Luigi Dell’Olio, Affari & Finanza, La Repubblica, 11/6/2012, 11 giugno 2012
TRACOLLO GRECO E FUGA DI CAPITALI RUSSI CIPRO RISCHIA IL DEFAULT
Milano Il primo Paese dell’Eurozona a saltare potrebbe essere Cipro. L’isola del Mediterraneo, entrata a far parte della moneta unica nel 2008, paga il combinato disposto tra il tracollo della vicina Grecia e la fuga di capitali dei cittadini russi, che negli anni scorsi l’avevano scelta come meta prediletta degli investimenti e che nelle ultime settimane hanno innestato una precipitosa retromarcia. Nei giorni scorsi le autorità europee hanno smentito di aver ricevuto da Nicosia la richiesta di accedere al Fondo salva-Stati, ma il crollo del listino cipriota - ha ceduto quasi due-terzi del suo valore da fine gennaio a oggi - indica un rapido deterioramento del contesto. Del resto, il presidente della Banca centrale del paese, Panicos Demetriades, ha aperto a questa ipotesi nel corso di un’intervista concessa al Financial Times, e anche il presidente cipriota, Demetris Christofias, non ha escluso l’eventualità. La situazione si presenta particolarmente difficile per la Banca Popolare di Cipro, il secondo istituto di credito del Paese, che entro fine giugno deve reperire gli 1,8 miliardi necessari alla ricapitalizzazione. Le banche dell’isola hanno perso oltre 3 miliardi di euro a causa della ristrutturazione del debito greco, Paese con il quale Cipro ha un legame storico, come testimoniato anche dai circa 22 miliardi di euro in prestiti ai privati ellenici. «E’ una situazione per certi versi paradossale: le banche cipriote sono a un passo dal baratro pur non avendo in passato fatto operazioni
spericolate, ma solo per riflesso della situazione greca», commenta Fabio De Gaspari, proprietory trader di Invest Banca. Il Governo di Nicosia ha ammesso di non sapere dove recuperare i fondi necessari, anche perché ha già in corso un prestito a tasso agevolato da 2,5 miliardi di euro con la Russia per coprire il fabbisogno di rifinanziamento per quest’anno. I cittadini russi hanno sempre guardato a Cipro come a una meta prediletta per depositare i propri risparmi (un quarto dei depositi russi all’estero sono finiti nell’isola) e i due Paesi sono alleati al Consiglio di sicurezza dell’Onu contro la Repubblica turca di Cipro nord, non riconosciuta da Nicosia. La congiuntura economica non aiuta a risolvere i problemi: nel primo trimestre dell’anno, il Pil ha registrato una flessione dell’1,4% e il rapporto tra debito e pil è salito di dieci punti lo scorso anno, attestandosi al 71,6%. Il Fondo Monetario Internazionale prevede per l’intero 2012 un calo medio del Pil intorno all’1,2%. Insomma, il Paese non sembra in grado di mettersi in salvo da solo: servirebbe un drastico taglio delle spese, con tutto quello che ne deriverebbe in termini di tensioni sociali (la disoccupazione è cresciuta dal 6,8 al 10% nell’ultimo anno) e di ulteriore spinta recessiva, come si è visto in Grecia. In termini assoluti, il debito cipriota ammonta a meno di 13 miliardi di dollari, quindi da solo non è in grado di mettere a repentaglio l’unione monetaria, e questo potrebbe spiegare il perché il Paese non sia ancora stato coinvolto in un piano di aiuti internazionali. «Nella situazione cipriota si stanno replicando gli stessi errori già visti nel caso greco», commenta Claudia Segre, segretario generale di AssiomForex. «Da una parte il Governo locale non si mostra trasparente sul fronte dei conti, dall’altra l’Europa sottovaluta il problema data l’incidenza limitata del Paese sull’economia comunitaria. Ma, senza interventi rapidi, i problemi crescono e si rischia un effetto valanga in grado di coinvolgere anche gli altri mercati periferici dell’area». E’ critica anche la lettura di Stefano Gianti, analista di Cmc Markets, secondo il quale la disponibilità della Bce a un nuovo piano di rifinanziamento del sistema bancario «potrà aiutare a comprare tempo, ma come i due precedenti interventi non risolverà il problema. E’ fondamentale che le autorità nazionali utilizzino questo tempo per trovare la coesione sul piano politico». Per Vincenzo Longo, market strategist di Ig Markets, «verosimilmente le decisioni su Cipro saranno prese dopo le elezioni greche del 17 giugno». L’ipotesi più probabile, secondo l’esperto, è «un intervento diretto del Fondo Salva-Stati, anche per evitare un effetto domino sull’intera area». Ricordando anche che dal 1° luglio Cipro assumerà la presidenza di turno dell’Unione Europea.