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 2012  novembre 07 Mercoledì calendario

DA WARHOL A CHRISTO IL TESORO RITROVATO NEL LOFT

[New York, chiamato a svuotare la casa di un fotografo morto senza eredi ha trovato e messo all’asta una collezione d’arte straordinaria] –
Arriva alla casa d’aste Doyle con la moglie Danette e il cognato Gregory. Si siedono in prima fila, mentre stanno per andare all’incanto trenta delle opere trovate per caso mentre svuotava l’appartamento di un vecchio fotografo amico degli artisti pop degli Anni 60. Ci sono anche una Marilyn di Warhol, un sole di Roy Lichtenstein, disegni di Christo, altri di Yves Klein, Jean Tinguely, Niki de Saint Phalle. Il destino di quest’uomo del Bronx e della sua famiglia sta per cambiare.
Tutto cominciò sei anni fa con una telefonata. Era uno di quei giorni afosi di agosto a New York. «Ho un lavoro per te, vieni a vedere», gli disse Matthew Russas, il manager del centro per le arti Westbeth a Greenwich Village. Darryll Kelly salì sul suo furgone e dal Bronx scese alla punta estrema di Manhattan, dove Westbeth occupa un intero isolato di fronte al fiume Hudson. Fin da quando aveva sei anni aiutava il padre a svuotare le cantine, poi appena finito il liceo si è messo in proprio e da allora lavora col cognato per dieci dollari l’ora.
«Non riuscivamo nemmeno ad aprire la porta del loft dove viveva Harry Shunk e una volta entrati il cattivo odore prendeva al cervello», ricorda Darryll. Il corpo di Shunk era stato trovato solo dieci giorni dopo la sua morte, caduto a testa in giù tra le pile di oggetti accumulati fino al soffitto. Nato in Germania nel 1924, emigrato a Parigi negli Anni 50 col suo compagno ungherese Janos Kender, diventò il fotografo di corte del Nouveau Réalisme. Insieme lavorarono con Yves Klein, Arman, Jean Tinguely, Niki de Saint Phalle, poi a loro si aggiunse Christo. Leap into the Void , il loro fotocollage di Klein che si butta dalla finestra di un secondo piano, sta nella collezione del Metropolitan Museum. Ma quando Kender lo lasciò, Shunk perse la testa. Si trasferì a New York, dove andò a vivere in uno dei 400 spazi che Westbeth, appena aperta nel 1970, mise a disposizione di artisti, fotografi, musicisti, scrittori, ballerini, registi.
Shunk non comunicava con nessuno, girava in bicicletta, raccoglieva quello che trovava per strada e continuava a fotografare. Documentava il lavoro di Roy Lichtenstein, che abitava proprio di fronte a lui, seguiva Warhol e la sua factory, era il fotografo ufficiale di Christo e Jeanne Claude. Ma era solo al mondo, non aveva eredi. Sicché Russas, quando trovò il suo corpo, si mise in contatto con la municipalità di New York. Le centinaia di migliaia di negativi e stampe furono raccolte, portate vie, poi messe all’asta. A Darryll Kelly spettava il compito di svuotare lo spazio dei quintali di oggetti accumulati da Shunk. In una settimana aveva riempito sette enormi contenitori, mentre i vicini e i passanti portavano via libri, vecchie riviste, oggetti di qualsiasi tipo. «Stavamo per andare via e mi sono chiesto: perché non prendere anche noi qualcosa?». In un armadio aveva trovato ancora scatole con negativi, rotoli di carta, cartelle piene di disegni. Dentro, un’immagine di mucca, una di Marilyn Monroe col viso fucsia, disegni di edifici impacchettati. Avvicinato il furgone all’ingresso del palazzo, aveva caricato sei scatole e chiamato subito la moglie. «Honey», le aveva detto,«sto arrivando con della roba, fai posto a casa». Il tutto fu stipato negli armadi in cucina e dimenticato.
«Poi l’anno scorso mi è capitato di vedere su Pbs (il canale di televisione pubblica) qualche puntata di Antiques Roadshow . Vendevano all’asta roba che sembrava qualunque e valeva magari mezzo milione di dollari. Mi veniva la pelle d’oca». Che fare? Non sapeva a chi rivolgersi, ma si fidava del suo amico Russas, manager del centro d’arte Westbeth. Andò e gli portò una parte del materiale di Shunk. Steve Neil, il direttore della galleria, lo mise in contatto con Jack Cowart, direttore della Lichtenstein Foundation, che nel 2008 aveva comprato all’asta organizzata dalla città di New York l’archivio fotografico di Shunk. «Lì portai tutta la mia roba. All’inizio non mi fidavo, osservavo quello che si dicevano tra loro, come si muovevano, ma mi sono ritrovato in famiglia». Per un intero mese, dopo il benestare di Dorothy Lichtenstein (che conosceva bene Shunk), Cassandra, Justin, Natascia e altri quattro ragazzi della Fondazione si sono dedicati a catalogare la collezione di Darryll senza fargli pagare nulla. Anzi, adesso hanno appena acquistato da lui 1.700 negativi di Shunk, che documentano il lavoro di Lichtenstein.
In sala le offerte crescono a ritmo serrato. Il Valley Courtain di Christo, un disegno del 1972, viene aggiudicato per 40.625 dollari, un trittico di Yves Klein per 68.500, una Marilyn di Warhol su carta del 1967 per 74.500. In meno di un’ora il destino di Kelly è cambiato. Che farà con tanti soldi quanti non ne aveva mai visti in vita sua? «Devo rimanere concentrato e ringraziare il cielo: potrò mandare al college mia figlia, i due nipoti. Li potrò portare a Disney World. Poi voglio fare una lapide di marmo per la tomba di Harry Shunk. Ormai è parte della famiglia».