Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
I partiti che fanno la guerra a Monti e Monti che minaccia le dimissioni stanno scherzando col fuoco, perché la nuova incertezza politica, unita all’improbabilità che la riforma del mercato del lavoro passi, sta ingigantendo i problemi che vengono dalla Spagna, dagli Stati Uniti, dalla Cina, dalle banche e dalla recessione. Insomma ieri non solo le Borse sono andate giù e Milano ha fatto peggio di tutti, ma il differenziale tra Btp italiani e Bund tedeschi a dieci anni – il famoso spread – è schizzato a 344 punti, il che fa un interesse per il Tesoro del 5,26%. Appena venerdì scorso lo spread era riuscito a scendere fino a 275.
• Che cosa è successo in questa benedetta partita del mercato del lavoro?
L’altro giorno, dal Giappone, Monti ha fatto tutto un discorso su Berlusconi, i partiti italiani e il resto. Ha detto in sostanza: Berlusconi ha dimostrato un grande senso di responsabilità dato che ha lasciato Palazzo Chigi prima del tempo e senza essere affondato da un voto di sfiducia; anche i partiti hanno dimostrato un grande senso di responsabilità, sia quelli della ex maggioranza che quelli della ex opposizione, perché hanno accettato di riunirsi intorno a un progetto e di deporre le armi con cui s’erano fatti la guerra fino a un minuto prima. «Ok, gli investitori internazionali dicono che questo governo non è male: abbiamo deciso di investire in Italia, ma cosa succederà tra un anno? La mia fiduciosa speranza è che questo sia un anno di trasformazione, non solo sul fronte del bilancio, ma anche perché i partiti stanno vedendo che la gente sembra apprezzare un modo moderato di affrontare i problemi, e questo governo sta godendo di un alto consenso nei sondaggi di opinione, i partiti no».
• Mica è la stessa cosa.
E infatti su quest’ultima frase s’è scatenato il putiferio. La qualità del consenso che circonda Monti – hanno subito obiettato i politici – è completamente diversa dal consenso che circonda i partiti: Monti e i suoi vanno forte nei sondaggi (anche se vanno meno forte dopo le modifiche all’articolo 18 e il resto), mentre il consenso dei partiti è il risultato di un voto, cioè di un pronunciamento esplicito del popolo italiano.
• Però è un argomento per modo di dire. Che cosa possono votare gli elettori se le liste e i nomi sono sempre quelli? Il sistema – e ci metto dentro tutti quanti – non offre scappaoie.
Giusto, e infatti le segreterie politiche si sono allarmate soprattutto per capire le intenzioni che stavano dietro a una dichiarazione simile di Monti: vuole lasciare e andare alle elezioni subito o magari a ottobre? Si prepara a candidare una “Lista Monti” che, presentandosi a questo punto come lista anti-partito, scompaginerebbe del tutto il quadro politico, provocando lacerazioni sia nel Pdl che nel Pd e vincendo naturalmente alla grande? Punta al Quirinale? Vuole mettere la fiducia sul disegno di legge che riforma il mercato del lavoro in modo che Bersani non possa manomettere l’articolo 18 nella sua nuova scrittura? A proposito i tecnici di Palazzo Chigi stanno lavorando sulla stesura del testo, perché il rischio di qualche profilo di incostituzionalità esiste.
• Tutto questo – dice lei – ha messo in agitazione i mercati, che hanno ricominciato a vendere Btp italiani in previsione di qualche scossone.
Le do i risultati di ieri. La Borsa ha perso il 3,3%, un risultato che non si vedeva da un pezzo, il più basso oltre tutto dei listini europei. Spiccano, nella débâcle, i bancari, e specialmente Monte dei Paschi di Siena (-10,97%) e i titoli del gruppo Ligresti (Premafin -13,7%, Fonsai -14,03). Ligresti è indebitato fino al collo e ha i giudici alle calcagna, Mps ha annunciato una perdita contabile di 4,69 miliardi e una svalutazione dell’avviamento di 4,26 miliardi: la parola “avviamento” nasconde in questo caso l’acquisto per 10 miliardi di Antonveneta, perfezionato follemente nel 2007, almeno di 4 miliardi superiore al valore reale della banca. Fatto sta che al minimo vento contrario le banche italiane vannio giù non solo per via delle malefatte tipo Antonveneta, ma perché sono poco capitalizzate e poco redditizie. Mentre tutto questo accadeva in piazza Affari, il ministero del Tesoro vendeva bene i Btp sul mercato primario (quello riservato agli investitori istituzionali) piazzando senza difficoltà 5,75 miliardi di titoli a 5 e 10 anni, con tassi in calo rispetto alle ultime aste. Ma veniva colpito dalle inquietudini del secondario, quello su cui si misura lo spread, risalito a 344, come abbiamo detto.
• Questa è tutta finanza, però. E l’economia invece come va? La disoccupazione eccetera?
Ieri Passera è andato a riferire alla Commissione Bilancio della Camera. Il suo giudizio si riassume in questa frase: «Siamo nel pieno di una seconda recessione e questo trend, se dobbiamo prendere per buone le previsioni, durerà tutto l’anno».
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 30 marzo 2012]