Franco Bechis, Libero 07/11/2012, 7 novembre 2012
IL GOVERNO SVELA: VOGLIAMO IMPOVERIRVI
[Altro che crescita, i tecnici spiegano che la loro ricetta è tagliare i consumi. Il sottosegretario all’Economia, Polillo: gli italiani vivono al di sopra delle loro possibilità perciò meglio aumentare l’Iva per ridurre gli acquisti e la dipendenza dall’estero] –
La battuta non lascia spazio a interpretazioni di sorta: «Stiamo vivendo al di sopra delle nostre possibilità. E naturalmente non possiamo permettercelo. Quando è così, bisogna ridurre i consumi».
A pronunciarla non è un collaboratore di Beppe Grillo, né uno dei tanti economisti-blogger che da qualche anno teorizzano la decrescita come unica medicina per risanare sistemi economici malati. L’osservazione viene da Gianfranco Polillo, sottosegretario all’Economia del governo di Mario Monti. Sono le 15 e 30 di martedì 6 novembre, in transatlantico davanti all’ingresso dell’aula di Montecitorio. Polillo sta attendendo la ripresa della seduta pomeridiana in cui rappresenterà il governo durante la discussione e il voto sul decreto legge che taglia i costi della politica alle Regioni.
Arriva al suo fianco il ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda. Manco però ancora la presidenza della Camera, per cui i lavori non possono iniziare. Con un collega del quotidiano MF chiediamo al rappresentante del ministero dell’Economia notizie sulle ultime modifiche concordate alla legge di stabilità. Si parla del fondo autoalimentato ogni anno per gli esodati, della scomparsa dei tetti alle detrazioni e della franchigia alle deduzioni, delle misure ancora poco definite sulla riduzione del cuneo fiscale. Il pacchetto di misure è abbastanza frastagliato, così viene spontanea una domanda: «Perché il governo non ha convogliato tutte le risorse a disposizione per evitare anche l’aumento Iva dal 21 al 22% previsto dal luglio 2013? Non avrebbe avuto maggiore effetto quella scelta su consumi e crescita?».
Ed è qui che arriva la risposta a sorpresa di Polillo: «Abbiamo già evitato l’aumento dell’aliquota Iva al 10%. Servirebbero 4 miliardi di euro per evitare l’altro aumento. Non ci sono, ma forse sarebbe sbagliato metterli sull’Iva. Perché i dati macroeconomici che abbiamo dicono che semmai i consumi andrebbero diminuiti, per ridurre l’eccessiva dipendenza dall’estero».
Eccola la teoria della decrescita, proprio nel cuore del governo Monti. Fino ad oggi avevamo pensato che l’obiettivo delle politiche economiche dell’esecutivo fosse espansivo (aiutare crescita e consumi), ma che gravi errori fossero stati compiuti nelle misure adottate, che hanno in effetti ottenuto il risultato opposto. Per la prima volta ora, per bocca di un autorevole esponente del governo, sembra invece che quegli effetti negativi fossero addirittura voluti, teorizzati. Oltretutto Giarda lì di fianco ascolta, muove il capo come per annuire e non corregge le parole del sottosegretario all’Economia, certo più titolato del collega ad esporre teorie macroeconomiche. Quella della riduzione dei consumi non sembra dunque una teoria personale, ma una vera e propria filosofia dell’esecutivo.
Vediamo come funziona seguendo la spiegazione del sottosegretario dell’Economia nel colloquio informale avuto ieri: «Gli indicatori macroeconomici ci dicono che siamo eccessivamente dipendenti dall’estero. C’è il dato del saldo corrente della bilancia dei pagamenti in percentuale del Pil. Abbiamo ereditato una caduta del 3,3%, che porteremo quest’anno all’1,4%, dato più che dimezzato ma pur sempre negativo. C’è stata anche una evoluzione in seguito a meccanismi automatici dovuti a Bce e fondo salva Stati sulla proprietà del debito pubblico italiano: era a maggioranza interna, è cresciuta molto la componente estera oggi in lievissima prevalenza. Questo significa che gli italiani stanno vivendo al di sopra delle loro possibilità. E che quindi i consumi vanno semmai ridotti per adeguarli alle possibilità reali».
Ci sarebbe - secondo Polillo - un’alternativa: «L’aumento della produttività, in modo da esportare più beni». Ma se non c’è la domanda e i consumi addirittura si vogliono fare cadere? «Magari non c’è la domanda interna», osserva Polillo, «ma quella estera sì. Ci sono aziende che potrebbero esportare di più e rispondere alla domanda di loro prodotti. Guardate Prada: ha fatto un accordo interno che dà 400 euro a tutti per rinunciare a 4 giorni di ferie. La soluzione sarebbe portare almeno al 50% dall’attuale 20% il livello di contrattazione aziendale alternativo alla contrattazione nazionale. Così chi ha bisogno di alzare la produttività, lo fa. È quasi un anno che facciamo tavoli per favorire questa operazione, ma non si sblocca nulla per l’opposizione assoluta della Cgil. È chiaro che per loro sia più funzionale la contrattazione nazionale. Ma non possiamo bloccare un Paese per mantenere la posizione di potere di un pur autorevole sindacato».