.

Ha parlato anche del futuro e delle prospettive del Paese: “Il progresso non è mai una linea retta e bisogna arrivare al consenso e ai compromessi. La nostra economia è in ripresa è finito il decennio di guerra, la campagna di violenza è finita”. I prossimi obiettivi sono “ridurre il deficit, riformare le tasse e risolvere il problema dell’immigrazione” oltre alla creazione di posti di lavoro e sicurezza per la classe media . Obama richiama nel suo discorso il mito del sogno americano perché, continua, “se sei nero, portatore di handicap o ispanico, in America ce la puoi fare”. E conclude: “Siamo più grandi della somma delle nostre singole ambizioni, siamo e saremo sempre gli Stati Uniti insieme al vostro aiuto e alla grazia di Dio che viviamo nella più grande nazione del mondo. Dio ci benedica”.

7.37 – Affluenza più bassa del 2008 – Obama è riuscito a farsi rieleggere nonostante l’affluenza ai seggi, considerata un fattore cruciale per le sue speranze di vittoria, sia stata inferiore rispetto ai numeri record del 2008. E’ quanto emerge dallo spoglio delle schede. In alcuni Stati l’affluenza è stata sostanzialmente inferiore anche rispetto al 2004. Per un quadro completo bisognerà però attendere i dati dei voti anticipati o per posta che quest’anno hanno registrato un autentico boom.

6.52 – Discorso di Romney: “Congratulazioni a Obama” - Nel suo discorso Romney ringrazia Paul Ryan e la moglie Ann che sarebbe stata “un’ottima first lady” e fa gli auguri a Obama, che ha chiamato per congratularsi, e alla sua famiglia. ”Questo è tempo di grandi sfide per l’America e prego che il presidente abbia successo nella guida del Paese”, ha detto Romney dal quartier generale di Boston. “Avrei voluto guidare il Paese verso il cambiamento- ha aggiunto- ma il Paese ha scelto un altro leader”.

6.26 – La Florida respinge taglio fondi aborto - La Florida ha respinto una proposta per proibire l’uso di fondi pubblici per l’aborto per assicurazioni sanitarie che comprendano le interruzioni volontarie della gravidanza. Con lo scrutinio dei voti del referendum praticamente ultimato, il 55% ha votato contro il cosiddetto Emendamento 6 e solo il 45% a favore.

6.10 Eletta prima senatrice lesbica - Ce l’ha fatta la democratica Tammy Baldwin: è il primo componente del Senato dichiaratamente gay. Baldwin ha conquistato il seggio del Wisconsin sconfiggendo il repubblicano Tommy Thompson.

6.08 – Washington e Colorado, via libera alla marijuana per uso generale - Via libera dello stato di Washington e del Colorado alla legalizzazione della marijiuana per uso generale. Lo riporta l’Associated press, sottolineando che si tratta dei primi stati americani ad assumere una tale decisione in un referendum. Con l’approvazione dell’Emendamento 64, in Colorado la marijuana sarà tassata come il tabacco e l’alcol e venduta a chiunque abbia più di 21 anni e questo comporterà un introito per le casse dello Stato dai 5 a i 22 milioni di dollari. Anche il Massachusetts, di cui Romney è stato governatore, ha votato a favore della legalizzazione della marijuana, ma solo per coloro che la useranno a scopi terapeutici. Il governatore del Colorado, John Hickenlooper, fortemente contrario alla misura, ha già reagito: “L’elettorato ha parlato e dobbiamo rispettare il suo volere. Sarà un processo complicato, ma vogliamo portarlo avanti”.

6.01 – Via libera alle nozze gay nel Maine e Maryland- E’ la prima volta che viene dato il via libera ai matrimoni gay in un referendum. Sul tema, gli elettori americani si erano già espressi 32 volte, bocciando sempre la proposta. Ma negli ultimi anni l’opinione pubblica ha cambiato idea e la linea di tendenza appare confermata dalle proiezioni dei grandi network americani. Leggi che permettono le nozze omossessuali sono già in vigore nel District of Columbia e in sei Stati, Vermont, Connecticut, Iowa, New Hampshire, Massachusetts e New York mentre altri 30 Stati hanno emendamenti costituzionali che le proibiscono e a altri 15 leggi che li vietano. Un recente studio di un think tank conservatore ha mostrato che il sostegno alle nozze gay negli Usa è cresciuto del 16% dal 2004. Con il 93% delle schede scrutinate in Maryland, il 52% degli elettori si è espresso a favore, il 48% contro (secondo le proiezioni Cnn e Nbc); mentre in Maine, la Cnn ha assegnato il 54% dei voti a favore e il 46% centro (50% schede scrutinate).

5.29 – L’Empire state building si tinge di blu – L’Empire State Building di New York si è illuminato di blu per celebrare la vittoria di Barack Obama alla Casa Bianca. Il blu è il colore dei democratici americani. Le luci dell’antenna si sono accese grazie ad un accordo tra la Cnn e il grattacielo più simbolico della Grande Mela.

5.24 – Obama rieletto presidente - Il presidente americano Barack Obama si aggiudica 275 grandi elettori a fronte dei 203 del candidato Mitt Romney. Sono i calcoli preliminari dopo l’assegnazione della vittoria in Ohio. Il presidente scrive su Twitter: “Grazie a tutti”

4.49 – Obama verso la convention democratica - Barack Obama ha appena lasciato l asua casa di Chicago. Potrebbe a questo punto raggiungere il suo staff all’Hotel Feirmont, prima di raggiungere il Mccormick Center. Intanto nella sede del comitato, è stato allestito un podio con il simbolo della presidenza.

http://www.sentio.it/2012/11/07/barack-obama-ha-vinto-le-elezioni-presidenziali-il-suo-programma/

Barack Obama si è riconfermato presidente degli Stati Uniti d’America, battendo il repubblicano Mitt Romney. Il risultato è stato pubblicato sul Twitter personale di Obama:

È successo per merito vostro. Grazie.

Obama si è aggiudicato almeno 303 grandi elettori, contro i 206 di Mitt Romney, ne bastavano 270 per la vittoria. Ma veniamo a quello che Obama si è proposto di fare per gli USA e che avrà conseguenze anche nell’economia mondiale.

IL PROGRAMMA:

AMBIENTE E ENERGIA: il presidente deli stati uniti vuole ridurre del 50% nel breve periodo le importazioni di petrolio, la sua idea sarebbe quella di realizzarla entro il 2020. Vuole una riduzione delle emissioni derivanti da carbone e mercurio.

ECONOMIA: far scadere il programma decennale di riduzione delle aliquote per chi guadagna più di 200 mila dollari l’anno, facendola salire di fatto del 3%. Riduzione del debito pubblico fino a 4 mila miliardi di dollari in dieci anni. Di difficile lettura il suo programma sull’occupazione anche se le sue parole fanno intendere che tramite un’istruzione più aperta a tutti la percentuale di possibilità di lavoro aumenterebbe in tutte le classi sociali.

SOCIALE: il tema centrale è quello delle regolarizzazioni, in particolare dei figli degli immigrati, dei matrimoni gay, della libera scelta della donna in tema di aborto e contraccezione.

ISTRUZIONE: consolidamento dei fondi federali destinati alla ricerca e all’università con un rafforzamento del suo programma di accesso alle borse di studio su base competitiva chiamato Race to the Top. Investimento di 10 miliardi di dollari per l’istruzione pubblica per i prossimi 10 anni.

ESTERI: i rapporti con Iran e Palestina-Israele resteranno immutati, mettendo gli USA in una posizione di attesa e pacifica cautela. Taglio di 500 miliardi di dollari entro il 2020-2022 per quanto riguarda la difesa. Da capire nei prossimi mesi le posizioni degli States nei confronti dell’Europa, è un fatto risaputo che il rigore e l’aumento delle tasse non è ben visto dal presidente.

IL COMMENTO DI LORETTA NAPOLEONI
http://gabrielecaramellino.nova100.ilsole24ore.com/2012/11/il-secondo-mandato-di-obama-con-un-commento-di-loretta-napoleoni.html

Dunque, Barack Obama ha vinto anche le elezioni presidenziali americane del 2012, al termine di una campagna elettorale mai così incerta nella storia americana.

Anche quest’anno, gli americani hanno operato una scelta di buon senso, seppure con uno stato d’animo più incerto rispetto a quattro anni fa. L’idea di cambiamento avviata quattro anni fa, dunque, prosegue (qui il mio pezzo sulle elezioni Usa del 2008, su questo Nòvablog).

Abbiamo chiesto un commento sulle elezioni Usa di quest’anno a Loretta Napoleoni, economista residente tra Gran Bretagna e Stati Uniti.

Subito dopo la rielezione, Obama ha dichiarato: "il meglio deve ancora venire". Che cosa significa, a livello economico e politico, per l’America e per il mondo? Penso che Obama, ora, possa attuare quelle politiche che non ha potuto eseguire durante il suo primo mandato. Mi riferisco soprattutto a politiche economiche espansive: l’economia americana mostra segnali di ripresa ma c’è bisogno di una spinta ulteriore, anche per risollevare il morale della gente. Ma il problema sarà costituito dal fatto che la Camera bassa del Congresso è in mano ai repubblicani e ciò determinerà altri scontri politici nei prossimi quattro anni. Per quanto riguarda le relazioni internazionali: persistono i problemi con l’Iran, ma non credo che ci sarà un attacco contro questo paese, perché in questo momento gli Stati Uniti non possono permettersi un’altra guerra. Su questo tema, avremo comunque una retorica dura, poiché i temi della minaccia nucleare e del nemico lontano sono sempre di grande presa negli Stati Uniti.

Con riferimento all’economia, non credo che ci sarà un giro di vite nell’ambiente della finanza. Un problema più consistente, in quest’area, è la crisi in Europa, che fa sentire i suoi effetti anche nell’economia mondiale. E questo sarà un grande tema di politica estera nei prossimi tempi, con il confronto tra politiche di austerità ed espansive.

Il fiscal cliff è un limite, imposto dai padri fondatori, all’ammontare di indebitamento dello Stato, e dunque il rapporto tra PIL e indebitamento è fisso. Per riuscire ad andare oltre, è necessaria una legislazione che può fare soltanto il Congresso. Questa situazione è accaduta già due anni fa. Ora, per i prossimi quattro anni, bisogna vedere che cosa si deciderà di fare. Le politiche di Obama necessitano di un ampio spazio per l’indebitamento, poiché lo Stato si indebita per immettere liquidità nel sistema. Obama ha fatto il contrario di quanto è stato fatto finora in Europa: invece di puntare su politiche di austerità, ha scelto politiche espansive che però hanno comportato un elevato indebitamento. Ora, non credo che il Congresso gli permetterà di continuare con l’indebitamento: un fatto che non piace ai repubblicani.

Probabilmente, Bernanke verrà riconfermato alla guida della Federal Reserve. Non penso che ci saranno grandi cambiamenti nelle nomine di vertice. Obama è certamente un presidente democratico, ma ha anche un certo lato conservatore. E comunque non ha il pieno appoggio del Congresso. Il sistema americano, d’altra parte, è basato sul compromesso.

A livello istituzionale, l’Ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, David Thorne, commenterà il risultato elettorale in occasione del seminario America has decided, in programma a Roma, venerdì 9 novembre 2012 alle ore 17 all’Università LUISS, sala Toti, viale Romania, 32 (zona Parioli). L’incontro è organizzato dalla LUISS School of Government e dal Robert Kennedy Center for Human Rights Protection. Interverranno anche Giuliano Amato, presidente Centro Studi Americani (Roma), Jim Caporaso, professore di scienze politiche all’Università del Washington (Seattle), Sergio Fabbrini, direttore della LUISS School of Government, Massimo Egidi, rettore dell’Università LUISS di Roma, Imco Brouwer, direttore Robert F. Kennedy Center Training Institute. La partecipazione al seminario è libera ma è obbligatoria la registrazione all’indirizzo e-mail: relazioniesterne@luiss.it.

Guardando al futuro, inoltre, è in programma per giovedì 8 e venerdì 9 novembre 2012 a Washington (District of Columbia, Usa), il summit Reboot America. Si tratta di un meeting dedicato all’incontro fra le startup americane più innovative e grandi aziende Usa, con particolare riferimento ai settori: government, security, politics, advocay, education, health, energy. Tra i partecipanti, anche Tom Kalil, deputy director for Policy - White House Office of Science&Technology Policy. Programma: qui. Per registrazioni: qui (costo per startupper e studenti: 50 dollari + fee 3.74 dollari. General admission: 200 dollari + fee 11.99 dollari).

Non resta che augurare buon lavoro ad Obama.

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Una vittoria netta. Un Paese diviso. E’ il verdetto che esce da una tra le più drammatiche e combattute elezioni della storia recente degli Stati Uniti. Barack Obama è stato rieletto (guarda la cronaca con tutti i dati). Il presidente è riuscito a conquistare quasi tutti gli Stati più contesi alla vigilia – tranne il North Carolina. Ma il voto popolare mostra un’America divisa esattamente in due. Se il Senato resta sotto il controllo dei democratici, la Camera vede un rafforzamento della maggioranza dei repubblicani. I prossimi mesi, presumibilmente, presenteranno lo stesso panorama di divisioni e lotte che ha segnato questa campagna.

Un primo dato importante da segnalare riguarda la mappa politica. La vittoria di Obama è arrivata quando ancora Ohio, Florida, Virginia non erano stati assegnati. Sono stati cioè sufficienti i numeri che arrivavano da Pennsylvania, New Hampshire, Iowa, Nevada, Colorado, per dichiarare chiusa la partita. Si è trattato di un dato che ha contraddetto gran parte delle attese – per settimane si era detto che l’Ohio sarebbe stato decisivo – e che ha dimostrato soprattutto una cosa: che gli elettori degli Stati del Midwest e del West – molti di questi colpiti da una durissima crisi economica e dalla perdita occupazionale – appoggiano l’idea di Obama sul ruolo del governo come motore dell’economia e creatore di posti di lavoro.

L’elemento forse più potente di queste elezioni, e che ne spiega l’esito, è però probabilmente quello relativo alle forze che hanno riportato Obama alla Casa Bianca. La coalizione di gruppi e interessi che aveva fatto trionfare il presidente democratico quattro anni fa è ancora presente. Donne, giovani, afro-americani, ispanici sono tornati a votare con la stessa partecipazione ed energia di quattro anni fa. La coalizione ha perso, probabilmente, alcuni frammenti. Possibile che settori dell’elettorato bianco, della media borghesia e della working-class più colpite dalla crisi, abbiano preferito quest’anno votare repubblicano. Ma quella coalizione continua a esistere e rappresenta ormai una forza centrale della politica americana.

Si tratta di un’aggregazione socio-culturale e demografica che ha un’idea di America più aperta, tollerante, inclusiva. Non è un caso che praticamente tutti i referendum più importanti votati ieri abbiano visto la vittoria delle cause progressiste. Gli elettori di Maryland e del Maine hanno votato a favore dei matrimoni gay. Sempre in Maryland ha vinto chi pensa che gli immigrati, anche se illegali, possano e debbano poter accedere ai college dello stato. E in Colorado e Washington sarà possibile detenere “per uso ricreativo” la marijuana. Si tratta di “segnali”, di episodi significativi che trovano conferma anche nella vittoria di tutti quei candidati democratici, al Senato, la cui battaglia aveva assunto importanza nazionale. Vincono Elizabeth Warren in Massachusetts, Claire McCaskill in Missouri, Joe Donnelly in Indiana, Chris Murphy in Connecticut, Tim Kaine in Virginia. Tammy Baldwin del Wisconsin sarà la prima senatrice apertamente lesbica della storia d’America. Politici repubblicani come Todd Akin e Richard Mourdock, che avevano parlato di “stupro legittimo” e di “stupro come dono di Dio”, hanno avuto la carriera stroncata.

L’elezione 2012 rappresenta del resto un punto di non ritorno per i repubblicani. Il partito degli anziani e dei bianchi, i due gruppi in cui il GOP ottiene più consensi, non è quello che può gareggiare e avere qualche possibilità di vittoria nel Duemila. “L’establishment bianco è ora minoranza”, ha detto polemicamente Bill O’Reilly di Fox News. E secondo Marco Rubio, senatore repubblicano della Florida, “il movimento conservatore deve ritrovare la sua capacità di attrazione per immigrati e minoranze”. La cosa riguarda soprattutto gli ispanici. George W. Bush conquistò nel 2004 il 44% del voto ispanico. John McCain il 31%. Romney, che ha riconosciuto la vittoria, è precipitato al 27%. Se i repubblicani non vogliono perdere per generazioni l’appoggio dei settori più vitali della società, devono cambiare rapidamente corso.

Rimane il tema del lavoro da fare nei prossimi mesi. Nel discorso della vittoria al McCormick Center, Obama ha fatto risuonare con particolare urgenza l’appello all’”unità d’America”, al superamento delle divisioni, al dialogo tra diversi. “Non esistono Stati blu e Stati rossi, Stati democratici e Stati repubblicani. Esistono gli Stati Uniti d’America”, ha detto, rieccheggiando un tema già usato durante la campagna di quattro anni fa. Obama ha offerto al Congresso, quindi ai repubblicani della Camera, un programma di lavoro comune nei prossimi mesi: riduzione del deficit, un nuovo sistema di tassazione, un’organica riforma dell’immigrazione. Il no è praticamente certo ed è stato annunciato nelle scorse ore dallo speaker repubblicano della Camera, John Boehner. Probabile quindi che i prossimi mesi riproporranno lo scenario di aspre divisioni già sperimentato durante la campagna elettorale. Ma questo appartiene appunto al futuro. Per ora, per le strade di Chicago, c’è soprattutto la voglia di festeggiare il ritorno – atteso, faticoso, difficile – di Barack Obama alla Casa Bianca.

PEZZO DI STAMATTINA SULLA STAMPA
La Cina ha guardato alla campagna elettorale americana con distacco: assenti le maratone televisive che riportavano il minuto per minuto dei sondaggi, della votazione e infine dei risultati. Anzi: ieri mattina l’agenzia di stampa Xinhua ha lanciato un dispaccio titolato «Gli occhi del mondo sono puntati sulla Cina».

Nulla che vedere con le elezioni presidenziali Usa: si tratta dell’apertura - oggi del 18esimo Congresso del partito comunista cinese, che ha quest’anno l’incarico decennale di nominare il nuovo Comitato centrale del politburo, che apparentemente sarà ridotto da nove a sette membri e guiderà le nomine più importanti della politica cinese. L’atmosfera preCongresso è asfissiante: le misure straordinarie di sicurezza sono così numerose da comprendere l’obbligo per i tassisti di strappare le maniglie degli sportelli e dei finestrini, per prevenire che un passeggero testa calda possa decidere di gettare volantini sovversivi da un’auto in corso.

Internet è più lento che mai, i siti bloccati sono più numerosi del solito, e il centro della capitale è pieno di zone nelle quali è proibito transitare o sostare. Il Congresso durerà fino al 14 novembre, ed è quanto di più lontano dalla politica americana si possa immaginare: niente elezioni ma nomine, stabilite da più di duemila membri del Partito (fra cui uomini d’affari e medaglie d’oro alle Olimpiadi), senza eccessive incognite. Si sa fin d’ora che il prossimo segretario di Partito sarà Xi Jinping, che in marzo assumerà anche il ruolo di Presidente, succedendo Hu Jintao. Il Primo Ministro sarà Li Keqiang, mentre l’attuale Wen Jiabao terminerà il suo mandato. I restanti cinque uomini (sembra non ci siano donne) sono, secondo l’analista Willy Lam, «molto conservatori: le indiscrezioni di riforme che si sono avute in questi giorni sono solo per non inquietare gli osservatori, ma dopo la crisi legata alla caduta di Bo Xilai, la leadership non vorrà rischiare e sceglie di non promuovere nulla di nuovo, alla ricerca della stabilità».

E’ proprio quello che Pechino si aspetta anche da Obama, pur mantenendo toni bassi sulla rielezione: forse per evitare spiacevoli paragoni fra il modo di scegliere i leader negli Usa e in Cina. Anche sui siti web dei quotidiani cinesi le prime notizie riguardano tutte il Congresso, e solo cercando fra le brevi si può scoprire la conferma di Obama alla Casa Bianca. Il compassato silenzio ufficiale cinese è però smentito dal web, malgrado censura e lentezze: quando la vittoria di Barack Obama era cosa certa, 25 milioni di tweet riguardanti Obama sono stati contati su Sina Weibo, il principale sito cinese clone di Tweeter (censurato). La maggior parte di loro è felice dell’elezione di Obama, pochi arrischiano paragoni su come vengono scelti i leader in un Paese e nell’altro. E’ ancora lontano il giorno del suffragio universale in Cina. Invece Ting Wai, professore all’Università Battista di Hong Kong, cita fra le possibili riforme quella dell’informazione: «non una liberalizzazione totale, ma una diminuzione della censura». L’attuale stretto giro di vite su Internet, però, lascia pensare che anche questa riforma non sia fra le più urgenti.
Ilaria Maria Sala