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 2012  giugno 11 Lunedì calendario

Mubarak condannato a morte. Dalla depressione - Il Faraone è al lumicino. O forse, co­me ripetono alcune voci di internet, è già morto

Mubarak condannato a morte. Dalla depressione - Il Faraone è al lumicino. O forse, co­me ripetono alcune voci di internet, è già morto. L’inizio della fine è stata quell’ udienza del 2 giugno in cui il giudice ha pronunciato la fatidica parola ergastolo. Un ergastolo comminatogli per aver or­ganizzato ed approvato le violenze che hanno causato la morte di centinaia di di­mostranti nei giorni della rivoluzione di gennaio e febbraio 2011. E così, a 16 mesi dalle sue dimissioni e ad una settimana dalla condanna, l’epilogo sembra ad un passo. Da una settimana a questa parte il cuo­re già debole dell’84enne ex presidente Hosni Mubarak arranca, si blocca, ri­prende a battere controvoglia. Pochi a questo punto s’illudono possa ripartire. Quel cuore di combattente sembra voler seguire l’auspicio del proprio padrone, di un presidente sconfitto che dopo la sentenza di condanna implorava di non venir portato in prigione. Da allora, ripe­tono i fedelissimi di Hosni Mubarak, l’ex presidente non ha più voglia di lottare, preferisce la morte dell’ignominia di To­ra, il super- carcere alla periferia del Cai­ro dov’è rinchiuso assieme ai figli. Muba­rak, da tempo malato e sofferente, aveva subito un primo infarto già durante il tra­sferimento in elicottero dalla gabbia dell’aula giudiziaria al carcere. La morte a questo punto potrebbe arrivare tra po­che ore ed essere innescata da un ictus causato dal battito irregolare del musco­lo cardiaco. Ad affermarlo sono i compo­nenti dell’equipe medica che ha in cura l’ex rais ricoverato nel centro di terapia intensiva della prigione. Secondo gli stessi medici Mubarak sarebbe stata sot­toposto alla respirazione artificiale per ben cinque volte nel corso degli ultimi giorni. Dopo l’ennesima ripresa i sanitari hanno raccomandato il suo trasferimen­to in un ospedale militare o nel Centro medico internazionale, dov’è rimasto ri­coverato per dieci mesi in attesa della condanna. A dar retta a loro Mubarak sof­fre di una profonda depressione, di pro­blemi neurologici e di «shock» psicologi­co: «La salute dell’ex presidente è in de­clino, ma al momento è stabile nel suo stato di complessivo deterioramento» ri­ferivano ieri le fonti ufficiali. Ad avvalorare i timori di una fine immi­nente ha contribuito ieri anche la noti­zia dell’arrivo al carcere di Tora della mo­glie Suzanne accompagnata dalle due nuore. Le tre donne avrebbero ottenuto un permesso speciale proprio per la gra­vità della situazione. «Sarete responsabi­li della sua morte» ha accusato la moglie protagonista da alcuni giorni di una cam­pagna che punta ad ottenere il trasfer­i­mento di Mubarak in un ospedale milita­re. Le condizioni del rais hanno intanto messo in frenetica attività i siti web egi­ziani scatenati nell’alimentare le tesi se­condo cui Mubarak sarebbe tenuto in vi­ta artificialmente o addirittura già mor­to. Ipotesi avvalorate dalle voci sulla ria­pertura della tomba di famiglia del Fara­one. Dietro il giallo della scomparsa, avve­nuta o imminente, fioriscono natural­mente le più disparate tesi complottisti­che. Fra le più evocate c’è quella secon­do cui la giunta militare avrebbe deciso d’annunciare la scomparsa dell’ex resi­dente a poche ore dal ballottaggio del 16 giugno per la presidenza. L’emozione per la scomparsa del rais servirebbe ad alimentare il rimpianto per il passato e moltiplicare i consensi a favore di Ah­med Shafiq, il generale ex premier che si contrappone ai Fratelli Musulmani ed è considerato il candidato favorito dei ge­nerali. Secondo altre tesi rilanciate dal web lo stato di prostrazione psicologica di Mubarak e le continue crisi cardiache sarebbero invece una messa in scena or­ganizzata per avvalorare la petizione del­la moglie e giustificare il suo ricovero in una struttura esterna al carcere.