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 2012  novembre 07 Mercoledì calendario

LA CASA PULITA È A IDROGENO E STA NASCENDO A TRENTO

Quando si parla di idrogeno come fonte alternativa a petrolio e gas, vengono subito in mente auto futuribili, a emissioni zero. Tuttavia la realtà ha frenato molte aspettative, di fronte a un mercato complesso come quello dei motori. Per fortuna, però, l’idrogeno non serve solo a muovere le quattro ruote. Lo sta dimostrando la Fondazione Bruno Kessler di Trento, coordinatrice del progetto europeo «Eden», che ha l’obiettivo di creare un sistema d’avanguardia per trasformare - e rendere finalmente economica - la gestione dell’energia nelle nostre case. Una vera e propria rivoluzione, insomma.
Il programma punta ad abbattere i costi delle bollette che pesano su ciascuno di noi grazie a un sofisticato dispositivo delle dimensioni di una normale caldaia, in grado di fornire sia il calore sia l’energia elettrica. «Sarà un contenitore del volume di una decina di litri di idrogeno – spiega Luigi Crema, ricercatore del Centro materiali e microsistemi della Fondazione - che accumula l’elemento non come gas, ma in forma solida». Il cuore del dispositivo è rappresentato da un nanomateriale basato su un idruro di magnesio e il sistema lavora come una sorta di spugna: è in grado di intrappolare su una superficie solida l’idrogeno, ricavato per esempio dall’idrolisi dell’acqua, e poi di rilasciarlo, al momento del bisogno, semplicemente aumentando la temperatura. Il calore che rompe i legami che «stoccano» l’idrogeno stesso sarà veicolato direttamente dalla pila a combustibile del dispositivo. Un accorgimento che permette maggiore efficienza e un ulteriore risparmio.
«L’energia - precisa Crema - sarà sufficiente a rifornire continuativamente un appartamento, per 24 ore, a seconda delle esigenze dell’utente». Inoltre non ci sarà bisogno di allacci esterni. «Eden» consentirà, infatti, la completa indipendenza energetica per ciascuna abitazione, perché la corrente elettrica sarà prodotta in loco.
«Il dispositivo - spiega il ricercatore - ci traghetterà in quella che chiamiamo l’era dei post-incentivi: non servirà più che lo Stato ci fornisca sgravi per nuovi apparecchi, come avviene per il fotovoltaico, perché avremo a che fare con una macchina che genera energia già da fonti rinnovabili». È questa, del resto, l’aspettativa degli operatori del marcato: «Avvalerci di tecnologie già competitive dal punto di vista economico e senza contributi pubblici».
Nel maggio scorso, a Denver, Crema aveva incontrato il segretario per l’Energia dell’amministrazione Obama, il Nobel Steven Chu, spiegandogli le sue strategie. Al centro della discussione la messa a punto di sistemi di stoccaggio e rilascio dell’idrogeno dal costo massimo di 100 dollari per chilowattora, un quarto del prezzo attuale. «Eden», infatti, ha grandi ambizioni: durerà tre anni e proseguirà grazie a un finanziamento di un milione e mezzo di euro erogati dall’Ue, dei quali oltre 500 mila saranno assegnati proprio alla Fondazione Kessler. Ma tra i partners del progetto figurano anche le italiane Mbn Nanomaterialia e Matres Scrl, le spagnole Cidete Ingenieros Sl e Universidad de la Laguna, la tedesca Panco GmbH, oltre al laboratorio della Commissione europea «Joint Research Centre – Institute for Energy and Transport».
La «macchina» è un esempio del dialogo virtuoso tra luoghi del sapere d’avanguardia, nostrani e stranieri. «Eden» ha superato un tipico gap italiano, la cronica assenza di collegamenti sistematici tra università e industria. «In Usa e Germania ma anche in Spagna – sottolinea Crema - Stato e imprese sono, allo stesso grado, committenti e mecenati della ricerca, che quindi risulta un insieme coordinato. Questo mancato rapporto frena invece la nostra filiera della conoscenza, che resta poco competitiva». Adesso il progetto della Fondazione Kessler vuole rompere l’«impasse».