Francesco Manacorda, la Stampa 30/3/2012, 30 marzo 2012
Mps, perde 4,7 miliardi e cala in Borsa del 10% Viola: nessun aumento – Mps segue da vicino i colossi del sistema bancario italiano
Mps, perde 4,7 miliardi e cala in Borsa del 10% Viola: nessun aumento – Mps segue da vicino i colossi del sistema bancario italiano. Almeno per quel che riguarda le svalutazioni. Con rettifiche di valore per 4,47 miliardi di euro sull’avviamento e sui cosiddetti «intangibili», la banca senese chiude il 2010 con una perdita di 4,69 miliardi, superiore alle attese degli analisti. La Borsa non gradisce e spinge giù il titolo: in un contesto negativo per i bancari Mps fa peggio della media con un tonfo del 10,97% a 0,32 euro. Diplomaticamente assente il presidente uscente Giuseppe Mussari, che rimane comunque a capo dell’Abi; ovviamente fuori di scena il presidente designato Alessandro Profumo, l’ingrato compito di spiegare il presente e il futuro della banca tocca solo al neo-direttore generale Fabrizio Viola, che con la prossima assemblea diverrà amministratore delegato, ansioso come è giusto di mettersi alle spalle i cattivi risultati della gestione Vigni-Mussari e di voltare pagina assieme a Profumo «con il quale credo che faremo un buon lavoro». A confortare il mercato non basta nemmeno la rassicurazione che non si ricorrerà ad alcun aumento di capitale per trovare i 2,5 miliardi che, secondo i calcoli dell’Eba, sono necessari per portare i requisiti patrimoniali di Mps in assoluta sicurezza. Il presente della banca è presto detto ed è fatto anche di dati sul credito che preoccupano gli analisti: in particolare un aumento nei crediti incagliati che passano da una media mensile di 133 milioni nel periodo luglio-settembre a 285 milioni mensili nell’ultimo trimestre, mentre sempre nell’ultimo trimestre le rettifiche su crediti hanno raggiunto i 470 milioni, portando il dato a nnuale in negativo per 1,3 miliardi. Viola parla ancora di un paio di trimestri di situazione difficile per i crediti. Allo stesso modo i dati dell’operatività corrente, con un risultato netto che prima delle svalutazioni è in rosso per 77,4 milioni, lasciano qualche preoccupazione sul mercato. E il dividendo? Per l’esercizio 2011 non ci sarà, e questa non è una sorpresa. Il direttore generale ostenta comunque prudenza anche sull’esercizio in corso: «E’ ancora presto per parlare di dividendi, non abbiamo ancora presentato il piano industriale», pur ammettendo che quello appena passato è stato un anno «straordinario, mentre spero che si torni a una situazione di normalità» e che «è chiaro che l’obiettivo di una banca è quello di remunerare il capitale». Del resto su Siena pesa anche il tema della ricapitalizzazione. L’Eba, l’autorità bancaria europea, ha certificato un deficit di capitale che ammonta a 3,2 miliardi. Di questi un miliardo è rientrato grazie all’intervento sui bond «fresh», mentre per gli altri 2,5 miliardi - dice il direttore generale - si può ricorrere «a ulteriori joint venture che possono determinare deconsolidamenti, a vendita di asset, alla razionalizzazione del network distributivo». Quel che pare positivo è che Bankitalia, spiega Viola, non ha chiesto maggiori risorse di capitale rispetto a quanto chiesto dall’Eba. Per il futuro della banca, oltre che contare sul nuovo azionariato che vede accanto alla Fondazione soggetti privati come gli Aleotti, Viola immagina un futuro senza fusioni e da «regional bank» all’americana: insomma il Monte non dovrebbe più giocare tutte le partite bancarie nazionali, come ha fatto in passato, ma concentrarsi di più nella sua area di riferimento. Come questo si concilierà con la necessità di tagliare i costi, anche a livello di personale, resta da vedere. Viola per primo ammette che la riforma Monti sulle pensioni rende più complessa la sua missione. Ne parlerà probabilmente già oggi nell’incontro previsto con i sindacati.