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 2012  marzo 30 Venerdì calendario

In quegli anni li chiamavamo «farneticanti». Oggi i volantini delle Brigate Rosse sono diventati un cimelio

In quegli anni li chiamavamo «farneticanti». Oggi i volantini delle Brigate Rosse sono diventati un cimelio. Ieri il senatore Marcello Dell’Utri ne ha comperati, per la sua biblioteca di via Senato a Milano, diciassette, pagandoli complessivamente 17 mila euro. Almeno uno di questi, se non un cimelio, è sicuramente un eccezionale documento storico: è il volantino con il quale le Brigate Rosse annunciarono la fine del processo e la sentenza di condanna a morte nei confronti del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro. Chi ha almeno cinquant’anni ricorderà: con i volantini, le Brigate Rosse rivendicavano le loro azioni. Li facevano trovare in qualche cabina telefonica, oppure in qualche cestino dei rifiuti, poi telefonavano ai giornali: «La risoluzione numero eccetera eccetera è nel tal posto, andate a prenderla». I giornalisti andavano, prendevano e pubblicavano. A un certo punto i direttori si posero un problema di coscienza: è giusto dare spazio ai deliri di questi assassini? Così, qualche giornale cominciò a non pubblicarli più. A distanza di tanti anni, sono problemi superati: prevale l’interesse per la storia. Ma non tutti hanno gradito la vendita all’asta di questi volantini. Ieri mattina, di fronte alla casa d’aste Bolaffi di via Manzoni 7 a Milano, alcuni poliziotti del sindacato Coisp hanno srotolato uno striscione con la scritta «Gli errori si pagano una vita, per taluni di essi una vita non dovrebbe bastare». Ha protestato anche Giovanni Berardi, figlio del maresciallo Rosario Berardi ucciso dalle Brigate Rosse a Torino e presidente dell’associazione delle vittime del terrorismo. «Sono indignato - ha detto - perché questi volantini sono stati venduti come semplici francobolli senza pensare alla tragedia delle vittime delle Brigate Rosse. Davanti a queste cose penso che alla fine hanno vinto gli ex terroristi con le loro cooperative e con le loro case editrici». Berardi ha aggiunto che i diciassette volantini «sarebbero dovuti andare a un’istituzione pubblica, non a un privato: questa è una vergogna per il nostro Paese». E più tardi, con un comunicato, ha protestato anche Antonio Iosa, un ex consigliere democristiano ferito alle gambe dalle Br: «Avremmo preferito che i volantini fossero stati messi a disposizione dell’associazione delle vittime del terrorismo, o quanto meno dell’Archivio di Stato». Contestazioni che stupiscono Marcello Dell’Utri: «Sinceramente non le capisco - ci dice -. Sono documenti storici di straordinaria importanza, e acquisendoli non credo di avere offeso né premiato nessuno. La biblioteca di via Senato ha già una grande raccolta di libri e documenti sul Sessantotto, ho pensato di arricchirla con questi volantini». Se poi la collezione è finita nelle mani di un privato anziché di un ente pubblico, «non è colpa mia», aggiunge Dell’Utri. Anzi: «In assenza di iniziativa pubbliche, meno male che c’è qualcuno che si fa avanti per conservare la memoria. E guardate che quei volantini non li terrò certo sotto chiave: già fra una ventina di giorni ne faremo una mostra aperta al pubblico nella biblioteca di via Senato». Il documento più importante, quello che annuncia l’esecuzione di Aldo Moro, è il numero 6: «È in condizioni discrete», dice Dell’Utri, che ora cercherà di sapere qualcosa di più sulla provenienza. Pare che questi volantini fossero finiti, chissà come, in una ex Casa del popolo del Torinese, e che siano stati trovati per caso. Dubbi sull’autenticità? Sarebbe il replay di un’altra vicenda che riguarda Dell’Utri: i diari di Mussolini. «Adesso i volantini saranno studiati da alcuni specialisti. Quanto ai diari di Mussolini - dice il senatore - io non posso essere assolutamente certo della loro autenticità. Ma nessuno può neppure essere assolutamente certo che siano falsi. Il loro contenuto a me pare autentico: poi, può darsi che siano copie trascritte a mano dagli originali. In ogni caso l’interesse verso quei diari è indubbio». Adesso in via Senato, accanto a quei diari del Duce, arriveranno i «farneticanti volantini delle Brigate Rosse»: un’altra storia, ma comunque un pezzo della nostra storia. Quanto ai diciassettemila euro, l’amministratore della casa d’aste Bolaffi, Maurizio Piumatti, ha detto che una loro parte sarà devoluta a sostegno delle iniziative benefiche di Specchio dei Tempi. "I DOCUMENTI Sono diciassette comunicati dei terroristi: compreso quello che annunciava la fine di Moro" "LE POLEMICHE Contrari i parenti delle vittime e le associazioni di polizia «Siamo indignati»"