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 2012  giugno 11 Lunedì calendario

«Faccio la mia lista civica con gli arrabbiati del Pdl» - Vittorio Sgarbi, farà davvero la sua lista? «Lo chiamerò Partito della Rivo­luzione

«Faccio la mia lista civica con gli arrabbiati del Pdl» - Vittorio Sgarbi, farà davvero la sua lista? «Lo chiamerò Partito della Rivo­luzione. Sarà presentato il 14 lu­glio a Milano». Una nuova Bastiglia. «Inevitabile davanti al declino dei partiti parallelo a quello della “audience” di Rai1 e Canale 5. La diversificazione dell’offerta ha ra­refatto il consenso». Che senso ha l’ennesimo parti­tino? «Sono un proporzionalista con­vinto, non c’è ragione di limitare le possibilità di identità riconosci­bile, che invece ha mantenuto Ca­sini. Pd e Pdl raccolgono meno vo­ti dei partiti da cui sono nati e han­no denominazioni ridicole, per­ché siamo tutti democratici, co­me siamo popolo e anche liberi. Il Pdl è finito». Ne è sicuro? «Al Nord lo chiamano “il” Pdl,a Sud “la” Pdl: è una creatura nata male.D’altra parte Fini disse “sia­mo alle comiche finali” salvo poi aderire nell’arco di pochi mesi.So­no state fusioni assurde anche per­ché Pd e Pdl, come in una simme­tria provvidenziale, avevano del­le sottospecie: Lega e Di Pietro. Non c’era bisogno di fondere quando si era comunque costretti a stringere altri accordi. Bastava fare una federazione mettendo in­sieme An, Storace, l’Udc». E il Partito della Rivoluzione? «Oggi il centrodestra è dimezza­to rispetto a quattro anni fa. I suoi voti sono evaporati, ma non sono andati a sinistra: quando è andata bene sono diventati di Grillo, per­ché Grillo è come una volpe nel pollaio, ruba dappertutto come di­mostra il caso Parma. Tutto il vec­chio che sta nel Pdl rischia di esse­re mandato a schifìo. Allora a de­stra bisogna creare un riferimen­to che sia protestatario quanto Grillo e gli impedisca di fare raz­zia. Ecco la mia rivoluzione: con­tro strutture obsolete, ridicole, di morti di sonno». Sgarbi è il Grillo della destra. «Il livello mentale di questo po­veretto è tale che se trova uno co­me me, io me lo mangio perché ab­biamo in comune la “pars de­struens”, quello che non funzio­na e va cambiato, ma io ho anche una “pars construens”. Grillo si è dato il nome di un albergo, Cin­que stelle, a riprova che non vuole una poltrona ma una camera di lusso». Quanto potrebbe valere il suo partito? «Sul 10 per cento, penso. Imma­gino tante liste identitarie. Stora­ce ha il 3 per cento, un 2 la Santan­ché. An, che come la Margherita ha un finanziamento elettorale proprio, si ricostituisce e prende un altro 5. E hai già un 10 solo della destra». E la vecchia Forza Italia? «Si spacchetta in Forza Italia Se­nior, dove Berlusconi sarà costret­to a essere capolista con quelli da più tempo con lui, e prenderebbe il 12 per cento, e una Forza Italia Junior per fare spazio ai volti nuo­vi, e varrebbe il 6. Aggiungiamo al­tre liste tipo quella di Bertolaso, Montezemolo, gli animalisti della Brambilla. Io raccolgo quelli ar­rabbiati, che non vogliono stare con nessuno, protestano, ma non vanno a sinistra». Per un totale di... «Di 38-40 per cento.Grillo rosic­chierebbe voti al Pd. A quel punto vinciamo ancora noi, e manca an­cora la Lega. Ma bisogna conser­vare ogni identità scorporata, in modo che ognuno porti a casa quello che gli compete, compresa la mia protesta». E chi farebbe il premier? «Il candidato della lista più vota­ta, oppure quello indicato dalla li­sta egemone in concerto con le piccole. Se vincesse ancora Berlu­sconi con i suoi reduci, dovrebbe indicare al capo dello Stato un no­me della sua area. Lasciamo alla si­nistra le primariette per acconten­tare Renzi».