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 2012  giugno 11 Lunedì calendario

Anno IX – Quattrocentoventottesima settimana Dal 4 all’11 giugno 2012Eurogruppo La situazione delle banche spagnole è talmente seria che i 17 ministri delle Finanze dell’Eurozona (detti “Eurogruppo”) hanno passato la domenica pomeriggio in teleconferenza per discutere il da farsi

Anno IX – Quattrocentoventottesima settimana
Dal 4 all’11 giugno 2012

Eurogruppo La situazione delle banche spagnole è talmente seria che i 17 ministri delle Finanze dell’Eurozona (detti “Eurogruppo”) hanno passato la domenica pomeriggio in teleconferenza per discutere il da farsi. Collegata, c’era anche la direttrice generale del Fondo monetario, Christine Lagarde. Alla fine s’è deciso di mettere a disposizione degli spagnoli «fino a cento miliardi di euro». La Merkel ha fatto subito sapere: «Non senza contropartite».

Spagna Il primo ministro spagnolo si chiama Mariano Rajoy, è cattolico di centro-destra, lo scorso novembre ha vinto le elezioni, scalzando il socialista Zapatero che non s’è neanche presentato. L’assunto di base era: ha sbagliato tutto il governo precedente, noi invece sappiamo come fare. Un bluff, perché il problema è praticamente superiore alle capacità di Rajoy. Le casse di risparmio spagnole, succube della politica, hanno prestato soldi a man bassa nell’edilizia, finanziando sia i costruttori che le famiglie desiderose di un mutuo. Garanzie scarse, e i valori delle case sono precipitati. Si sa che in Spagna ci sono migliaia e migliaia di appartamenti vuoti che vengono offerti con sconti pazzeschi dell’80-90% senza che nessun compratore si faccia avanti. Sicché le cajas sono esposte a questo punto per qualcosa come 300-350 miliardi di euro e il capitale gli si è azzerato. Senza ancora affrontare il problema dei crediti – facciamo finta che siano tutti esigibili – si tratta quindi di ricostituire i vari capitali (e qui ci vorranno una quarantina di miliardi) e di affrontare i costi di ristrutturazione, cioè tagli del personale, traslochi in sedi più modeste, chiusura di filiali eccetera. Altri 40 miliardi. Senonché Rajoy non può ammettere adesso di non avere nessuna ricetta speciale per uscirne fuori, tranne il solito soccorso della triade Ue-Bce-Fmi, che vorranno piani di austerità, dismissioni e, insomma, la ricetta greca. È già preventivato che l’imbocco di una via greca porterebbe alla caduta del governo e alla formazione di un esecutivo di banchieri sostenuto da tutti: il governo tecnico all’italiana.

Trucco Il compromesso a cui si sta lavorando, piuttosto interessante, è questo: si piglieranno gli 80-100 miliardi e si daranno non allo Stato spagnolo, ma al Fondo de Reestructuración Ordenada Bancaria, che è un’entità statale e potrebbe girare i denari alle cajas senza compromettere Stato e governo. In altri termini: con questo giro largo, la Spagna starebbe ottenendo dei denari senza sottoporsi ai soliti sacrifici. L’Irlanda ha già fatto sapere che intende rinegoziare le condizioni dei suoi prestiti, visto che il trattamento riservato ai paesi malmessi non è uguale per tutti.

Italia L’accordo spagnolo diventerà operativo solo dopo la riunione dell’Ecofin il prossimo 21 giugno, ma intanto già si fanno i conti su quanto potrebbe costare il salvataggio del sistema bancario spagnolo (notiamo di passata che secondo Soros tutta la crisi europea è crisi delle banche prima che crisi degli Stati). Per quanto riguarda l’Italia è già previsto che nel 2012 verseremo 29,5 miliardi al fondo Efsf (European Financial Stability Facility) più altri 5,6 miliardi al fondo Esm (European Stability Mechanism) che comincerà a funzionare il 1° luglio. I cento miliardi spagnoli verranno tutti da uno di questi due fondi o ci vorrà uno sforzo finanziario ulteriore? È possibile, a seconda delle procedure, che ci voglia da parte nostra un altro esborso di 19,8 miliardi. Il governatore della Banca d’Italia ha allegato alla sua relazione dello scorso 31 maggio anche le cifre di tutto quello che l’Europa e il Fmi hanno sborsato finora in favore di Grecia, Irlanda e Portogallo: 110 miliardi nel 2011, cifra quasi uguagliata già nella prima parte del 2012 con 102,7 miliardi. Allo stato dei conti attuale (senza considerare ancora, cioè, la Spagna) le istituzioni europee e il Fmi tireranno fuori 391 miliardi entro il 2016.

Rai Venerdì sera, 8 giugno, Monti ha improvvisamente nominato il presidente e il direttore generale della Rai nelle persone di Anna Maria Tarantola, 67 anni, due figlie, fino ad ora vicedirettore generale della Banca d’Italia, e di Luigi Gubitosi, 51 anni, un figlio, per molti anni in Fiat, poi amministratore delegato di Wind e da ultimo in Bank of America. Nomi nuovissimi: le spettegolature della vigilia davano in corsa, per l’una o per l’altra carica, Lucrezia Reichlin, Giulio Anselmi, Francesco Caio e vari altri. I nomi dei due prescelti non erano mai stati anticipati da nessuno. Nella conferenza stampa successiva, il presidente del Consiglio ha detto o fatto capire: ho scelto persone serissime, di alto profilo, di cui nessuno può dubitare; ho scelto persone totalmente estranee ai partiti; ho scelto di testa mia perché la Rai deve cambiare. Il Pd non ha sollevato obiezioni, Berlusconi invece l’ha presa male. Il centro-destra non digerisce la rimozione dal suo incarico di Lorenza Lei, fidata signora del centro-destra fortemente sponsorizzata in Vaticano. La procedura seguita dal premier è poi dubbia: per insediare effettivamente Anna Maria Tarantola alla presidenza ci vuole l’approvazione dei due terzi della commissione parlamentare di vigilanza; il direttore generale di viale Mazzini non lo sceglie poi il capo del governo, ma il consiglio d’amministrazione della Rai, ancora da nominare o, eventualmente, da prorogare. Fioroni, democratico ex Margherita, ha detto non provocatoriamente: «Plaudo, e a questo punto Monti scelga anche i sette membri del consiglio d’amministrazione che dovrebbero essere eletti dalla commissione parlamentare di vigiliana. Tanto l’azienda è di fatto commissariata». Casini sarebbe d’accordo.

Brindisi L’uomo che ha fatto esplodere le tre bombole davanti alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi, uccidendo la sedicenne Melissa Bassi e ferendo gravissimamente altre quattro ragazze, si chiama Giovanni Vantaggiato, ha 68 anni, è sposato, ha due figlie grandi, è nonno di due nipoti e ha uno yacht di 15 metri su cui ha passato la maggior parte degli ultimi giorni. Lo hanno individuato dopo 14 mila accertamenti e il controllo di almeno cinquanta autovetture riprese dalle telecamere che, per conto di questo o di quello, sorvegliano fittamente la zona. Quando gli inquirenti si sono presentati a casa sua, nel paesone di Copertino (provincia di Lecce, 25 mila abitanti), Vantaggiato s’è tolto gli occhiali dalla faccia e ha tentato di buttarli via. Nei video, infatti, si vede che gli occhiali sono proprio quelli. Dopo una decina di ore di interrogatorio ha ammesso, ma non ha dato una giustificazione convincente del misfatto. «Sono stato io. La bomba l’ho fabbricata io nel mio deposito di nafta. Ho comprato fuochi d’artificio e li ho svuotati mettendo dieci chili di polvere pirica in ciascuna bombola. Le bombole le ho portate la sera prima con la Fiat Punto sul luogo dell’attentato. La mattina dopo sono andato lì con la Hyundai e ho pigiato il telecomando. Ho fatto tutto da solo, non so perché. Ho fatto esplodere la bomba di giorno perché di notte non c’era nessuno. Ho avuto un colpo di testa, che volete fare?». Ha anche chiesto: «Quanto tempo dovrò restare qui in prigione?». Psicologicamente, l’odio di Vantaggiato per l’universo mondo è stato spiegato con il declino della sua attività economica (commercio di nafta per natanti e di carburanti in genere) e con un paio di truffe subite e di cui la magistratura non avrebbe saputo dargli soddisfazione. Gli inquirenti non si persuadono che abbia agito senza complici.