Robin McKie, Corriere della Sera 11/6/2012 (The Guardian), 11 giugno 2012
Fu la vista del giovane maschio di pinguino di Adelia che tentava di accoppiarsi con una femmina morta a lasciar di stucco George Murray Levick, uno scienziato che partecipò alla spedizione di Robert Scott nell’Antartide del 1910-13
Fu la vista del giovane maschio di pinguino di Adelia che tentava di accoppiarsi con una femmina morta a lasciar di stucco George Murray Levick, uno scienziato che partecipò alla spedizione di Robert Scott nell’Antartide del 1910-13. Nessuno aveva mai raccontato una scena simile. Levick, un tipico inglese edwardiano, ne restò inorridito. Tempeste di neve e freddo intenso erano una cosa, un’altra le perversioni sessuali dei pinguini. Ma il peggio doveva ancora arrivare. Levick trascorse l’estate antartica tra il 1911 q il 1912 a osservare la colonia di pinguini di Adelia a Capo Adare. Resta tuttora l’unico scienziato ad aver studiato sul campo l’intero ciclo della riproduzione di questa specie. Durante i mesi di osservazione, vide i pinguini maschi che si accoppiavano tra di loro e anche con femmine morte, tra cui molte che erano decedute l’anno precedente. Notò inoltre che i maschi usavano la violenza per montare femmine e pulcini, causando non di rado la morte delle loro vittime. Levick attribuì questa «sorprendente depravazione» ai «maschi hooligan» e appuntò le sue annotazioni in greco, in modo che solo una persona istruita potesse capire a quali orrori avesse assistito. Tornato in Inghilterra, Levick scrisse una relazione (in inglese stavolta), intitolata «Storia naturale del pinguino di Adelia», ma si astenne dall’includere la parte riguardante le tendenze sessuali, perché ritenute talmente scioccanti da costituire un attentato alla decenza. In seguito Levick utilizzò questo materiale come base per un nuovo breve articolo, «Le abitudini sessuali del pinguino di Adelia», che fece circolare privatamente tra un numero ristretto di studiosi. In realtà, le osservazioni di Levick dimostrarono di essere molto in anticipo sui tempi. Gli scienziati dovettero attendere altri cinquant’anni prima che fossero svelate le bizzarrie sessuali dei pinguini, perché la relazione di Levick, con i suoi dettagliatissimi appunti, era ormai andata perduta. Di recente, però, è stato ritrovato lo scritto originale dello scienziato, grazie al fiuto investigativo di Douglas Russell, curatore del reparto di ornitologia del museo di Storia naturale, che ne ha rintracciato una copia tra le carte della spedizione di Scott e lo ha fatto stampare nella rivista Polar Record, accompagnato da un’analisi approfondita dell’opera di Levick. «La relazione, che non venne pubblicata assieme ai documenti ufficiali della spedizione di Scott, registrava la frequenza dell’attività sessuale dei pinguini, le manifestazioni autoerotiche e i comportamenti aberranti dei giovani maschi e femmine ancora senza un partner, tra cui necrofilia, stupro, abusi sessuali e brutalità sui pulcini, e persino episodi di omosessualità», stabilisce l’analisi redatta da Russell e dai suoi colleghi William Sladen e David Ainley. «Le osservazioni di Levick erano tuttavia accurate e pienamente valide, e meritevoli di pubblicazione». Il capolavoro smarrito di Levick contiene descrizioni altamente emotive, come la scena dei pinguini maschi che si raggruppano «in piccole gang di teppisti di una decina di elementi e si aggirano nei pressi della collinetta, infastidendo i suoi occupanti con le loro incessanti perversioni». Le femmine ferite vengono montate dai componenti di queste «gang», altre vedono i loro pulcini «brutalmente violentati davanti ai genitori». Alcuni pulcini finiscono malmenati o schiacciati, altri addirittura uccisi. Per quanto sconvolgenti possano apparire queste osservazioni, Russell spiega che i recenti studi ci aiutano a capire il comportamento dei pinguini «hooligan». «I pinguini di Adelia si radunano in colonie a ottobre per la riproduzione e hanno a disposizione solo poche settimane di tempo. I giovani adulti non hanno nessuna esperienza su come fare, e molti di essi rispondono agli stimoli in modo inopportuno. Di qui l’apparente "perversione" del loro comportamento sessuale. Per esempio, un pinguino disteso morto, e con gli occhi semiaperti, richiama nell’aspetto una femmina disponibile, scatenando la presunta necrofilia che tanto disgustò Levick». Non dimentichiamo inoltre che il pinguino è l’uccello che più richiama il portamento umano e il suo modo di agire è spesso interpretato in termini antropomorfici, aggiunge Russell. Per questo motivo le azioni dei pinguini di Adelia, quando furono osservate per la prima volta in tutti i dettagli, apparvero particolarmente deplorevoli. «Levick era anche un gentleman che viaggiava con un gruppo di scienziati ed esploratori in condizioni molto difficili, ed ebbe modo di assistere a comportamenti tanto inattesi quanto incomprensibili. Non mi sorprende affatto che sia rimasto scandalizzato dalle sue scoperte». Il ritrovamento della relazione di Levick è importante perché getta una nuova luce su una specie che è stata definita il campanello d’allarme dei cambiamenti climatici. «I pinguini di Adelia hanno bisogno della banchisa per potersi tuffare alla ricerca di cibo. Quando il ghiaccio scompare, le loro popolazioni vengono decimate. Ed è questo il chiaro allarme che la situazione volge al peggio». Le schermaglie con i pinguini di Adelia non furono l’unica causa delle sofferenze di Levick in Antartide. Nel febbraio del 1912, con altri cinque uomini della squadra di Scott, Levick aspettava di essere raccolto dalla nave della spedizione, la Terra Nova, che non potè tuttavia raggiungerli perché i ghiacci avevano bloccato il percorso. Gli uomini furono così costretti a trascorrere un intero inverno antartico rintanati in una grotta di ghiaccio, senza viveri, cibandosi di tanto in tanto di una foca o di un pinguino che riuscivano a catturare. «Mangiarono grasso, cucinarono col grasso, utilizzarono lampade alimentate da grasso — ricordò in seguito un membro della spedizione —. I loro indumenti e l’equipaggiamento erano intrisi di grasso, e ricoperti di fuliggine, che aveva annerito ogni cosa, sacchi a pelo, pentole, pareti e soffitto e loro stessi, provocando irritazioni alla gola e infiammazioni agli occhi». Per fortuna sopravvissero tutti e Levick fece ritorno in Inghilterra nel 1913, giusto in tempo per arruolarsi nella Grande Guerra. Morì nel 1956. Un necrologio lo descrisse come «un gentleman davvero eccezionale». Ora i quaderni di Levick sono in mostra presso il museo di Storia naturale di Londra fino al 2 settembre, nell’ambito dell’esposizione «L’ultima spedizione di Scott». Robin McKie © GUARDIAN NEWS & MEDIA 2012 (traduzione di Rita Baldassarre)