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 2012  giugno 11 Lunedì calendario

Gli studi legali puntano tutto su Ankara e Istanbul– Un pil secondo alla sola Cina per ritmo di crescita; un vasto programma di investimenti pubblici nelle infrastrutture e nell’energy; la posizione strategica a cavallo tra Occidente e Oriente

Gli studi legali puntano tutto su Ankara e Istanbul– Un pil secondo alla sola Cina per ritmo di crescita; un vasto programma di investimenti pubblici nelle infrastrutture e nell’energy; la posizione strategica a cavallo tra Occidente e Oriente. Bastano queste tre ragioni per spiegare il crescente interesse dei grandi studi legali per la Turchia. Un mercato non esente da problemi per chi è abituato a fare business secondo gli standard occidentali, ma che negli ultimi anni ha fatto enormi progressi sul fronte giuridico e della protezione degli investimenti esteri. La presenza legale nell’area Se un desk russo è presente ormai in quasi tutti i grandi studi d’affari, alcuni si sono spinti anche oltre strutturando una presenza diretta nel paese. Come Pavia e Ansaldo, che opera da due anni in Turchia attraverso la presenza come resident lawyer di Rosario Sapuppo, che collabora con diversi professionisti locali (scegliendoli in base alle esigenze della clientela italiana) e con il team per il Middle East all’opera negli uffici italiani. Una struttura che ha permesso allo studio di assistere anche imprese turche attive nel mercato italiano, come la compagna aerea di bandiera Turkish Airlines. Nunziante Magrone è sbarcato in Turchia a Istanbul nel 2010 grazie a un accordo in esclusiva con lo studio B+B Law Office: una scelta che consente di abbattere i costi di avvio della sede e salvaguardare le specificità del mercato locale. Attualmente sono una quindicina i professionisti al lavoro, che seguono clienti come eBay, Bombardier GmbH e Forex Place. Dal 2010 è presente nel paese anche Dla Piper (ha rilevato YukselKarkinKucu), che si è vista assegnare da Chambers & Partners il premio «Law-firm dell’anno in Turchia» per le attività (come il project financing per l’ospedale di Bilkent) svolte da circa 70 professionisti. «Gli investimenti stranieri sono sempre più numerosi», osserva il partner Francesco Ferrari. «Il quadro normativo e regolamentare è molto più solido e sicuro di quello degli anni passati, rendendo il mercato locale uno dei più appetibili al momento. Si aspetta inoltre a breve l’ultimo balzo in avanti in termini di rating con il raggiungimento di quell’investment grade che farebbe della Turchia non più un paese emergente ma un’economia consolidata, stabile e totalmente affidabile». Anche se si attendono passi in avanti sul fronte della burocrazia, «che forse è una delle poche a superare quella italiana», aggiunge l’avvocato. Al lavoro dall’Italia Franco Vigliano, managing partner di Ashurst Italia, guida da Milano il team internazionale dello studio dedicato al mercato turco. Quanto ai settori, quelli più seguiti hanno a che fare con l’ambito infrastrutturale, dall’autostrada Gebze-Izmir (opera da 420 chilometri e 10 miliardi di dollari di valore) alla privatizzazione dell’aeroporto di Bodrum e delle autostrade turche, fino alla metropolitana di Istanbul in via di costruzione. Opere di grande rilievo, che vedono il governo in un ruolo da protagonista negli investimenti e che hanno contribuito a spingere il pil al +8,5% nel 2011, un livello inferiore alla sola Cina. Per l’anno in corso è previsto un rallentamento della crescita, intorno al +3,5%, un valore comunque considerevole se paragonato alla recessione che sta investendo buona parte dell’Europa. Il tutto calato in una situazione di stabilità politica di gran lunga superiore alle altre economie emergenti (la Turchia è membro dell’Ocse e della Nato) e una posizione geopolitica strategica, all’incrocio (geografico, ma anche culturale) tra Asia ed Europa. «Il paese ha enormi opportunità, ma non è facile da approcciare», riflette Vigliano. «Occorrono strutture legali composite, know-how di diritto inglese e abitudine a guidare gli avvocati locali». Le difficoltà che si incontrano inizialmente sono legate alla diversa costruzione del pensiero e dei documenti turchi rispetto alla logica induttiva o deduttiva europea. «In Turchia si tende a partire dal punto essenziale del discorso, per poi ricostruire intorno ad esso le cause e le conseguenze», precisa il legale di Ashurst. «È un approccio sistematico diverso dal nostro, ma altrettanto efficiente e che certe volte può agevolare la trattativa». Le partnership locali Freshfields non ha una presenza fisica nell’area, ma ha costituito un team «Turchia» in Italia e collabora di volta in volta con advisor locali. Tra le operazioni seguite negli ultimi tempi, spiccano iniziative soprattutto nell’ambito energetico e delle privatizzazioni. Anche Nctm ha creato un network con professionisti legali, scelti in base alla tipologia di operazione prevista. «Il mercato turco continua a rimanere estremamente attivo sia per le aziende italiane che intendono proporre i propri prodotti o effettuare investimenti produttivi, sia per le società turche, che esprimono grande interesse per le eccellenze italiane», osserva il partner Paolo Quattrocchi. «Sono frequenti le joint venture tra società dei due paesi». Anche Linklaters opera nel paese attraverso un desk internazionale e multi giurisdizionale, che nella sede di Milano vede all’opera Tessa Lee, Andrea Pane e Manila Rainò. Un team che, tra gli altri, ha assistito Aksa Akrilik Kimya Sanayii (uno dei principali produttori di fibre a livello mondiale) nella joint venture con The Dow Chemical Company. Andrea Pane, managing associate dello studio, vede opportunità interessanti, oltre che nei già citati comparti dell’energy e nelle infrastrutture, anche nell’m&a, «favorito dalle recenti modifiche normative, che avvicinano la Turchia agli standard legislativi continentali. Come nel diritto commerciale, con l’introduzione della disciplina relativa alla trasparenza e pubblicità delle informazioni societarie». Migliora il clima per gli investimenti internazionali Vede buone potenzialità per le imprese italiane Giovannella D’Andrea, responsabile del dipartimento internazionale di Mora & Associati. «A partire dal 1999 la Turchia ha costantemente migliorato il suo sistema giuridico, rinnovando le sue politiche sociali ed economiche anche a livello internazionale», sottolinea l’avvocato, in riferimento soprattutto al processo di privatizzazione e all’apertura agli investitori esteri. «Nonostante aumenti sempre più il livello di competizione delle imprese locali in diversi settori dell’industria e dei servizi e i costi della manodopera siano più alti rispetto a quelli di altre realtà economiche, la Turchia rimane interessante per le nostre aziende, in particolare nei settori in cui sono ancora ricercati il know how e le tecnologie made in Italy». Lo stesso vale per il mercato energetico, che da qui al 2023 dovrebbe crescere al ritmo del 6% annuo. «Il governo locale invita gli investitori a realizzare progetti legati al settore energetico nel paese tramite l’erogazione di nuovi incentivi sull’energia rinnovabile», spiega D’Andrea, «e ci sono opportunità in altri comparti, dall’esplorazione di greggio alla distribuzione ed esportazione di prodotti petroliferi e petrolchimici, dalla generazione di energia elettrica basata sulle risorse tradizionali alla produzione di macchinari e attrezzature». Dello stesso avviso è Benedetta Navarra, partner di Graziadei, che ha maturato una conoscenza avanzata del mercato turco anche attraverso la collaborazione con Apri Ambiente (già presente nel mercato turco). «Il paese ha le caratteristiche macroeconomiche per essere considerato il più interessante e semplice da avvicinare nell’area Emea», sottolinea. «Da sempre la Turchia mette in comunicazione i mondi occidentali e orientali è un paese chiave, canale e partner per accedere a mercati terzi». Aggiungendo un altro elemento: «Il sistema bancario è considerato molto solido; qualche appunto può essere fatto riguardo alle transazioni garantite (secured transactions), per la complessità di tali operazioni». Un evento cruciale per Navarra sarà l’applicazione del nuovo codice commerciale, attesa per luglio, che segnerà «un’altra tappa nell’avvicinamento della legislazione turca agli standard internazionali, intervenendo tra le altre cose sulla trasparenza delle procedure e sulle facilitazioni burocratiche». Sulla stessa linea d’onda il pensiero di Pietro Buccarelli, partner dello studio Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners. «La riforma del diritto societario punta a conferire trasparenza e stabilità alle tipologie di società previste dal codice di commercio, in un percorso ormai quasi completato di avvicinamento alla regolamentazione societaria dell’Unione europea». Lo studio a inizio anno ha costituito un team dedicato alla Turchia: «Una scelta funzionale allo sviluppo dei rapporti tra i due paesi», spiega l’avvocato, sottolineando la possibilità di sviluppare relazioni con l’ufficio di Abu Dhabi. «Gli Emirati Arabi ricoprono un ruolo primario nell’interscambio commerciale e finanziario operante tra Turchia e i paesi del Golfo e questi sono determinati ad incrementare il proprio interesse nell’area», aggiunge. Buccarelli mette le infrastrutture in cima ai settori più interessanti per gli investimenti, con energia, real estate, turismo, tecnologia e meccanica.