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 2012  novembre 07 Mercoledì calendario

“IL NO ALLA TV È LA SUA RESISTENZA”

La migliore forma di resistenza è sparire” sostiene Carlo Freccero e nella quadriglia dei decaloghi, delle separazioni plastiche e degli anatemi, altro non vede che elementi per ragionare. “Credo che dietro le ultime regole ci sia soprattutto Casaleggio. Ma io sono come il dr. House, non mi importa nulla di dirle chi ha ragione, torto o eventuali attenuanti. Grillo, è innegabile, sta giocando molto forte. Con i messaggi di ieri Beppe e Casaleggio puntano a definire un’identità. A dire: ‘Noi siamo diversi’. In mezzo alla casta della tv non andiamo. Non ci facciamo collocare da una maggioranza silenziosa, malata o peggio passiva nelle nicchie prefabbricate dove la novità finisce per recitare da spettacolo circense, banalità o eccezione insolita. Il no ai talk show poi, è anche un calcolo tribale che fa leva sulla complessiva saturazione della tv generalista. La gente è stanca della solita formula. Dei sorrisi trasversali. Del Cencelli del contraddittorio. Dei tavolini apparecchiati perché nulla cambi”.
Non è un rischio esiliarsi?
È un vantaggio. Grillo sa benissimo che la tv, suo malgrado, sarà comunque costretta a occuparsi di lui. A fare il meta-racconto dell’impatto del movimento, ad accettare interviste a scatola chiusa, a descrivere un elemento di novità numericamente non nascondibile. La comparsata nel salottino tv trasforma qualunque novità in preistoria. Provi a farti conoscere e sei già consumato.
Dove vuole arrivare Grillo?
Al 25 per cento, ma demolendo alla radice il sistema dei partiti. Presentandosi come antidoto e antitesi. Persino ovvio che in questo disegno, pur con affetto, Di Pietro brilli di luce sinistra. Un cascame del passato. Un’eredità della Seconda Repubblica con cui Grillo non desidera avere a che fare.
Ieri Grillo ha attaccato tre conduttori televisivi.
I tre nomi fatti sono solo simboli di qualcos’altro. L’avversione nei confronti di Lerner, Fazio e Formigli è virtuale, come pretende una piattaforma che con la Galassia Guttenberg e con la tv commerciale, diretta derivazione del ‘900, non c’entra niente.
Non è stato lieve.
Giudizi figli anche di una vecchia acredine nei confronti dei tre. Nella visione di Grillo e Casaleggio, Gad rappresenta la voce di Scalfari e di Repubblica, Formigli quella dello sgarbo di Favia e Fazio, il conformismo culturale di sinistra.
In rete si parla di liste di proscrizione. Di fascismo mediatico.
Lo faranno anche i giornali di stamattina e io immagino un Grillo felice, soddisfatto e gaudente. Non aspetta altro. Rimuovere l’ipnosi. Destrutturare il quadro. Disseppellire l’idealismo. Grillo è un fenomeno molto interessante. Ha un programma che non presuppone la rivoluzione, ma il cambiamento di mentalità. E sta precedendo, nell’altrui balbettio, la rinascita di un pensiero radicale di sinistra. Adesso si occupa di obiettivi circoscritti, definibili, ottenibili. Domani affronterà macroquestioni a cui i poteri forti hanno già dato una risposta.
Quale, Freccero?
Far rinascere la Dc con un Pd renziano, Monti in veste di capo e chi trama per la conservazione a sovrintendere. Sa cosa c’è? Non so mica se i poteri forti ce la fanno.
Grillo come li contrasterebbe?
Con una forma di comunicazione immediata che permette di coordinare larghe masse in tempi brevissimi. Già sperimentata dagli indignati europei , sudamericani o nelle rivolte arabe. La domanda è un’altra.
Quale?
Siamo di fronte a un semplice strumento di gestione dell’esistente o la politica sta cambiando a causa del sostegno dei nuovi media? Propendo per la seconda ipotesi.
Perché?
I social network selezionano obiettivi compatibili con la rete. Danno un risultato visibile e non rimandato alle Calende greche. Restituiscono credibilità. Se nel passato prossimo la tv generalista ha prevalso con l’audience e un’opinione pubblica orientata con sondaggi drogati, il domani è del web, una piattaforma a costo zero, accessibile a tutti. Siamo passati dalla maggioranza alla moltitudine. Niente editori monopolisti, ma un mouse e una tastiera. Io la chiamo rivoluzione. Sbaglio?