Rassegna, 11 giugno 2012
Rajoy: «Ora la Spagna è in sicurezza»
• Il premier spagnolo Mariano Rajoy si è presentato alla Moncloa per dire che il prestito da 100 milioni da parte dell’Ue è in realtà una vittoria per il suo Paese: «Sabato ha vinto la credibilità del progetto europeo ed il futuro dell’euro, che è irreversibile». Poi ha sottolineato che il credito ottenuto è una dimostrazione della sua politica economica. «Se non avessimo fatto il nostro fiscal compact per il deficit pubblico, riforme strutturali come quella del mercato del lavoro e della ristrutturazione del sistema finanziario, sabato ci sarebbe stato un salvataggio», ha detto il premier. [Orighi, Sta]
• Scrive Orighi sulla Stampa che «il premier spagnolo non sapeva dove trovare 35 miliardi per finanziare il buco delle regioni rispettando al contempo l’impegno di abbassare il deficit dal 8,9% al 5,3%. Con i soldi europei che gli finanziano (al 3%) la capitalizzazione bancaria, ha risolto il problema.
• Il governo di Madrid ha una riserva di 44 miliardi cash depositati dal Tesoro nel Banco de España. [Orighi, Sta]
• Prima di formalizzare la sua richiesta di aiuto, Madrid ha bisogno di sapere quanti soldi servono per mettere in sicurezza il sistema bancario. Attende i rapporti delle due società di consulenza indipendenti. Il commissario Ue Olli Rehn ha assicurato che gli spagnoli saranno pronti per l’Eurogruppo/Ecofin già convocato per il 21-22 giugno a Lussemburgo. La domanda sarà esaminata da Commissione, Bce e Agenzia bancaria europea (Eba), sotto la supervisione del Fmi. Bruxelles potrà a questo punto stabilire le condizioni. Non solo il montante, ma anche il tasso di interesse, la durata dell’esborso, e l’entità che dovrà effettuarlo. Come ha sottolineato il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, la maggioranza dell’Eurozona preferirebbe che l’operazione fosse amministrata dal fondo salva-Stati permanente, l’Esm, che però non è ancora operativo (mancano alcune ratifiche nazionali e dovrebbe decollare a luglio). In sua assenza dovrebbe toccare allo strumento temporaneo, l’Efsf, che aggrada meno soprattutto perché un suo esborso verrebbe immediatamente computato come debito per gli stati, ragione per cui anche l’Italia preferirebbe si andasse con l’Esm.