Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  marzo 30 Venerdì calendario

CASE DI PREGIO SVENDUTE E RIVENDUTE ECCO COME SI SPECULA SUL PATRIMONIO

Il quartiere Prati con la sua piazza Mazzini è il cuore della “city romana”. Ma può considerarsi anche il cuore di un’intricata vicenda di case di pregio, oltre 120 metri quadri dal valore alto, fino a 900 mila euro di euro, ma svendute al prezzo di un monolocale in una zona semicentrale. In un bellissimo stabile di via Andreoli 2 (che si affaccia su piazza Mazzini), ben 22 appartamenti sui 90 cartolarizzati dal Comune a partire dal 2005 sono stati prima venduti agli inquilini a prezzi di saldo e poi rivenduti dagli stessi in violazione di una norma locale, la 139 del 2001, che vietava espressamente la rivendita prima di una certa data dal rogito. Compravendite realizzate in circostanze tutte da chiarire e ora al centro di una complicata vicenda giudiziaria. La norma vietava agli inquilini – nella maggior parte dipendenti pubblici che alloggiavano negli stabili comunali a canoni agevolati – che avevano acquistato dal Campidoglio gli appartamenti con sconti dal 30 al 45%, di rivendere prima dei 10 anni. Questo per evitare speculazioni da parte di chi aveva usufruito dei generosi sconti. L’uomo incaricato dall’ex sindaco Walter Veltroni di occuparsi di una delle più importati operazioni di dismissione immobiliare degli ultimi 20 anni in Italia è stato Claudio Minelli, ex assessore capitolino della Margherita al Patrimonio immobiliare dal 2001 al 2008, oggi desaparecidos della politica.
IN BALLO 7500 immobili da cartolarizzare e un processo di vendita (fermato dalla giunta Alemanno) a soli 775 immobili venduti e 150 milioni di euro entrati nelle casse del Comune. Una cifra modesta. “Io mi ricordo le pressioni che mi arrivavano da tutti i partiti, le commissioni, i comitati di inquilini, per fare maggiori sconti – racconta al Fatto Minelli – mi sembravo un punching ball in quel periodo. Fu una lotta incredibile, e non escludo che palazzi in zone importanti della Capitale siano finiti a prezzi troppo scontati”. In piazza Mazzini nel 2005 i prezzi di mercato al metro quadro, secondo i dati dei broker immobiliari, variavano tra i 6.700 e i 7.700 euro, ma nello stabile di via Andreoli 2, gli appartamenti sono stati venduti in molti casi a poco più di 1.700 euro al mq. “Io ho comprato 100 mq con due balconi al piano nobile più cantina nel 2006 al prezzo di 360 mila euro – racconta Bruna D’Eustachio, inquilina anziana del palazzo – ma appena comprato si sono presentate delle persone che dichiaravano di essere ‘ben collegate’: mi offrivano fino a 860 mila euro per ricomprare subito il mio appartamento. Ho risposto loro che c’era il vincolo dei 10 anni, ma loro insistevano che lo si poteva aggirare – continua la donna –. Quella era una speculazione indegna verso il Comune che così tanto ci aveva agevolati. Li ho fatti scappare a gambe levate”.
Ma altri se ne sono fregati della norma e hanno rivenduto al doppio o al triplo a medici, notai, imprenditori, avvocati. Un inquilino che vuole restate anonimo racconta: “Molti qui dentro hanno fatto un giro strano, l’inquilino legittimo comprava a prezzo scontato anche se non aveva i soldi, però glieli dava un terzo, il secondo compratore, magari in cambio di una generosa buonuscita che poteva arrivare a un sacco di soldi”.
Così, a partire dal 2009, l’avvocatura comunale avvia una serie di cause giudiziarie. “Laddove accerteremo che vi sono state speculazioni a danno del Comune, cercheremo di tornare in possesso anche degli immobili” dichiara il sindaco Alemanno al Fatto.
INTANTO è rimasto impigliato nella vicenda un sodale di Alemanno, un big della politica romana, il deputato Pdl Antonio Mazzocchi, uno dei tre questori della Camera dei deputati, presidente dei Cristiano riformisti, ex presidente della federazione romana di An, ex assessore e consigliere capitolino, padre di Erder Mazzocchi consigliere regionale Pdl. È lui, il pomeriggio del 19 ottobre 2005, a mettere la firma insieme alla moglie, Bianca Mingoli, sull’atto di compravendita di un appartamento al primo piano nello stabile – 121 mq più cantina – al costo stracciato di 250 mila euro.
L’appartamento era stato acquistato solo poche ore prima da due pensionati de l’Aquila, che avevano comprato l’alloggio a poco meno di 207 mila euro. L’avvocatura comunale, in rappresentanza del sindaco Alemanno, ritiene che i primi compratori, i coniugi Mazzocchi e il loro notaio, N.V., abbiano compiuto una speculazione ai danni delle casse comunali e chiede loro un cospicuo risarcimento, pari al prezzo del valore di mercato dell’appartamento, stimato al 2005 tra gli 860 mila e gli 880 mi-la euro. Gli avvocati del sindaco hanno trascinato tutti in tribunale . Mazzocchi, interpellato dal Fatto, replica: “Ho pagato il prezzo del valore di mercato. Sì, è vero, siamo in comunione dei beni, ma sono stato trascinato dentro la causa anche se a comprare con propri soldi è stata mia moglie. Io ero solo la persona che doveva attestare questo al momento del rogito”. Ecco perché chiede un milione di euro di danni al Comune : “Capirete bene, sono deputato e questore della Camera. Comunque la compravendita è regolare, per l’immobile abbiamo interrogato il ministero dei Beni Culturali, loro – prosegue Mazzocchi – hanno un diritto di prelazione, se non lo esercitano il privato può rivendere”.
Ma il Comune la pensa al contrario, è un immobile di un ente locale , nulla c’entra il Mibac. “Siamo arrivati a quella norma dopo un grande lavoro e studio – replica Minelli – nessuno poteva rivendere prima dei limiti imposti dalla legge, chi lo ha fatto deve pagare”.
L’IMMOBILE contestato è stato affittato ad uno studio medico, ma sul punto il parlamentare è balbettante: “Da oggi è libero, l’ho sfittato ieri”. Intanto, a distanza di oltre un anno dall’istituzione di una commissione di inchiesta sulle vendite del patrimonio immobiliare capitolino voluta da Alemanno, c’è buio fitto su nomi e dati.