Fabrizio Dragosei, CorrierEconomia 11/06/2012, 11 giugno 2012
PUTIN. TUTTI I PETROLIERI DEL PRESIDENTE
Il ritorno al Cremlino di Vladimir Putin può non essere piaciuto ai giovani della classe media che continuano a manifestare per le strade delle città russe. Ma certamente non ha scontentato tutti gli amici di Vladimir Vladimirovich che in questi anni si sono impadroniti di cospicui asset nei settori di maggiore rilevanza strategica. E che ora si preparano a scendere in campo in una possibile ondata di nuove privatizzazioni.
Cambi
La novità principale che ha riacceso i riflettori su quelli che gli avversari del presidente definiscono gli affari del Clan è stata la repentina uscita dal governo di Igor Sechin, l’uomo che fino a poche settimane fa aveva la supervisione del settore energetico. A differenza di altri membri del governo che si sono trasferiti nell’amministrazione presidenziale (lui era vice-premier con Putin), Sechin, legatissimo all’amico Vova (uno dei soprannomi di Putin, assieme a VV e VVP) dai tempi del comune di San Pietroburgo, è andato a guidare Rosneft, la compagnia petrolifera statale. Immediatamente dopo, la guerra tra Bp e i suoi soci russi nella società TNK-BP è ripresa con l’annuncio da parte dei britannici di voler vendere la loro quota, forse proprio a Rosneft. In sostanza, i preliminari di nuove grandi manovre tra le società che si occupano di petrolio e gas, le due maggiori fonti di entrate per la Russia.
Nel settore potrebbe così aprirsi una vera e propria guerra, visto che sono parecchi gli amici e gli amici degli amici che in questi anni sono riusciti a consolidare le loro posizioni.
Iniziamo da alcuni dei più intimi di Putin, come Yurij Kovalchuk e Nikolaj Shamalov, creatori assieme all’attuale presidente di un consorzio di dacie nel 1996. La loro banchetta, AKB Rossiya, è diventata in questi anni una superstar, acquisendo importanti società a prezzi stracciati. Ad esempio la Sogas nel 2004 per 58 milioni di dollari (oggi valutata in 2 miliardi dal leader dell’opposizione Boris Nemtsov). I vicini di dacia si sono allargati nel settore dei media (sempre acquisendo da Gazprom) e in quello bancario (Gazprombank e il fondo pensioni Gazfond). Ora è chiaro che sconvolgimenti nel settore del gas non piacerebbero ai due amici di San Pietroburgo.
E che dire di Gennadij Timchenko che fece i primi affari con Putin sempre al comune di San Pietroburgo, esportando petrolio in cambio di beni di consumo (secondo gli oppositori, mai arrivati)?
In Russia, si sa, il gas è esportato all’estero da Gazprom, il monopolista di stato controllato (c’è da dirlo?) da un altro fedelissimo di Putin, Aleksej Miller.
Ebbene la società Novatek di Timchenko che è il maggior produttore di gas dopo Gazprom, è anche l’unica che può esportare questo prodotto grazie a una intesa con il colosso statale.
In più Timchenko si occupa di esportare il petrolio prodotto da Rosneft, Gazpromneft e Surgutneftegaz, tutte compagnie controllate dal Cremlino, con la sua Gunvor, società della quale, secondo un libro, sarebbe co-proprietario lo stesso Putin. I possibili terreni di scontro con il potente Sechin sono parecchi.
Mantenere un equilibrio tra i vari personaggi, tra i gruppi, tra gli interessi in gioco, deve essere un vero rompicapo per Putin, visto che oramai i protagonisti sono tantissimi.
Fratelli
I fratelli Rotenberg, Arkadij e Boris che praticavano judo con VV già in gioventù. Oggi lo sport in voga è cambiato, e dopo lo sci è arrivato l’hockey. Ma gli interessi sono rimasti gli stessi. Con asset acquistati a buon prezzo (ottimo, anzi stracciato, direbbe qualcuno) dalla solita Gazprom, i Rotenberg hanno creato una società che costruisce gasdotti e oleodotti (Strojgazmontazh). E si aggiudica tutti gli appalti possibili e immaginabili. Tra l’altro a capo della corporation che controlla tutti gli oleodotti russi (Transneft) c’è un vecchio amico del KGB, Nikolaj Tokarev.
In realtà gli amici del Kgb sono tanti, anche se, secondo alcune rilevazioni, avrebbero perso influenza in questi ultimi anni di fronte all’ascesa degli altri, compresi gli amici di dacia: se nel 2008 occupavano il 31,5 per cento dei posti di potere, adesso sarebbero al 20 per cento.
Con ruoli, comunque, assai influenti: Sergej Ivanov a capo dell’amministrazione presidenziale; Nikolaj Patrushev alla guida del Consiglio di sicurezza (di Sechin abbiamo detto); e poi: Igor Levitin (consigliere di Putin), Andrej Belyaninov (dogane), Igor Shegolev (assistente del presidente) e tanti altri. Ben piazzati anche i parenti, dal cugino Igor Putin, vice presidente della Master Bank, ai nipoti Mikhail, vicepresidente Sogas e Vera, membro del consiglio di Ganzakombank.
Infine i figli degli amici: quello di Ivanov è alla Vnesheconombank; quello di Patrushev è amministratore della Rosselkhozbank, solo per citarne due.
Fabrizio Dragosei