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 2012  novembre 07 Mercoledì calendario

LA PASSIONE DEI CAVALLI IN CINA [A

Tianjin investiti 1,56 miliardi di euro per una città ad hoc] –
Ai cinesi piace sempre più il cavallo. Il settore dell’equitazione è in forte sviluppo e a Tianjin, a un’ora e mezza da Shanghai, funziona un club di polo, molto frequentato, chiamato Nine Dragons Hill (la collina dei nove dragoni). È stato approvato un progetto da 1,56 miliardi euro per la realizzazione di una Città del cavallo che comprenderà due ippodromi, 4 mila posti per accogliere gli animali, un centro di formazione equestre e una clinica veterinaria.
Sono una trentina i membri del club che si ritrovano nel fine settimana per giocare a polo e che hanno pagato la loro adesione oltre 50 mila euro.
Per la costruzione del terreno sono stati spesi 150 mila euro. Per trovare gli allenatori ci si è spinti fino all’Argentina. Il livello qualitativo non è molto alto, ma è in rapido miglioramento. D’altronde la disciplina è nuova per il paese asiatico, dove è sbarcata dieci anni fa.
Attualmente, però, non esistono in Cina le corse ippiche e tantomeno le scommesse. Il divieto di organizzare gare era stato introdotto da Mao Tse-Tung. Ora si contano 500 club ippici. Questa disciplina sportiva, assicurano gli esperti, è in veloce crescita e diventerà più importante del golf. Proprio il progetto di Tianjin va nella direzione di avere a disposizione strutture adeguate.
L’interesse per l’ippica va di pari passo con la forte domanda di cavalli stranieri, perché le razze locali sono costituite da esemplari troppo piccoli per poter gareggiare. I dati forniti dal China Equestrian Website dicono che l’anno scorso sono stati importati 4 mila cavalli, il doppio rispetto al 2010. Le procedure sono ancora farraginose. Occorrono circa tre mesi per la consegna e la spesa è mediamente di 30 mila euro per ciascun esemplare: metà per l’animale e l’altra metà per il trasporto e altre spese.
In molti spingono perché vengano autorizzate le scommesse ippiche, proibite ovunque tranne che a Macao e a Hong Kong. L’ex colonia britannica può vantare un giro d’affari annuo intorno a 7,8 miliardi di euro. La città di Wuhan, nel centro della Cina, aveva pronto un progetto pilota, ma il governo ha bloccato qualunque iniziativa. Niente scommesse, dunque, e le corse sono praticamente inesistenti.
Non è detto, comunque, che la situazione sia destinata a rimanere immutata. Per questo il mondo delle corse francese si sta preparando a fornire la materia prima alla Cina. Rappresentanti della Mongolia, dove esiste una deroga di Pechino per motivi storici, vanno in Francia ad acquistare cavalli e a studiare la struttura della filiera locale. Recentemente una delegazione della Cina ha comprato una trentina di esemplari negli allevamenti della Normandia, per un costo complessivo di 400 mila euro.
Per ora, tuttavia, gli acquisti di purosangue sono rari. Nella futura Città del cavallo sarà creata una casa d’aste in tandem con il gruppo malese Tak. Gli occhi sono puntati sul 2014, che in Cina sarà l’anno del cavallo secondo il calendario. Gli addetti ai lavori sperano che sia l’occasione per far partire le prime corse ufficiali.