Paolo Mastrolilli, La Stampa 30/3/2012, 30 marzo 2012
Da qualche giorno una gentile e anziana coppia della Florida, David ed Elaine McClain, vive nel terrore
Da qualche giorno una gentile e anziana coppia della Florida, David ed Elaine McClain, vive nel terrore. Per garantire la loro incolumità sono stati costretti a rifugiarsi in un hotel. Motivo: il regista Spike Lee ha pubblicato il loro indirizzo via Twitter, attribuendolo a George Zimmerman, il vigilante che a febbraio ha ammazzato l’adolescente nero Trayvon Martin. Mezza America lo cerca e le Nuove Pantere Nere hanno messo una taglia da 10 mila dollari sulla sua testa: facile capire la preoccupazione dei coniugi McClain, nonostante finalmente Lee si sia deciso a scusarsi e a chiedere ai suoi 250 mila seguaci di lasciarli in pace. Pare una storia sospesa tra il paradossale e il comico, ma è l’ultimo sviluppo di una vicenda tragica. Il 26 febbraio Trayvon Martin, nero di 17 anni, era andato a trovare il padre a Sanford, dove viveva con la fidanzata. Si trattava di una comunità privata, protetta da vigilantes in contatto con la polizia. Trayvon era uscito per andare a prendere dei dolci e, quando era rientrato, si era imbattuto in George Zimmerman, un ragazzo di 28 anni, ispanico, che faceva la guardia. Zimmerman gli aveva sparato e l’aveva ucciso. L’incidente è diventato pubblico solo dopo diverse settimane e ha provocato una polemica durissima. Zimmerman non era stato arrestato, perché una legge della Florida consente l’uso della forza a chi si sente minacciato. Secondo George, Trayvon lo aveva aggredito e quindi lui aveva sparato per legittima difesa. La versione dei Martin è diversa e parla di un delitto razziale. Trayvon era nero e indossava un cappuccio, che secondo Zimmerman lo rendeva sospetto. Il ragazzo era disarmato e un video del fermo di George dimostra che l’omicida non aveva segni della presunta aggressione, e quindi la polizia lo avrebbe rilasciato solo perché la vittima era afroamericana. Anche il presidente Obama è intervenuto nella disputa, dicendo che Trayvon poteva essere il figlio che non ha mai avuto. I repubblicani lo hanno accusato di diffondere odio razziale, mentre gli avvocati di Zimmerman hanno cercato di rovinare la reputazione di Martin, rivelando che era stato sospeso a scuola per possesso di marijuana. La comunità nera ha reagito, chiedendo che l’omicida venga arrestato e processato, e le Nuove Pantere Nere hanno offerto una taglia a chiunque lo prenda. A quel punto è partito il retweet di Spike Lee, che rivelava l’indirizzo di Zimmerman. Il problema, però, è che c’era un errore. Il William George Zimmerman domiciliato in quella casa non era l’omicida, ma il figlio di Elaine McClain, che aveva usato l’indirizzo del patrigno per registrare l’acquisto di un’auto e votare. Mercoledì Lee si è rifatto vivo con un tweet: «Mi scuso profondamente con la famiglia McClain per il retweet del loro indirizzo. È stato un errore. Per favore lasciate i McClain in pace. Giustizia in tribunale». Ma David ed Elaine, 72 e 70 anni, hanno assunto un avvocato e la storia non pare destinata a chiudersi. Il problema, in realtà, non sta nel fatto che l’indirizzo era sbagliato. Se fosse stato giusto, sarebbe stato corretto girarlo a chi, forse, voleva linciare Zimmerman?