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 2012  novembre 07 Mercoledì calendario

«Venticinque anni di Tiggì e sono ancora un ragazzino» - Ezio Greggio, a Striscia la notizia dalla prima puntata del primo anno: il 7 novembre 1988

«Venticinque anni di Tiggì e sono ancora un ragazzino» - Ezio Greggio, a Striscia la notizia dalla prima puntata del primo anno: il 7 novembre 1988. Ancora lì sul bancone per la venticinquesima edizione, quel­la in corso, che viene festeggiata stase­ra. Ogni sera a dire «è lui o non è lui», e a ironizzare su migliaia di scoop, reporta­ge, denunce, imbrogli. Il ricordo del primo giorno. «Con Gianfranco D’Angelo. Partiva una nuova avventura con Antonio (Ric­ci) e capimmo subito che sarebbe stato un successo. Emozionati? Solo un pizzi­co, eravamo già affiatati». La puntata indimenticabile. «Quella di stasera. E quella della sera dopo. Non riesco a sceglierne una sola: abbiamo fatto così tanti servizi impor­tanti e abbiamo aiutato così tanti anzia­ni e persone più deboli e ingenue che l’elenco sarebbe troppo lungo». Le cose più brutte raccontate. «Tante... Devo dire però che quando parlavamo di Emilio Fede non dormi­vo di notte...». L’incidente più eclatante. «Molti, soprattutto le “culate“ che si sono prese le veline mentre planano sulla scrivania: le prime ragazze erano più in carne e avevano più materiale su cui atterrare. Alle ultime fanno fare ad­dirittura le ginnaste». Scherzi indimenticabili. «Una volta a Enzino (Iacchetti). Gli ho messo nel bicchiere la grappa al po­sto dell’acqua. L’ha bevuta in diretta prima di lanciare un servizio, è sbianca­to, non è più riuscito a parlare....» Litigi. «Mai. A volte qualche dubbio su cosa mandare in onda. Però il confronto con Antonio è sempre stato franco e alla fi­ne si è sempre deciso per il meglio». Ricci tanto amato, a volte odiato per il rigore e la meticolosità. «Ma no, con dei cialtroni di presenta­tori e inviati come noi, bisogna essere più che rigorosi. Ne ho conosciuti tanti di autori televisivi, e lui è il numero uno. Ci vuole grande serietà per affron­tare ogni sera quegli argomenti e non farsi mai prendere in castagna». La velina preferita. «Enzina da Luino, quella pelosa... (ovviamente si riferisce a Iacchetti)». Partner preferito. «Per i maschi Enzino, con lui è stato un matrimonio. Per le femmine Michel­le (Hunziker), con lei sembriamo San­dra e Raimondo». Troppo democristiano... «Infatti non voglio dimenticare Raffa­ele Pisu, Ric e il mio primo partner D’Angelo». Come è cambiato Ezio Greggio in questi 25 anni. «Qualche capello bianco e qualche ruga in più, ma mi sento un ragazzino come mi sentivo allora». Quante puntate condurrà ancora. «Me lo richieda tra altri 25 anni!» Laura Rio *** Da Vanna Marchi a Cuccia Tutti gli scoop di Ricci&Co. - Essì, quelle di Striscia la notizia sono (anche) venticinque annate di giornalismo. Intrattenimento, satira, costumi del Paese e costumi delle veline, ma soprattutto eventi, notizie, ipocrisie smascherate. Giornalismo. Lo dimostra una bre­ve ricognizione sugli scoop messi a segno dal tiggì di Antonio Ricci dal 7 novembre 1988 ad oggi. Ci sono faccende dannatamente serie. Gli aiuti ai terremotati dell’Umbria, che nel 1997 il Gabibbo scovò ab­ba­ndonati da sei anni in un deposi­to militare di Pizzighettone, o gli ef­fetti devastanti dell’uranio impo­verito, denunciati per la prima vol­ta in diretta tivù nel febbraio 1999. C’è un filone autonomo e fortu­nato della casa, il «fuorionda», po­chi secondi più incisivi di paginate di analisi politologiche, a togliere il velo al Palazzo. È il 25 novembre 1994. Mentre aspetta di collegarsi con lo«Speciale tg4»,l’allora segre­tario del Partito popolare Rocco ButtiglioneproponealvicinoAnto­nio Tajani (coordinatore di Forza Italia) un’alleanza per le successi­ve elezioni. Così si sposta il Polo del­le libertà al centro, e si isolano quel­li di Alleanza nazionale. Striscia manda in onda, bufera politica im­mediata, che a tutt’oggi Berlusco­ni no­n giudica secondaria nella ca­duta del suo primo governo. Tre an­ni dopo, è Franco Frattini ad essere sbertucciato:Ricci &Co.trasmetto­no un fuorionda in cui l’onorevole berlusconiano sparla allegramen­te dei candidati sc­elti dal centrode­stra per le elezioni amministrative. Il giorno dopo, un Frattini molto meno ilare sarà costretto a scusarsi con i colleghi. Ci sono i tabù infranti della tivù impettita, come la magistrale anti­cipazione firmata dal duo Ezio Greggio-Raffaele Pisu della classifi­ca del Festival di Sanremo nel 1990. Deve ancora iniziare la sera­ta finale, e i due sparano: i Pooh pri­mi, Toto Cutugno secondo, Mietta-Minghi terzi. E così fu. Ci sono anche, di converso, i riti sbugiardati della tivù cialtrona. Fu Striscia ad aprire nel 2001 l’ affaire Vanna Marchi, mostrando le prati­che con cui la teleimbonitrice af­frontava il malocchio che imman­cabilmente affliggeva i suoi clienti («rito del sale» e simili procedure scientifiche)insieme all’improba­bile mago Do Nascimento. Ci sono spezzoni dell’inefficien­za e della commedia italiche, dai tassisti romani che arrotondano scorrazzando i clienti stranieri per mezza città alla disinvoltura con cui all’aeroporto di Orio al Serio si possono passare i metal detector e depositare bagagli incustoditi fino al dipendente del comune di Paler­mo che si assenta abitualmente per fare lo skipper sulla barca del sindaco Diego Cammarata. Ci so­no casi di coraggio vero, come quel­lo di Stefania Petryx, l’inviata con bassotto al seguito che nel dicem­bre 2007 si reca a Corleone e chie­de dove possa incontrare Ninetta Bagarella (la moglie di Totò Riina) mentre arringa i paesani sui danni della mafia. E istantanee perfette del potere. Su tutte, il mitologico in­seguimento che Stefano Salvi, allo­ra «vice Gabibbo»,inscenò il 28 set­tembre 1995 ai danni di Enrico Cuc­cia. Salvi che gli cammina a fianco dalla porta di casa all’ingresso mi­lanese di Mediobanca, chiedendo conto dei rapporti finanza-politi­ca, il banchiere che persevera mu­to e granitico, cinquant’anni di sto­ria in un fotogramma. E, soprattut­to, c’è un tarocco d’autore: Striscia che coglie in fallo Sua Maestà la Cnn. Durante l’attacco iracheno a Tel Aviv, nel gennaio 1991, l’invia­to sul posto si mette concitato la maschera anti-gas. Ma tutti i suoi colleghi sullo sfondo s’aggirano e parlano tranquillamente a viso scoperto. Striscia seziona il video, figuraccia mondiale del gigante americano. Se non è giornalismo questo... Giovanni Sallusti