Marco Bardazzi, La Stampa 07/11/2012, 7 novembre 2012
LA CORSA DA 5 MILIARDI DI DOLLARI
Due cassaforti da un miliardo di dollari ciascuna, a disposizione di Obama e Romney per demolire l’avversario. La campagna elettorale più costosa della Storia è stata anche tra le più virulente degli ultimi decenni. Tra soldi raccolti direttamente dai candidati (un miliardo a testa) e da gruppi di pressione a loro collegati e finanziamenti per le corse a Camera e Senato, si parla di oltre 5 miliardi di dollari riversati dalla politica su tv, giornali, web e social media in questa tornata elettorale. Una mole di denaro servita per cercare di orientare le scelte di oltre 130 milioni di americani attesi al voto. E i messaggi che Democratici e Repubblicani hanno usato per chiedere il consenso, molto spesso sono stati all’insegna dell’attacco a testa bassa.
Memori degli anni in cui Karl Rove, lo stratega di George W. Bush, giocava duro per far fuori avversari come Al Gore e John Kerry, i Democratici stavolta hanno messo da parte la campagna in buona parte positiva di Obama 2008 e si sono adeguati alla sfida. Il gioco «sporco» lo ha fatto spesso il vicepresidente Joe Biden, che ha dipinto Romney come un fantoccio nelle mani di Wall Street. «Romney nei suoi primi 100 giorni - ha detto più volte Biden - tornerà a dare il potere alle banche. Attenti, americani, tornerete tutti in catene» (una battuta che gli ha creato qualche problema di fronte alle platee di afroamericani). Biden, celebre per la frasi a effetto e per le gaffe, ha riassunto i successi della presidenza Obama nella formula: «Osama bin Laden è morto e la General Motors è viva». E quando Romney si è trovato nei guai per la diffusione di un video nel quale giudicava «irrecuperabili» il 47% degli elettori, è stato Biden ad affondare i denti per conto di Obama.
Dall’altra parte, il gioco duro è stato più spettacolare. Una delle immagini-simbolo della campagna resterà Clint Eastwood che parla a una sedia vuota alla Convention dei repubblicani, per rimproverare un invisibile Obama da lui ritenuto troppo debole.
Romney si è tirato addosso le ire dei Democratici ripetendo in giro per il Paese che Obama ha «derubato» di 700 miliardi di dollari il sistema di welfare pubblico Medicare «per pagare l’Obamacare», la riforma sanitaria del Presidente odiata dai Repubblicani. Un’accusa che la Casa Bianca ha respinto con forza, così come ha fatto con l’attacco delle ultime settimane di Romney, incentrato sull’accusa a Obama di aver salvato con soldi pubblici GM e Chrysler solo per permettere loro di «trasferire posti di lavoro in Cina». È toccato alle stesse case automobilistiche smentire i repubblicani.
Ora che anche questa campagna è andata in archivio, partono le analisi per capire se e come cambierà la comunicazione politica nei prossimi anni. Un primo indicatore per il futuro si intravede già: anche nell’era dei social media, le campagne elettorali continuano a riversare gran parte dei soldi sulla tv. E sembrano diventare sempre più cattive.