Andrea Cuomo e Antonio Signorini, il Giornale 30/3/2012, 30 marzo 2012
L’Italia «in nero» produce 540 miliardi – Recessione almeno per un anno, mezza popolazione italiana alle prese con problemi dell’occupazione; l’unica cosa che sembra andare bene in Italia sono i conti pubblici, spiega Corrado Passera
L’Italia «in nero» produce 540 miliardi – Recessione almeno per un anno, mezza popolazione italiana alle prese con problemi dell’occupazione; l’unica cosa che sembra andare bene in Italia sono i conti pubblici, spiega Corrado Passera. Un’altra cosa che va bene- e questa volta l’Eurispes a spiegarlo- è il fatturato dell’economia sommersa, che pesa un quarto del Pil e serve agli italiani ad arrivare a fine mese, fuori dalle regole. Lo stato dell’economia italiana, quella in chiaro, è ai minimi. «Da tempo non cresciamo in modo adeguato e ora siamo nel pieno di una seconda recessione», che durerà «per tutto l’anno in corso»,ha spiegato il ministro dello Sviluppo. Tra gli intoppi che ostacolano i primi timidi segnali di ripresa, c’è la stretta sui prestiti da parte delle banche. Si è creato «un vero e proprio credit crunch», che il ministro dello Sviluppo, in una audizione parlamentare, descrive come un «super tema». Ma c’è di peggio.E Passera,unico ministro del governo Monti a frequentare i congressi dei sindacati senza timori di contestazioni, lo dice di fronte alla platea dell’Ugl: «La mia ansietà numero uno si chiama lavoro. Il disagio sociale per l’occupazione sta diventando più ampio. Se moltiplichiamo i 6/7 milioni di persone che hanno problemi di lavoro per il numero dei loro familiari, arriviamo forse alla metà della popolazione ». Compito del governo è «invertire questa tendenza ». Tra le ricette, «l’idea di presentare ogni 2-3 mesi un pacchettone che tocchi la vita delle famiglie ma soprattutto delle imprese e delle Pmi», le infrastrutture e un’accelerazione dei pagamenti della Pubblica amministrazione. Più in generale bisogna favorire la crescita,che è l’unico modo per fare riprendere quota all’occupazione. Appena un accenno alla riforma del lavoro della collega Elsa Fornero: un appello generico ad attuare le riforme e, soprattutto, un invito, rivolto ai sindacati, a lavorare insieme al governo, che sembra molto un ritorno alla concertazione o al dialogo: «Se convinciamo i mercati che vale la pena investire in Italia allora possiamo auspicare che un andamento tutto negativo possa cambiare. Tutto questo potrà accadere se lavoreremo insieme. È interesse comune fare queste cose tutti insieme ». Parole non molto diverse da quelle del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ieri ha chiesto «spirito unitario» dei sindacati e ha condannato la precarietà e le «forme inammissibili di sfruttamento» che colpiscono le giovani generazioni. L’altra faccia della crisi è quella dell’economia sommersa. Una fetta importante di Pil e di lavoro che sfugge alle statistiche e al fisco. Il fatturato della «Black spa» è di, 540 miliardi di euro, il 35 per cento del Pil regolare. Diecimila euro l’anno a persona, bambini compresi. Numeri che rappresentano esattamente lo strabismo tra ricchezza dichiarata e ricchezza reale delle famiglie italiane. Altrimenti come si spiegherebbero quei 16,6 miliardi di euro fatturati ogni anno dal business del lusso? È stata l’Eurispes a fotografare il lavoro sommerso in Italia. Nel 2000, da una ricerca simile era emerso nero per 530mila miliardi di lire, pari a circa 270 miliardi di euro, la metà del totale di oggi. Anche al netto dell’inflazione, un bel balzo in avanti. E infatti nel 2000 il nero rappresentava «solo» il 28 per cento del Pil ufficiale. Dei 540 miliardi del totale, 280 arrivano dal lavoro sommerso vero e proprio. Di questi 90,9 si devono ai «doppiolavoristi », vale a dire dipendenti costretti a straordinari occulti, 22,5 ai lavoratori stranieri, 43,5 ai pensionati, 12 alle casalinghe. Ci sono poi i 156 miliardi di sommerso generato dalle imprese e i 93 da affitti in nero. La regione più «nera»? La Puglia, dove lo spread tra economia reale e quella «in chiaro» è 53. Andrea Cuomo e Antonio Signorini