Aldo Grasso, Corriere della Sera 30/3/2012, 30 marzo 2012
La malagiustizia esiste, non c’è dubbio. Ci sono persone che, da un giorno all’altro, sono precipitate in un abisso di angoscia per qualche errore giudiziario e hanno faticato una vita per risalire; altri non ce l’hanno fatta
La malagiustizia esiste, non c’è dubbio. Ci sono persone che, da un giorno all’altro, sono precipitate in un abisso di angoscia per qualche errore giudiziario e hanno faticato una vita per risalire; altri non ce l’hanno fatta. «Presunto colpevole», scritto da Sergio Bertolini, Paola Bulbarelli, Giuseppe Ciulla, Andrea Ruggieri, diretto da Daniele Vismara si propone di raccontare i drammi di persone che hanno ricevuto accuse infamanti loro malgrado (Raidue, mercoledì, ore 23.13). Non avevano colpa, ma qualcuno li ha incriminati. Ora si tenta di dare loro una sorta di risarcimento televisivo. Per esempio, nella terza puntata, si è parlato di un camionista, Antonio Francesco Di Nicola, coinvolto in un traffico di stupefacenti per una sbagliata interpretazione delle intercettazioni. Finito in galera per la superficialità delle indagini. O di Francesco Spanò accusato ingiustamente di associazione a delinquere di stampo mafioso e arrestato per uno scambio di persona. O di Marco Matteucci accusato dall’ex moglie d’aver abusato della sua bambina. Ha penato sette anni per essere assolto in Appello. Le storie sono commentate in studio dall’attore Fabio Massimo Bonini che finge di parlare a un microfono radiofonico nello stile di Jack Folla, il prigioniero di «Alcatraz» inventato da Diego Cugia. E questa è la parte più debole del programma, quasi si volesse affidare a una Superiore Voce Etica l’anticipazione del giudizio universale. Ovviamente è giusto denunciare i casi di malagiustizia, ma forse era il caso di fare nomi e cognomi. Chi è il magistrato che ha fatto arrestare Antonio Francesco? Chi è il responsabile dell’ingiusta detenzione di Francesco? E chi ha assecondato le vendette dell’ex moglie? Nomi e cognomi, altrimenti si spara nel mucchio, si alimenta un generico malcontento contro una magistratura composta in prevalenza di «manettari» e «mozzaorecchi». Nomi e cognomi, please.