Roberto Giardina, ItaliaOggi 07/11/2012, 7 novembre 2012
LA STAMPA TEDESCA È IN DIFFICOLT
[Stern ha perso in un anno il 15%, Brigitte l’11 e Bunte il 10] –
La Germania, fino a ieri, veniva considerata un’oasi per la stampa, dai giornali alle riviste, ai libri. Ma ora i dati sono in calo, sia per i quotidiani che per romanzi e saggi. Notizie preoccupanti che giungono da fronti opposti, sia dalla popolare Bild Zeitung, il giornale più diffuso d’Europa, sia dallo Spiegel, il settimanale più autorevole.
Sono entrambi temuti dai politici preoccupati di quel che scriveranno, e hanno il più alto quoziente d’«autorevolezza» per i lettori, sia pure per ragioni diverse, ma le copie vendute continuano a diminuire.
Per la Bild, la tiratura sfiorava ancora i 4 milioni di copie nel 2009, con poco più di 3 milioni di copie vendute. Si era lontani dal record dei tempi d’oro con 4,5 milioni di copie e oltre 13 milioni di lettori, ma erano anni in cui la tv aveva appena tre canali e non esisteva internet. Comunque non male. Quest’anno, nel terzo trimestre, si è scesi a 3,47 milioni di copie diffuse, e una vendita di 2,7 milioni, con una perdita del 5,5% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Il domenicale, la Bild am Sonntag, perde l’8%. Dati invidiabili per noi italiani, già preoccupanti per i tedeschi.
Der Spiegel rievoca in questi giorni lo scandalo di cinquant’anni fa, quando Josef Strauss, ministro della difesa, spedì in carcere il direttore Rudolf Augstein, e alcuni giornalisti, colpevoli di aver diffuso notizie top secret.
Ma alla fine fu il ministro a perdere, e Spiegel conquistò un invidiabile prestigio internazionale. Gli ultimi dati sono però sconfortanti: le copie vendute in edicola sono appena 262 mila, con una perdita del 7%, quelle in abbonamento sono 933 mila, con un calo rispetto all’anno scorso del 3,5%.
Ma la colpa in parte è anche di irragionevoli misure di risparmio: io, abbonato da decenni, ricevevo la mia copia la domenica all’alba, poi mi è stato comunicato che mi sarebbe stata spedita con la posta normale, e l’avrei ricevuta nel mio quartiere il lunedì nel primo pomeriggio, con 30 ore di ritardo sulla vendita in edicola. Però avrei potuto leggerlo in internet a partire da mezzanotte del sabato su domenica. Ho disdetto l’abbonamento. Lo compro in edicola, ma se sono in viaggio all’estero, a volte, non ci riesco. Ma le case editrici non perdono il vizio di rivolgersi a esperti di marketing che scambiano un settimanale o un libro per una saponetta.
Si è cercato di correre ai ripari con una campagna pubblicitaria in tv costata 2 milioni di euro, ma si spera al massimo di bloccare le perdite. In passato, i politici aprivano il settimanale di Amburgo con terrore: quale rivelazione li aspettava? Ma oggi le notizie arrivano prima in internet, controllate o no, e quando Spiegel le riprende, sia pure con articoli approfonditi e precisi, per il lettore sono già bruciate. Il tentativo di dedicare le copertine a temi più frivoli, o meno politici, come il mal di schiena, rischiano di irritare i lettori storici senza conquistarne per sempre di nuovi.
Che alla concorrenza vada peggio non è una consolazione: Stern accusa una perdita del 15% nelle vendite in edicola, Bunte cala del 10, il femminile Brigitte perde l’11.
Ma è tutta la stampa tedesca a trovarsi in difficoltà. In dieci anni, dal 2002, i quotidiani hanno perso oltre 6 milioni di copie, più di quanto vendano tutti insieme i giornali italiani: da 27,49 milioni di copie si era scesi a 24,25 milioni cinque anni dopo, a 21,78 milioni l’anno scorso, e si sono perse oltre 600 mila copie a fine estate, con 21,13 milioni di copie, con un calo del 3%. Per i settimanali di varia in dieci anni la perdita è in media di 33 mila copie a numero. E non va meglio neanche per le pubblicazioni specializzate: in totale vendevano dieci anni fa poco più di 17 milioni di copie, oggi siamo a 12,22 milioni, con una perdita di oltre un terzo.