Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Oggi pomeriggio Mario Monti riceverà Lorenza Lei a Palazzo Chigi e le spiegherà perché, nel consiglio dei ministri di venerdì sera, l’ha rimossa dal suo posto in Rai e l’ha sostituita con Luigi Gubitosi.
• Lei si rende conto che questi nomi – Lorenza Lei, Luigi Gubitosi – sono pochissimo conosciuti dal nostro pubblico…
Lorenza Lei era, o forse bisogna dire: ancora è, il direttore generale della Rai. Alla Rai, fino ad oggi, il direttore generale era il vero editore dell’azienda. La Lei era stata messa lì da Berlusconi anche grazie a forti pressioni vaticane. Berlusconi voleva che restasse al suo posto, anzi in generale tutto il Pdl voleva che nulla della Rai venisse toccato fino alle prossime elezioni. Quindi, secondo il Cav, il presidente Paolo Garimberti (quota centrosinistra), il direttore generale Lorenza Lei (quota centrodestra) e il consiglio d’amministrazione (maggioranza di centrodestra) doveva essere prorogato fino al maggio-giugno 2013. Senonché il presidente del Consiglio aveva già detto a Fabio Fazio, in un’intervista dello scorso gennaio, che sulla Rai sarebbe intervenuto. E in modo significativo. E infatti venerdì sera, prendendo di sorpresa tutti…
• Perché intervenire sulla Rai? E poi: il presidente del Consiglio può intervenire sulla Rai?
Non si capisce fino in fondo la mossa di Monti se non si tiene conto di quello che era accaduto pochi giorni prima. Mercoledì 6 giugno si dovevano scegliere i componenti dell’Authority per la Comunicazione, detta anche AgCom. Si tratta di un organismo molto importante che governa, tra l’altro, il mondo della televisione e dovrà organizzare, per esempio, l’asta per le frequenze, quelle che Mediaset vuole gratis o comunque a pochissimo prezzo. Ebbene, Camera e Senato si sono fatti mandare una novantina di curricula, ma al momento di scegliere, non li hanno minimamente presi in considerazione e hanno proceduto col solito metodo spartitorio: due membri al Pdl, uno all’Udc, un altro al Pd. Di questi, solo il prescelto dei democratici, che insegna comunicazioni a Torino, sembra avere le carte in regola. Questa procedura, tipica della logica dei partiti e odiosa in genere per i cittadini (ma le forze politiche non sembrano rendersene conto), ha suscitato una quantità di critiche. E deve aver rappresentato, per Monti, la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Così venerdì sera, il presidente del consiglio ha comunicato i nomi dei prescelti per la Rai, nomi del tutto inattesi e che non possono essere riferiti a nessun partito: Anna Maria Tarantola per la presidenza, Gubitosi per la direzione generale e Marco Pinto come membro del consiglio d’amministrazione di viale Mazzini in rappresentanza del ministero dell’Economia.
• Tarantola Gubitosi e Pinto avevano mandato il curriculum?
Non credo. Direi senz’altro di no.
• S’intendono di televisione?
Neanche, e su questo Santoro e Freccero (che il curriculum l’avevano mandato) hanno attaccato Monti a sangue. Anna Maria Tarantola ha passato tutta la vita in Banca d’Italia, di cui adesso era vicedirettore generale. Gubitosi è un uomo Fiat, passato poi a Wind e a Bank of America. Marco Pinto è un funzionario del Tesoro, ora vicecapo di gabinetto. Monti ha giustificato le sue decisioni col seguente discorso: ho scelto persone serissime, di alto profilo, di cui nessuno può dubitare; ho scelto persone totalmente estranee ai partiti; ho scelto di testa mia perché la Rai deve cambiare.
• Le ripeto la domanda: poteva farlo?
Nessun problema per Marco Pinto. Per la Tarantola la nomina dovrà essere confermata dalla commissione parlamentare di vigilanza: ci vogliono i due terzi dei voti. Quanto a Gubitosi, beh no: il direttore generale viene nominato dal consiglio d’amministrazione. Tutte queste procedure, come vede, sono state pensate a suo tempo (legge Gasparri) per rendere necessario l’accordo preventivo tra i partiti. Ed è proprio qui che Monti ha forzato. Berlusconi venerdì notte era fuori di sé. Ieri abbiamo letto dichiarazioni critiche, ma più contenute. Cicchitto: la sostituzione della Lei è incomprensibile, inoltre «pensare di snaturare del tutto gli attuali assetti rovesciando pesi e contrappesi potrebbe diventare una forzatura inaccettabile, per cui invitiamo tutte le forze in campo ad una attenta riflessione». Infatti, anche Paolo Gentiloni, del Pd, aveva detto a caldo: «Ma glielo hanno fatto sapere, a Monti, che non è lui a nominare il direttore generale?». Maurizio Gasparri ieri: «Abbiamo accettato tutto. Ma al governo consigliamo prudenza, non invadenza». Queste dichiarazioni più caute, dopo i furori dei primi minuti, fanno capire che il centro-destra dovrà accettare il fatto compiuto. Avendo fatto una mossa tanto forte, Monti non potrebbe restare al suo posto se, nel corso delle varie procedure, le sue scelte fossero bocciate.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 11 giugno 2012]