Andrea Garibaldi, Corriere della Sera 11/6/2012, 11 giugno 2012
ROMA —
«Se posso permettermi, ho due idee per il presidente Monti. Perché questo governo deve e può fare politica, non solo interventi tecnici sulla crisi. La prima proposta è: ripensare i poteri delle Regioni e dimezzarne il numero. L’Italia non regge più la doppia devoluzione: verso Bruxelles, inevitabile, e verso venti mini-Stati».
Francesco Rutelli, lei propone quasi una rivoluzione.
«Non possono occuparsi di commercio estero, relazioni internazionali, energia e trasporti. Né avere il potere sulla sanità: 140 miliardi l’anno. E la competenza esclusiva sul turismo. I tempi sono cambiati».
Cambiati come?
«Alla fine degli anni ’90 il centrosinistra voleva frenare la deriva secessionista e non regalare la devoluzione alla Lega. Il problema ora è ridotto dalle difficoltà della Lega».
Tagliare le Regioni, in che modo?
«Faccio l’esempio del Nord. Val d’Aosta, Piemonte e Liguria assieme, il Nord Est tutto assieme, la Lombardia. In Italia, dieci Regioni».
Si diceva: abolire le Province.
«Monti ha già avviato questo processo e va benissimo. Le Regioni devono diventare agenzie per lo sviluppo del territorio. Presenterò oggi la proposta al Senato fra gli emendamenti alla riforma costituzionale».
La seconda idea per Monti?
«Mettiamo assieme due settori apparentemente incompatibili, edilizia e ambiente. Guardando avanti, perché dal 2019 tutte le nuove costruzioni pubbliche, e poi quelle private, dovranno essere a emissioni zero».
Green economy.
«Esattamente. Oggi ci sono le detrazioni fiscali per risparmio energetico e ristrutturazioni. Sostituiamole con incentivi all’efficienza: a chi ristruttura interi quartieri, a chi demolisce e ricostruisce secondo i principi delle smart cities, città intelligenti, a chi edifica secondo le norme antisismiche. Oggi consegnerò un dossier di 40 pagine a Monti e ai ministri Passera e Clini. Un Paese "verde" aiuterebbe anche il turismo, altro settore che può dare benefici rapidi».
Lei, Rutelli, però ha perso l’alleanza in cui aveva inserito il suo partito, Api. Il Terzo polo si è dissolto.
«Lo spazio al centro della politica non si può lasciare scoperto: solo la sua esistenza imporrà un governo di unità nazionale anche dopo le prossime elezioni. Perché la larga coalizione non si potrà abbandonare, la crisi non sarà ancora superata».
Casini ha mollato il Terzo polo.
«Ho apprezzato come Casini ha tenuto la leadership del Terzo polo. Poi però non ha voluto fare l’alleanza per le amministrative. Non è chiaro: Casini era in una formazione che poteva valere il 15 per cento, si ritrova con il solito 5-6 per cento».
Ci saranno altre aggregazioni?
«Dobbiamo ricostruire il centro dei moderati e riformisti: finiani, cattolici Udc, Mpa, liberali, liste civiche. Spero emergano nuove personalità...».
Montezemolo?
«Da tempo lo diciamo. Ma per ora non si muove».
Le ha fatto male l’abbandono di Api da parte di Linda Lanzillotta?
«Per anni l’ho difesa, per i suoi limiti, da cori di critiche. Quando difendi tanto certe persone, arriva il momento che ti devi difendere da loro».
Quanto pesa il caso Lusi?
«Abbiamo avuto un danno colossale, ma ora è chiaro che si trattava di un’associazione a delinquere».
Non aveva mai sospettato niente?
«Io non ho mai avuto un rapporto di amicizia: se fossi stato a casa sua, avrei capito qualcosa. Ma era un boy scout, magistrato onorario. Attentissimo alle spese: non rimborsava hotel a tre stelle e corse di taxi…».
Nulla da rimproverarsi?
«Abbiamo sbagliato a non avere più sensori contro la disonestà».
Cosa pensa di Grillo? Di lei diceva: «Sopra il motorino niente».
«Se Grillo verrà a Roma potrà visitare l’Auditorium, le nuove Ferrovie, l’acquedotto di emergenza, 20 nuovi musei da me realizzati. Non tutti i politici parlano e basta. Chissà se scopriremo comici che non fanno solo invettive».
Andrea Garibaldi