Rassegna, 7 novembre 2012
Le regole di Grillo per i militanti 5 Stelle
• Sul suo blog Beppe Grillo ha compilato una specie di manuale d’istruzione per il Movimento 5 Stelle. Il nuovo alfabeto del movimento parte dalle alleanze impossibili: «D come Di Pietro: ha la mia amicizia, ma il M5S non si alleerà né con l’Idv, né con nessun altro. Il M5S vuole sostituire il sistema dei partiti con la democrazia diretta e vuole la fine dei partiti basati sulla delega in bianco». La E di Euro: «La decisione di rimanerci spetta ai cittadini italiani attraverso un referendum, questa è la mia posizione. Ritengo che l’Italia non possa permettersi l’euro, ma devono essere gli italiani a deciderlo e non un gruppo di oligarchi o Beppe Grillo». E la P di Primarie? «Nel M5S non ci saranno primarie (non si votano leader o leaderini) per le elezioni politiche, ma la scelta di portavoce per Camera e Senato per l’attuazione del programma in stretta collaborazione con gli iscritti». C’è poi una nuova regola, che archivia uno degli storici motivi d’orgoglio del movimento e piomba nel mezzo delle polemiche per il trattamento riservato alla consigliera bolognese Federica Salsi, colpevole di aver voluto cercare il «punto G» a Ballarò: la remissione del mandato. Finora ogni eletto lo rimetteva due volte l’anno lasciando ai cittadini la decisione sul futuro della carica. Ora Grillo cambia tutto: «Il consigliere, il sindaco o il parlamentare non ha alcun obbligo di rimettere il mandato periodicamente. Nel caso questo avvenisse deve essere preceduto da un’informazione pubblica e dettagliata del suo operato sul portale del M5S con una votazione estesa a tutti gli iscritti del Comune e della Regione di rifermento, o dell’intero corpo elettorale in caso del Parlamento». La lettera destinata a sollevare più polvere, però, è la T di Televisione: «Non sono “vietate” interviste di eletti del M5S trasmesse in tv per spiegare le attività di cui sono responsabili. È fortemente sconsigliata (in futuro sarà vietata) la partecipazione ai talk show condotti abitualmente da giornalisti graditi o nominati dai partiti, come è il caso di Rai, Mediaset e La7». Grillo poi chiarisce ulteriormente il concetto su Facebook e Twitter: «I giornalisti tv sono lì per grazia ricevuta dai loro editori. Sono pagati profumatamente per il servizietto pubblico al Bersani, al Renzi, al Casini di turno». Ecco i nomi: «Lerner, Fazio, Formigli, per citare solo alcuni della truppa cammellata, sono le nuove fate smemorine il cui compito è trasformare delle zucche vuote in statisti e attaccare con ferocia chi mette in discussione il sistema (del quale sono i pretoriani) e proteggere il loro portafoglio».