11 giugno 2012
APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 11 GIUGNO 2012
«La maggiore preoccupazione del governo è il sisma in Emilia. Ma se sbaglio le nomine ci sarà un terremoto politico ad alto rischio...» (Mario Monti). [1] Venerdì il premier ha rotto gli indugi indicando il ticket del Tesoro (in quanto azionista di maggioranza) per la Rai: Anna Maria Tarantola, attuale vicedirettore generale di Bankitalia (con «amicizie vaticane») alla presidenza, Luigi Gubitosi (ex Wind «vicino all’Opus Dei») alla direzione generale. [2] Paolo Festuccia: «Partita, dunque, chiusa. Almeno sulla carta e per quel che concerne il ruolo del governo. Con indicazioni chiare, formali, e che ora dovranno trovare il via libera, almeno per la figura del presidente, nei voti della Commissione di Vigilanza. È lì, infatti, che Anna Maria Tarantola dovrà ottenere (con almeno i due terzi dei voti della Commissione) il definitivo disco verde». [3]
«La Rai è un patrimonio della cultura italiana», per questa ragione era indispensabile rendere la gestione «più efficace ed efficiente», soprattutto «più vicina alle capacità di gestione di altre aziende», ha spiegato il premier. Festuccia: «Da qui, anche l’annuncio di una serie di modifiche allo statuto societario per affidare più poteri al capo azienda. Il presidente secondo il governo potrà decidere su proposta del direttore generale, su atti e contratti sino a 10 milioni di euro di valore, anziché 2,5. Ed, inoltre, su proposta del dg potrà nominare i dirigenti non editoriali di primo e secondo livello. Insomma, meno poteri al cda e più deleghe alla presidenza». [3]
«È come quando arrivarono i Professori», dicono nei corridoi della tv pubblica. Goffredo De Marchis: «Un’esperienza breve, poco più di un anno, ma che lasciò il segno: dal ’93 al ’94 5 membri del Cda estranei alla politica cercarono di colpire la lottizzazione. Persero loro e vinse la politica. Ora lo smarrimento è identico. “Tu li conosci?”. Wikipedia fa il record di contatti dal palazzone della tv di Stato. Tanti cercano le storie professionali e le foto dei nuovi arrivati. Vengono stravolte tutte le regole, scritte e non scritte, della tv di Stato. Nessuna sapeva niente, nomi coperti fino all’ultimo. E Viale Mazzini, dove anche i muri parlano, dove il padrino politico avverte i fedelissimi di cosa si muove in tempo reale, ha vissuto fino all’ultimo su una nuvola». [4]
«Non succede nulla. Saremo prorogati fino a luglio, poi c’è l’estate e alla fine rimarremo qui fino alle elezioni del 2013», aveva detto venerdì mattina il direttore generale Lorenza Lei alla riunione dei direttori di rete. De Marchis: «Le ultime parole famose. Comincia invece la rivoluzione. Lo smarrimento è assoluto. E la nave Rai sbanda paurosamente. I maggiori poteri attribuiti al presidente segneranno una svolta nelle spartizioni interne. Vicedirettori generali, strutture tecniche: tutte nomine che non passeranno più dal consiglio di amministrazione, cioè dal vaglio dei partiti. Salterà il cerchio magico della Lei, dicono. Carlo Nardello, contestatissimo manager piazzato alla Finanza e Pianificazione, Gianfranco Comanducci, il responsabile del prodotto Antonio Marano, amico di Bobo Maroni, con cui il vecchio dg aveva trovato un accomodamento. È la Rai della vecchia maggioranza Berlusconi-Bossi, arrivata a fine corsa». [4]
Monti ha voluto indicare per la Rai una strada diversa da quella fin qui percorsa. Paolo Conti: «Al punto da infrangere formalmente la norma in base alla quale è il Consiglio a proporre al ministero dell’Economia una rosa di candidati per la direzione generale, e sui quali cercare un’intesa. Non è difficile immaginare qui l’esigenza di non parcellizzare le designazioni e di proporre un pacchetto a prova di progressive interferenze, ovviamente politiche». [5] Fabio Martini: «Dopo aver subito veti e controveti su varie candidature, Monti ha deciso di bruciare i tempi, visto che avrebbe potuto aspettare ancora due settimane prima di fare le sue designazioni e soprattutto ha deciso di uscire dal pantano con nomine tutte “sue”, da prendere o lasciare». [6]
La Tarantola è una donna “tosta” che per diversi anni ha avuto a che fare con i principali banchieri italiani, si è occupata di vigilanza e di riciclaggio. Martini: «Certo, non ha alcuna competenza in materia di comunicazioni, ma - da quel che dicono in Banca d’Italia - è destinata a diventare un osso duro per i dirigenti Rai, anche perché - come ha detto Monti - la scelta della Tarantola si spiega con ragioni che attengono alla buona gestione economica dell’azienda». [6] Conti: «C’è oggettivamente un’incognita non secondaria che va segnalata: la Rai è la massima azienda culturale di questo Paese e governarla significa anche conoscerla bene, quindi padroneggiare una problematica che certo non è soltanto finanziaria». [5]
«Monti ha scelto due alieni che secondo me vedono poco la tv e leggeranno solo giornali economici. È come nominare un romanziere presidente di un istituto fisico nucleare» (Carlo Freccero). [7] La nomina di Tarantola e Gubitosi sancisce il primato dell’economia sulla politica insediando un banchiere e un manager al vertice della più grande azienda culturale del Paese. Giovanni Valentini: «Un’azienda, come la Rai, che deve produrre informazione, intrattenimento e – appunto – anche cultura. Non sappiamo quali siano in questo campo le competenze specifiche di Anna Maria Tarantola e di Luigi Gubitosi – come peraltro quelle di Angelo Cardani, neo-presidente dell’Agcom – ma in compenso le rispettive estrazioni e carriere professionali lasciano sperare che la loro indipendenza sia sufficiente a garantire una gestione trasparente ed efficace». [8]
«Dal governo regole nuove per indicare i nomi: zero. Fantasia: zero. Mi pare che Monti abbia una banca al posto del cervello» (Michele Santoro). [9] Monica Guerzoni: «Freccero e Santoro si erano fatti avanti, ma sono stati bocciati. Il professore ringrazia per i curricula “gentilmente inviati”». [1] L’irritualità della mossa di Monti ha sollevato obiezioni a destra e sinistra. L’ex sottosegretario alle Comunicazioni (Berlusconi III) Paolo Romani: «È un’ingerenza gravissima l’indicazione del dg della Rai da parte del governo. Non discuto la qualità del nome indicato, ma le regole e le modalità sono stravolte dal governo». L’ex ministro delle Comunicazioni (Prodi II) Paolo Gentiloni: «A Monti hanno detto che non è lui a nominare il direttore generale?». [10] Monti: «Voglio vedere chi avrà il coraggio di dire no a nomi di alto profilo ed esterni alla politica». [7]
La nomina di Gubitosi ha mandato su tutte le furie Berlusconi. Carlo Tecce: «Il premier ha anticipato i tempi, imponendo di fatto la scelta». [2] Alberto D’Argenio: «È questa la vera prova di forza chiamata a cambiare gli equilibri tra governo e Pdl». Un pidiellino: «È una forzatura incredibile, stiamo riflettendo se votare contro ma al momento non credo che proprio sulle tv potremo far cadere il governo». [11] Lina Palmerini: «Sul nome della Tarantola, invece, nessuna obiezione: sembra sia stato “sdoganato” da Gianni Letta e non dovrebbero esserci ostacoli a votarla in commissione di Vigilanza. Soprattutto il Pdl è soddisfatto perché Monti ha annunciato ritocchi alla governance Rai senza toccare la legge Gasparri». [12]
Se secondo “la Repubblica” «i dolori maggiori sono per il Pdl» [11], secondo “Il Sole 24 Ore” «le grane sono soprattutto in casa Pd». [12] Bersani ha annunciato a Monti che in vigilanza il Pd procederà con un «voto tecnico». D’Argenio: «Tradotto, i democratici non scendono dall’Aventino, contro la lottizzazione della Rai continuano a rifiutarsi di votare i consiglieri che gli spettano. Ma diranno di sì ad Anna Maria Tarantola in modo da garantirle in Vigilanza i necessari 2/3 dei voti. Tuttavia l’arrocco di Bersani sui consiglieri è destinato a provocare un dibattito nel partito, con molti big del Pd contrari alla non scelta che regalerebbe il Cda al centrodestra. Tanto più che Monti ha scelto di andare a fondo anche sulla mini-riforma della governance, proprio per stanare Bersani». [11]
Da settimane sull’Aventino in attesa di una legge di riforma della Rai, Bersani sperava di non dover fare i conti con l’indicazione del presidente e tantomeno era pronto all’annuncio del direttore generale. Guerzoni: «“Sarebbe uno sgarbo istituzionale” ragionavano i democratici, dopo che il segretario al telefono aveva confermato a Monti l’indisponibilità a votare i membri del Cda che spettano alla Vigilanza». [1] Santoro: «Più che sceneggiare l’Aventino e dire non entreremo nella spartizione, il Pd dovrebbe spogliarsi di quello che ha e generare una crisi. E poi chiedo: la governance è l’unica chiave? Perché non mettono in campo qualche idea di servizio pubblico?». [9]
In viale Mazzini molti sperano che gli alieni Tarantola e Gubitosi seguiranno la strada di Flavio Cattaneo (dg dal 2003 al 2005) e Pier Luigi Celli (1998-2001): «Persone venute da fuori che si circondarono di competenti e capaci». [4] Il messaggio che sottende alle nomine di Monti è che la Rai deve prima di tutto tornare ad essere un’azienda con conti in ordine e gestione in equilibrio, piani di investimento lungimiranti e indebitamento sostenibile. Carlo Marroni: «Insomma, costi e ricavi devono tornare ad essere una seria cartina di tornasole, perché solo con una buona gestione si può continuare a produrre cultura, informazione e intrattenimento». [13] Giovanni Valentini: «Oggi la tv e la radio di Stato intrattengono anche troppo, informano poco ed educano ancor meno». [14]
Note (tutte le notizie sono tratte dai giornali del 9 giugno): [1] Monica Guerzoni, Corriere della Sera; [2] Carlo Tecce, il Fatto Quotidiano; [3] Paolo Festuccia, La Stampa; [4] Goffredo De Marchis, la Repubblica; [5] Paolo Conti, Corriere della Sera; [6] Fabio Martini, La Stampa; [7] Silvio Buzzanca, la Repubblica; [8] Giovanni Valentini, la Repubblica; [9] Norma Rangeri, il manifesto; [10] a. cuz., la Repubblica; [11] Alberto D’Argenio, la Repubblica; [12] Lina Palmerini, Il Sole 24 Ore; [13] Carlo Marroni, Il Sole 24 Ore; [14] Giovanni Valentini, la Repubblica.