Andrea Nicastro, Corriere della Sera 11/6/2012, 11 giugno 2012
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
MADRID — In gergo militare si chiamano «note di linguaggio». Servono ai portavoce per chiamare i massacri «incidenti collaterali» e le imboscate «contatti con forze ostili». Ieri gli spin doctor della Moncloa si sono lambiccati sulle parole da suggerire al primo ministro Mariano Rajoy per la sua improvvisa conferenza stampa del mattino. Tutto il mondo chiama «salvataggio» («rescate» in spagnolo) i 100 miliardi di aiuti al sistema finanziario spagnolo che l’Ue ha messo a disposizione di Madrid. Rajoy, però, non poteva smentire se stesso. Per settimane ha escluso che, non solo il Paese, ma anche il suo sistema finanziario avessero bisogno di salvataggi e quando il neo presidente francese François Hollande aveva suggerito il rifinanziamento delle banche d’oltre Pirenei, Rajoy l’aveva tacitato: «Evidentemente Hollande non conosce la nostra situazione».
Ieri mattina, le note di linguaggio di Rajoy escludevano l’uso dell’espressione «salvataggio» o anche «aiuto». Il premier, costretto a mostrarsi da un popolarissimo hashtag su Twitter («marianocobarde», Mariano fifone), ha scelto «linea di credito europea senza condizioni». L’obiettivo era di volgere l’intera vicenda in positivo. Così i cento miliardi di aumento del debito pubblico, sono diventati «la credibilità del progetto europeo». La testa del governatore della Banca centrale concessa ai tecnici europei (oggi l’insediamento del nuovo) è diventata «la solidità del nostro sistema finanziario». I 10 punti di Pil impegnati per salvare le banche trasformati nella vittoria dell’«Unione europea» e nel «futuro dell’euro». Quando poi era proprio impossibile non parlare del mega finanziamento Ue, Rajoy l’ha chiamato «la cosa di ieri». Perché? «Non ho intenzione di perdere tempo in dispute nominalistiche».
In fondo ha ragione, dal momento che, sono parole sue, «la situazione economica è ancora molto delicata» e «certe volte ci chiedete cose che non possiamo dire». La colpa, ovviamente, è del governo precedente, quello del socialista Zapatero, «ma grazie all’azione del mio esecutivo abbiamo ottenuto una linea di credito senza condizioni difficile da conseguire». Nessuna pressione dai soci europei per accettare «la cosa di ieri, al contrario siamo noi ad aver insistito». «Il governo sa perfettamente dove deve andare e ringrazia gli spagnoli che lo capiscono». Quindi l’impegno più rivolto a chi lo ascoltava dall’estero che in patria: «Non spenderemo soldi che non abbiamo in modo da non aumentare il debito e riformeremo il sistema economico per ottenere più flessibilità e più credito».
Una giornalista ha chiesto perché, in un momento tanto delicato, Rajoy abbia mantenuto il viaggio alla partita Spagna-Italia del Campionato europeo. «La Spagna è campione del mondo — ha risposto Rajoy —, è giusto che il premier assista al match inaugurale. Certo, se la situazione non fosse risolta non sarei partito».
Insomma, tutto finito, tutto a posto. Molti analisti non la pensano così e ritengono che lo spread spagnolo potrebbe impennarsi com’è successo ad altri Paesi dopo il salvataggio europeo e il congelamento della loro economia in politiche di austerità che hanno aggravato la recessione invece di combatterla. Non importa, il messaggio che Rajoy voleva mandare era di serafica fiducia.
Secondo il settimanale tedesco Der Spiegel in edicola oggi, il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, quello dell’Unione europea, Herman Van Rompuy, il capo dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, e il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, stanno preparando un piano per bloccare ogni ulteriore indebitamento dei Paesi membri. Usando le parole di Rajoy, gli europei potrebbero «spendere solo i soldi che hanno».
A queste condizioni Berlino sarebbe finalmente disposta ad appoggiare l’emissione di eurobond che implicherebbe la nascita di un super ministro delle Finanze Ue che sorvegli e tolga sovranità a quelli nazionali. Madrid deve rifinanziare 63 miliardi di debito statale e regionale in scadenza quest’anno. Super ministro europeo ed eurobond verrebbero molto utili.
Andrea Nicastro